07 febbraio 2023

Il valore di un libro. Intervista con Riccardo Crippa

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Sogni, progetti e giornata tipo del nuovo Capo Dipartimento di Libri e Manoscritti di Wannenes. Tra prime edizioni rarissime e uno sguardo al mercato internazionale

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Riccardo Crippa, Capo Dipartimento di Libri e Manoscritti, Wannenes

C’è un nuovo dipartimento da Wannenes Art Auctions. Un nuovo punto di riferimento interamente dedicato alla bibliofilia – dagli esemplari più antichi, alle mappe, ai tanto agognati livres d’artistes, dentro e fuori i confini nazionali. Si chiama Libri e Manoscritti, sarà diretto dall’esperto Riccardo Crippa, ha già un incanto in programma, in calendario il prossimo 18 maggio a Palazzo Recalcati, a Milano. Ne abbiamo parlato proprio con lui, il neo direttore. Con uno sguardo dinamico tra passato, presente e immediato futuro.

10 domande a Riccardo Crippa, Capo Dipartimento di Libri e Manoscritti di Wannenes

Iniziamo dal principio. Come è nata la passione per i libri e manoscritti antichi?
«Il mio primo “incontro” con il libro antico avvenne all’incirca all’età di 12 anni quando mi innamorai di una copia della Storia d’Italia di Carlo Botta degli inizi dell’800 con una bella legatura rossa trovata su una bancarella e che mio padre, abbastanza stupito, decise di regalarmi. Da allora è stato un crescendo. Ricordo quando, a 15 anni, comunicai ai miei di aver investito praticamente quasi tutti i soldi risparmiati tra natali e compleanni in un Orlando Furioso illustrato del ‘500: mi guardarono come si guarda un matto. Ripenso qualche volta a quei momenti e quel senso di magia che ogni sudato acquisto portava con sé, per un ragazzino di provincia avere in mano dei segni tangibili di mondi passati era riuscire a farne parte ed evadere dalla realtà. Forse dopotutto mio padre non aveva tutti torti sulla mia follia».

E poi, com’è andata avanti?
«Fu durante il primo anno di Università in Bocconi che iniziai a collaborare come schedatore presso una casa d’aste milanese dove incontrai il mio primo maestro. Appresi i rudimenti, passai le estati seguenti a Londra, prima da Christie’s e poi presso alcune importanti librerie – esperienze importanti che mi permisero di comprendere più a fondo il settore e il suo funzionamento. Messa da parte la passione per due anni, mi laureai in Strategic Management a Rotterdam e iniziai la mia carriera come broker assicurativo nel campo Fine Art e HNWI. Sentendo che quella che avevo intrapreso non era la mia strada, feci qualche colloquio e nel mentre decisi di prendermi una breve pausa e di imbarcarmi in una “peculiare” corsa in macchina, il Mongol Rally, con destinazione Ulan Bator. Fu in Uzbekistan, impegnato a cambiare l’ennesima gomma forata, che mi raggiunse la notizia che sarei rientrato nel mondo del libro antico in qualità di specialist per una casa d’aste milanese. E dopo altri quattro anni in compagnia dei libri, grazie alla fiducia di Guido Wannenes e di Luca Melegati, eccomi ora ad aprire e dirigere un nuovo dipartimento dedicato. Mi piacerebbe incontrare oggi il dodicenne che guardava tutto orgoglioso la sua legatura rossa e stupirmi con lui di quello che è venuto da quella bancarella».

Courtesy: Wannenes Art Auctions

Come immagina, d’ora in poi, la sua giornata tipo presso Wannenes?
«La classica di ogni professionista di casa d’aste, ovvero mai una giornata uguale all’altra. Può capitare di ricevere telefonate di simpatiche vecchine che pensano che la loro enciclopedia valga una fortuna come pure rispondere distrattamente in treno e sentirsi offrire una Cronica di Norimberga (NB Schedel Hartmann, Liber Chronicarum. Norimberga: Koberger, 1493). Capita che la vendita di un pezzo importante vada tranquilla e senza intoppi e con pochi scambi di mail, mentre lo studio e la vendita di un piccolo lotto si trasformi in un incubo. L’unica vera costante è l’approccio analitico alla valutazione dei libri e l’attenzione ad ogni opera sottoposta, a prescindere dall’apparente valore. Infatti in un mondo così vasto come quello del libro bisogna sempre essere umili e limitare l’influenza dei propri preconcetti perchè quello che può sembrare un libricino un po’ malconcio può rivelarsi un piccolo tesoro».

In generale, qual è la salute del mercato dei libri – anche alla luce dell’anno appena concluso?
«Il mercato nel suo complesso è sano e stando all’aria che si respira alle aste e alle fiere direi che come altre categorie di beni da collezione si assiste oggi sempre più a una polarizzazione: i pezzi storicamente e artisticamente molto rilevanti o estremamente rari hanno una grande fortuna, tentenna il medio e ci sono grandi scambi, soprattutto online, di opere minori e curiose. Ci sono ogni tanto delle fortunate mode che fanno la propria apparizione e durano per qualche anno e alcune macro categorie (come la medicina e l’architettura) che affrontano un momentaneo lento declino. Trattandosi di un mondo così vasto e vario è impossibile fornire dei numeri indicativi, ma il mio parere è che, per parafrasare il celebre passo del Gattopardo (di cui per altro mi è capitato di vendere la prima edizione) tutto sembra cambiare in un mondo che rimane sempre uguale, ovvero cambiano le micro dinamiche, le mode e i tecnicismi ma le forze che muovono questo piccolo mercato non sono molto diverse da quelle che lo animavano un secolo fa».

