Chi acquista arte in Italia? Che professione svolge? Dove vive? Intesa Sanpaolo Private Banking torna con Collezionisti e valore dell’arte in Italia, la seconda edizione di quella stessa indagine che, lo scorso anno, fissava il valore dell’arte mondiale a quota € 52 miliardi (qui). Gli intervistati di questo nuovo round: i membri della IP Collectors List di Artissima, la fiera d’arte contemporanea di Torino che vanta oltre 4.500 collezionisti in database. Lo scenario: le mutate condizioni di mobilità, gli scambi sempre più virtuali, l’accresciuta globalizzazione dei mercati, la crescita della quantità e della qualità delle informazioni. I risultati: decisamente incoraggianti, con più di 250 survey raccolte e dati precisi sui trend del collezionismo italiano.
Primo punto d’interesse, una nutrita e qualificata presenza femminile – dato già rilevato, a livello globale, dal report 2021 di Art Basel e UBS (qui); ma anche un collezionismo “di coppia” ,con un main collector e un co-collector, un partner, con cui condividere le scelte – o da cui lasciarsi semplicemente ispirare, mantenendo due raccolte in autonomia; in generale, il numero di mecenati e filantropi italiani è cresciuto dell’8,4% negli ultimi 4 anni e i fondatori di musei privati sono aumentati del 10,5% nel medesimo lasso di tempo. Ancora, lo studio evidenzia una vera e propria geografia dell’arte, che colloca più del 50% degli intervistati tra Piemonte e Lombardia – con predominio (non inaspettato) dei grandi centri urbani. E non manca l’indagine sugli oggetti stessi del desiderio: soprattutto – dicono i dati – opere d’arte contemporanee e/o post-war, solo una minoranza di collectors si concentra su moderno e antico.
Ricapitolando: aumentano le collezioniste donne, Milano e Torino (insieme a Roma) sono in vetta, l’arte contemporanea fa il boom. Ma non finisce qui. I collezionisti acquistano in media meno di 10 nuove opere l’anno – così rivelano i dati – e il budget per le acquisizioni, nell’85% dei casi, non supera i 100.000 euro. Il report di Intesa Sanpaolo parla tra l’altro di “collezionisti professionisti” – rende bene l’idea – caratterizzati da esperienza longeva, comportamenti d’acquisto non occasionali e raccolte eclettiche (formate, in media, da 4 diverse tipologie di beni). Interessante poi, nell’epoca del collezionismo fai-da-te, scoprire che l’86% degli intervistati provvede autonomamente alla gestione della propria raccolta (solo l’8% si avvale di un consulente o di servizi di art advisory), custodita soprattutto nella propria abitazione (oltre il 50%), talvolta in azienda (14%) o ancora in altra sede (13%) e nei depositi (15%). Nella maggioranza dei casi, infine, le collezioni non sono accessibili al pubblico.
«Fornire alla nostra clientela soluzioni efficaci e innovative di wealth management è da sempre la mission di Intesa Sanpaolo Private Banking», commenta Andrea Ghidoni, Direttore Generale di Intesa Sanpaolo Private Banking, «e, in quest’ottica, anche l’Art Advisory rientra tra i servizi per la gestione del patrimonio personale e familiare, in tutte le sue articolazioni, poiché ci consente di assistere la clientela in occasione dei passaggi generazionali, nella valorizzazione di opere d’arte, o di altri beni da collezione, rispondendo a specifiche esigenze». E conclude: «Anche nel mercato dell’arte il ruolo del Private Banker e degli specialisti indipendenti che ci supportano diviene fondamentale nella costruzione di una relazione di fiducia sempre più qualificata».
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