-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
In attesa della prossima asta di arte moderna e contemporanea (10 e 11 dicembre) della casa d’aste Il Ponte, abbiamo fatto qualche domanda a Freddy Battino, direttore del Dipartimento di arte moderna e contemporanea Il Ponte. Tra informale e dopoguerra, la casa d’aste dal DNA italiano presenta un’offerta tutta internazionale.
Lucio Fontana, Fausto Melotti, Alighiero Boetti: gli artisti italiani continuano a essere tra i protagonisti delle aste di arte moderna e contemporanea sia nazionali che internazionali, con grande successo. Come commenta quest’interesse?
«Stiamo parlando di artisti che, Fontana in testa, hanno segnato vere e proprie innovazioni nell’arte moderna. Il mercato straniero si è accorto, specialmente per quanto riguarda gli ultimi due, della loro grandezza: sono certo che i loro prezzi continueranno ad aumentare.»
L’interesse per la scuola romana e milanese del dopoguerra non si esaurisce, e l’offerta soddisfa la domanda: la supera?
«L’offerta quantitativa è sicuramente molto alta ma le opere storiche, con una buona data, qualità e storia sono rare. La domanda è superiore all’offerta. Purtroppo però la richiesta è limitata al mercato nazionale.»
Antonio Calderara, comparso di recente ad Art Basel e Frieze London, sarà tra i lotti proposti.
«Abbiamo fatto il record mondiale per un’opera figurativa del 1933 di Calderara con ben 62.500 euro nell’asta del dicembre 2018: in gara molti buyers, soprattutto collezionisti stranieri.»
Tra segnica, spazialismo, passando per l’arte povera, i vostri lotti ben rappresentano l’informale e l’arte del dopoguerra: si va dall’internazionale al nazionale. Quali sono le motivazioni che vi hanno guidato verso una simile proposta?
«Da alcuni anni stiamo puntando a una riscoperta dei capolavori di quel periodo storico finalmente rivalutato anche attraverso esposizioni internazionali e pubblicazioni: di Hartung c’è attualmente un’importante mostra antologica al Museé d’Art Moderne di Parigi, Vieira da Silva è ricercata ormai in tutto il mondo, compresi Cina e Giappone, e l’intera produzione di Max Bill è stata recentemente rilevata dalla Galleria Hauser & Wirth con sedi in tutto il mondo.»