La lista si allunga ancora. Dopo Monet, Mondrian, Rothko e Seurat, è il turno di un altro capolavoro per la 20th Century Art di Christie’s. Si tratta di Le pont de Trinquetaille, un olio su tela di 65 x 81 cm che Vincent Van Gogh dipinse nel giugno 1888, durante il suo soggiorno ad Arles. Andrà all’asta il prossimo 13 maggio, a New York, con una stima di $25.000.000-35.000.000.
Siamo nel 1888. Van Gogh lascia Parigi a febbraio, alla ricerca di un luogo più tranquillo, di un “Giappone d’Occidente”. Si trasferisce lì allora, in Provenza, con quei colori vivaci e quei paesaggi assolati che gli ispirano emozioni e pennellate tutte nuove. Affitta la Casa Gialla, scrive costantemente a Theo e ai suoi amici, dipinge ciò che vede – sempre a modo suo. È l’anno della Notte stellata sul Rodano, de La camera di Vincent, dei vasi di girasoli. E anche di Le pont de Trinquetaille, dicevamo, il paesaggio in vendita da Christie’s.
«È un grande onore presentare al mercato questo lavoro spettacolare di Vincent Van Gogh», commenta Jay Vincze, Senior International Director, Impressionist and Modern Art, Christie’s. «Opere di questa portata e importanza sono incredibilmente rare e tutto in essa, dal vibrante colore “assenzio” del cielo e la composizione altamente strutturata alla pennellata densa ed espressiva dell’acqua, parla di un artista al culmine dei suoi poteri creativi».
Van Gogh sperimenta, osa, trasmette le sue emozioni sulla tela. Sono tante, sono difficili da controllare. Qui, in particolare, scopriamo il fiume Rodano, e insieme un ponte e una striscia di cielo, tutti animati dalla stessa tonalità giallo-verde quasi spettrale. È quello che vede? Niente affatto: è quello che sente, finalmente. «Invece che ritrarre fedelmente quello che mi sta davanti agli occhi», spiegherà quell’estate in una lettera a Theo, «mi servo molto più liberamente del colore per esprimermi con maggior vigore». Una lezione che piacerà molto, generazioni più tardi, anche ad artisti come Francis Bacon e Willem de Kooning.
Ma torniamo a Le pont de Trinquetaille, «proprietà», recita il comunicato stampa, «di un’importante collezione privata europea». È comparso all’asta l’ultima volta nel novembre 2004, alla vendita serale di Arte Impressionista e Moderna di Christie’s, dove passò di mano a Joseph D. Hackmey per $11,2 milioni; prima di allora, nel 1999, era stato aggiudicato per $15,4 milioni – ancora da Christie’s – mentre nell’ottobre 1980 fu acquistato a una vendita di Sotheby’s per $1.5 milioni da Akram Ojjeh, finanziere di origini siriane.
Quindi, riavvolgendo il filo: potrebbe essere Joseph D. Hackmey – uomo d’affari, investitore e grande collezionista israeliano – l’ultimo proprietario del “nostro” Van Gogh? E soprattutto: chi sarà il prossimo?
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…