È azzardato considerare anche i libri rari come beni di rifugio, alla stregua di opere d’arte, diamanti e oggetti di lusso?
«Il mercato dei libri è un mercato tradizionale e tendenzialmente stabile se analizzato sul lungo periodo. Mi sono proprio occupato di questo per la mia tesi e sostanzialmente, sebbene parziali, i risultati confermano un allineamento per gli anni passati all’inflazione. Non è certamente il terreno per grandi speculazioni, ma può essere considerato un bene rifugio come per altre categorie di beni artistici. Trattandosi tuttavia di un campo molto vasto e impossibile da indicizzare per navigare bene al suo interno in ottica d’investimento bisogna necessariamente o sviluppare nel corso degli anni un’ottima capacità autonoma di comprensione del mercato oppure affidarsi a professionisti di fiducia, casa d’aste o librerie. Quello però che sottolineo sempre è che la bibliofilia deve essere in primis una passione, passione che, va detto, ha contagiato anche importanti uomini d’affari ed economisti, da Jp Morgan a Keynes».

Courtesy: Wannenes Art Auctions

Qualche aggiudicazione recente che ha seguito con interesse, in giro per il globo?
«Seguo con interesse la vendita degli NFT legati ai primi esperimenti di internet, come la vendita del primo tweet qualche anno fa per 2,9 milioni di dollari. La mia opinione è che si tratti di un campo molto legato al tradizionale mercato del libro e del manoscritto. Del resto si tratta di importanti testimonianze dell’evoluzione della comunicazione scritta ed è già possibile trovare in aste internazionali, a fianco ai tomi rilegati in pergamena, importanti esemplari di pc, macchine da scrivere e affini. Il collezionista di domani avrà nel suo wallet il primo tweet e a fare compagnia appesi alle pareti un frammento papiraceo dell’Iliade (un ritaglio poco più grande di un biglietto da visita è stato venduto da Aguttes a novembre per 35.000 euro) e a una pagina della Bibbia di Gutenberg (acquistabile tra i 50.000 e 100.000 euro)».

Parliamo di target. Quello dei libri è un settore molto ampio, si spazia dai manoscritti ai libri d’artista, fino alle sperimentazioni più contemporanee. Quale tipo di collezionismo si aspetta, nel parterre di Wannenes?
«La cosa che più apprezzo di questo settore è la quasi assenza di limiti. Ad oggi credo di aver redatto e contribuito a oltre 7000 schede tra libri singoli e lotti multipli e sicuramente i miei occhi si saranno posati su quasi un milione di carte e volumi. Ogni giorno mi capita di esaminare materiale mai visto prima. Da una fonte così varia mi aspetto – e fino ad ora ho trovato – un altrettanto vario collezionismo che non segua le mode e che non abbia pretesa di crearne, ma che voglia essere pura espressione di curiosità individuale. Non c’è cosa più soddisfacente per me di chiacchierare con i clienti delle loro collezioni e passioni e trovarmi ogni volta a imparare e sentire storie e aneddoti mai incontrati prima. Copriremo dunque dagli incunaboli ai libri d’artista e saremo aperti anche a qualche tentativo di sperimentazione».

Sono già iniziate le selezioni dei lotti per la prima asta? Avete già rintracciato qualche esemplare curioso che potete anticiparci?
«Stiamo al momento ancora raccogliendo il materiale, ma possiamo già anticipare che avremo una prima edizione dell’opera omnia di Poliziano stampato da Aldo Manuzio del 1498, un importante Avicenna in legatura coeva su assi di legno stampato da Lucantonio Giunta nel 1520, una divertente collezione di testi del tardo XVIII e del primo XIX secolo di enologia e gastronomia, una raccolta di bei testi illustrati del ‘700 e qualche importante sorpresa ancora in fase di catalogazione».

Courtesy: Wannenes Art Auctions

Il libro più prezioso che le sia capitato di sfogliare?
«Sono entrato in contatto con molti capolavori ed escludendo i libri che ho sfogliato in biblioteche o istituzioni ricordo di aver “collazionato” (ovvero controllato la presenza di tutte le pagine e tavole) a Londra un First Folio, la prima edizione di tutte le opere di Shakespeare stampata nel 1623 la cui ultima copia passata in asta da Sotheby’s nel 2022 ha venduto per 2,470,000 dollari (Mr. William Shakespeares Comedies, Histories, & Tragedies. Londra: Iaggard, Bound 1623). Altri libri preziosi in termini economici e d’importanza che ricordo con piacere sono la grande e celebre mappa a volo d’uccello di Venezia Venetia MD di Jacopo de Barberi (Venezia, 1500), il prezioso Summa de arithmetica di Luca Pacioli (Venezia: Paganino de Paganini, 1494), la prima edizione, stampata in sole cento copie, della prima opera di Manzoni, In morte di Carlo Imbonati (Parigi, Didot 1807) e Il modernissimo Bullonato di Depero (Rovereto: Dinamo Mercurio, 1927)».

Il libro che sogna di veder passare sotto il martello di Wannenes, invece?
«In termini schiettamente economici non mi dispiacerebbe affatto una bella bibbia di Gutenberg, magari annotata dal Maestro e proveniente dalla biblioteca di Federico III d’Asburgo. La realtà però è che questo lavoro ti fa imparare ad amare troppe cose e la mia attuale lista di desiderata sarebbe troppo lunga per poter essere pubblicata in questo articolo. Sono sicuro però che nei prossimi anni vedrò passare sotto il martello lotti unici, un mondo fatto di antiche e moderne suggestioni che ci raccontano la storia e le passioni dell’umanità e che ci sopravvivono tra passaggi in asta e secoli trascorsi indisturbati sugli scaffali».

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