Fino a qualche tempo fa, di blockchain, criptovalute e token si parlava a bassa voce e solo in certi contesti specifici. Ma ultimamente l’argomento ha ormai perso quell’aura un po’ nerd e un po’ hack, per acquisirne una molto più splendente. Diciamo della stessa sfumatura dorata dei 25 milioni di dollari generati da “The Currency Project”, il progetto NFT di Damien Hirst che ha messo in vendita una serie da 10mila opere sulla blockchain, sbancando il criptomercato dell’arte. Ma a dire il vero, a sdoganare l’argomento fu Beeple, alias Michael Joseph Winkelmann, l’artista digitale autore di Everydays, opera basata su NFT Non Fungible Token, venduta da Christie’s per la cifra monstre di 69,3 milioni di dollari. Insomma, c’è profumo di affari e chi è bravo a seguirne l’usta non può lasciarsi scappare l’occasione. Tra i segugi più implacabili c’è senza dubbio James Murdoch, figlio minore del magnate dei media Rupert, che ha appena investito una cifra non meglio specificata per supportare lo sviluppo di BCA – Blockchain.art.
Si tratta di una piattaforma dedicata all’arte digitale in NFT, fondata nel 2019 – quindi tempi ancora non sospetti – da Christina Steinbrecher-Pfandt, che è anche la cofondatrice di viennacontemporary, fiera internazionale d’arte contemporanea che si svolge dal 2015 a Vienna. Ricordiamo che gli NFT sono dei codici digitali unici crittografati, identificati su una blockchain e riferiti a un oggetto, nel caso specifico a un’opera d’arte di qualunque formato e consistenza, dalle immagini gif a quelle clipart, fino ai quadri e alle sculture più tradizionali. Una sorta di “firma d’artista” non replicabile e i cui eventuali passaggi di proprietà sono tutti registrati sulla blockchain di riferimento – che può cambiare in base alla criptovaluta sulla quale è stato registrato l’NFT, che sia Ethereum o Bitcoin –, senza il bisogno dell’intervento di altre autorità garanti.
BCA è stato il primo marketplace NFT progettato e costruito appositamente per le esigenze del mondo della criptoarte. Ce ne sono molti altri, per esempio OpenSea e Palm, quello usato da Damien Hirst. Ma BCA potrà beneficiare di due partner ambiziosi e facoltosi: Lupa Systems, compagnia di investimento privata, fondata da Rupert Murdoch nel 2019, e Betaworks, piattaforma incubatrice di start-up con una vocazione per l’innovazione tecnologica, a sua volta sostenuta dagli investimenti di Murdoch. Una società famelica (nomen omen): alla fine dello scorso anno, dopo mesi di trattative, Lupa Systems è stata ufficialmente approvata come nuovo azionista di riferimento del Gruppo MCH, proprietario del marchio fieristico Art Basel. Lupa Systems ora detiene una quota del 49% nella società di produzione di eventi.
Interessante poi la coincidenza tutta italiana. A poche settimane dall’apertura, Artissima ha annunciato Surfing NFT, il primo progetto della nuova piattaforma Beyond Production, creata insieme alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, con la collaborazione dell’OGR Award e di professionisti del settore come Artshell e LCA. L’obiettivo è invitare gli artisti a sperimentare la produzione di un’opera tramite NFT. In una fase in cui molte grandi gallerie titubano sulla possibilità di entrare in questo settore specifico, è significativo che una fiera abbia aperto la strada.
E adesso, l’ingresso in campo di Murdoch, che sulle spalle ha il peso di una enorme manifestazione fieristica da rilanciare assolutamente, dopo – e durante – la crisi Covid. Per il primo passo nella partnership, il team BCA ha partecipato al programma per le start-up di Betaworks, chiamato “Betacamp”, che si concentra sul tema “Fix the Internet”, cioè “riparare l’internet”. «Abbiamo visto molti marketplace NFT e sono interessanti. Ma questa è la prima azienda che abbiamo visto riunire davvero persone di esperienza nel mondo dell’arte ed esperti di blockchain. Mettere insieme questi due punti di vista diversi sul mondo, tra tecnologia e arte, era ciò che ci interessava davvero per questo investimento», ha dichiarato Danika Laszuk, direttore generale di Betaworks (un riferimento al “Codice da un miliardo di dollari” di Terravision?).
Attualmente, BCA sta lavorando su una propria chain nell’ecosistema Polkadot, come competitor di Ethereum, la criptovaluta più usata nei marketplace d’arte. Polkadot consente lo scambio di una gamma più ampia di risorse ed è generalmente considerato più sostenibile di molte altre piattaforme comparabili. Questa nuova tecnologia dovrebbe premiare l’accessibilità, anche per utenti meno smart.
Per esempio, non tutti i collezionisti sono in grado, attualmente, di aprire il proprio portafoglio critpografico e alcune gallerie più accorte stanno correndo ai ripari, permettendo ai propri clienti di pagare con la cara, vecchia moneta di conio, gestendo poi il passaggio di tutta la transazione sulla blockchain. E in un settore in cui la fiducia riveste un ruolo fondamentale, poter garantire trasparenza ai propri utenti diventa un fattore dirimente. E se alle spalle c’è un colosso come Murdoch, vuol dire che qualcosa di grosso bolle nella pentola.
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Quando salteranno le comunicazioni per qualche catastrofe naturale dovuta alle fonti energetiche esaurite (ipotesi nemmeno così remota), ciao NFT e ciao investimenti dei collezionisti ! 😄😄 #fuffaland