È stata una delle opere più discusse, ammirate e odiate degli ultimi anni, anche per il suo valore economico, iconico al pari del suo aspetto: 100 milioni di dollari. Si tratta di For The Love of God, il teschio di platino a grandezza naturale, tempestato di 8.601 di diamanti, per un totale di 1.106 carati, presentato da Damien Hirst in occasione di una sua mostra del 2007 alla galleria White Cube di Londra. L’opera fece scalpore anche e soprattutto per la vendita da record, una notizia che rimbalzò sui giornali di tutto il mondo, solo che, a quanto pare, non è mai stata venduta. Un po’ come se il Salvator Mundi di Leonardo battuto all’asta per la cifra record di 450 milioni di dollari non fosse in realtà di Leonardo. Ma visto che la realtà è sempre un po’ più in là dell’immaginazione, il dipinto di Leonardo, che attualmente è scomparso dalla circolazione, potrebbe effettivamente non provenire dalla mano del genio vinciano. E, secondo quanto ammesso candidamente dallo stesso Hirst, in una intervista al New York Times, il teschio è sempre rimasto in suo possesso, anzi, in comproprietà con la stessa galleria e un gruppo di investitori. Precisamente in un deposito di Hatton Garden, il quartiere dei gioielli di Londra.
In effetti, andando oltre al sensazionalismo, già c’erano diverse incongruenze in questa storia, ricostruite da Artnet. Quando l’opera fu annunciata, nel 2007, Hirst affermò di aver autofinanziato l’intero costo di produzione dell’opera: 8 milioni di sterline, circa 16 milioni di dollari. Ma quando il teschio fu esposto l’anno dopo, il costo dei soli materiali, come dichiarato dalla galleria, doveva lievitare a 15 milioni di sterline, circa 30 milioni di dollari. Come si sia arrivati a 100 milioni di dollari, messi sul piatto da un gruppo di investimento non meglio identificato, già allora fu oggetto di speculazioni e sospetti. Bisogna dire, però, che insieme all’annuncio della vendita, White Cube specificava che una quota del lavoro sarebbe stata mantenuta da Hirst, in modo da poter supervisionare un tour mondiale dell’opera, che dopo la mostra a Londra fu esposta in altre prestigiose sedi, come il Rijksmuseum di Amsterdam. A conti fatti, dunque, la quota dell’artista doveva essere decisamente maggioritaria.
In quegli anni, le quotazioni di mercato di Hirst stavano salendo vertiginosamente. Secondo l’Artnet Price Database, nel 2007 l’artista arrivò a guadagnare un totale di 86,3 milioni di dollari tra le varie aste. Nel 2008 si arrivò addirittura a un volume di 201 milioni di dollari per un’asta di due giorni con 224 opere e un tasso di vendita del 97%. Una sessione rimasta nella storia per la sua opulenza e anche perché praticamente coincidente con lo scoppio ufficiale della Grande Recessione del 2008.
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