Categorie: Mercato

La fine di Dio. Il Fontana in giallo punta a quota $ 30 milioni

di - 5 Aprile 2024

Il Fontana perfetto. La forma ovoidale, le ferite sulla tela, i solchi, quasi portali, l’infinito che passa da lì. È La fine di Dio. Un esemplare in giallo cadmio, come il suo record d’asta attuale, fissato nel 2015 da Christie’s a quota $ 29,2 milioni. È stato esposto anche al Metropolitan Museum nel 2019, a proposito di qualità museale, ha una provenienza illustre, venti anni nella stessa blasonata collezione. E adesso la major Sotheby’s lo annuncia come pezzo forte dell’asta del 15 maggio, tra i grattacieli e i bid famelici di New York. Stima: $ 20-30 milioni.

Sapeva, Fontana, di dischiudere mondi, di dilatare dimensioni. Erano i magnifici ‘60, gli anni in cui Yuri Gagarin orbitava attorno alla Terra per la prima volta, nel 1969 gli States sbarcavano in mondovisione sul suolo screpolato della Luna. Ed ecco La fine di Dio: un concetto di spazio tutto nuovo, inglobato nella forma che rievoca, per eccellenza, l’idea di rinascita, di novità, di creazione. «Non voglio fare un dipinto», diceva. «Voglio aprire lo spazio, dar vita a un’altra dimensione. Voglio legare il cosmo, poiché si espande all’infinito». Vanno lette così quelle tele a mo’ di uovo, tutte create tra il 1963 e il 1964. Trasposizioni a tinte accese delle fluttuazioni nello spazio, una sfilza di crateri, di forature irregolari sulla tela, come fossero screzi lunari. Il loro valore sul mercato? Altrettanto spaziale: le cinque aggiudicazioni più alte per l’artista appartengono tutte a questa serie. Vedi la versione in nero da $ 21,6 milioni (Sotheby’s 2015), vedi la superficie lattiginosa passata appena cinque mesi fa, a fine novembre, fino al tetto di $ 21 milioni (Sotheby’s, 2023).

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, La fine di Dio (dettaglio). Courtesy of Sotheby’s

Ci sono trentotto tele della serie, oggi, sparpagliate per il globo, la superficie violata, martoriata, i colpi viscerali, sempre realizzati a mani nude. Alcune abitano le sale dei più altisonanti musei internazionali, dal Metropolitan Museum al Centre Pompidou. Soltanto quattro sono gialle e questa – rivela David Galperin, Sotheby’s Head of Contemporary Art, America’s – esprime il meglio di Lucio Fontana. «Proprio come l’impatto della Seconda Guerra Mondiale e della bomba atomica hanno aperto un nuovo linguaggio per Jackson Pollock e Barnett Newman», spiega, «l’avvento dell’esplorazione spaziale, inaugurato dal volo di Yuri Gagarin nel 1961, divenne il catalizzatore per l’apertura di una nuova dimensione della pittura con la serie La fine di Dio». Abbagliante come il sole.

Anche la provenienza, si diceva, è del tutto eccezionale. La acquistarono nel 2003 i coniugi Howard e Cindy Rachofsky, di Dallas, da tempo cercavano l’opera perfetta che innalzasse la loro collezione. La trovarono, per la modica cifra di $ 2,3 milioni – un record, all’epoca, per un lavoro di Fontana. Da lì, la consacrazione nel panorama del collezionismo americano. Insieme a Vernon Faulconer, nel 2012, Howard e Cindy fondano The Warehouse, uno spazio dedicato all’arte che finì per ispirare la Dallas Art Fair – tra l’altro in corso, giunge oggi alla sua quindicesima edizione. Non è mancato, negli anni, il sostegno al Dallas Museum of Art con raccolte fondi e generose donazioni (il comunicato ufficiale parla di opere per oltre $ 50 milioni). Ciliegina sulla torta: nel 2005 i Rachofsky hanno promesso la propria collezione in pegno testamentario proprio al museo cittadino. Con una clausola su misura: potranno affinare e modellare fino alla fine – leggi: mettere in vendita e diversificare – il contenuto del loro specialissimo “dono”. Inclusa La fine di Dio del colore del sole.

Visualizza commenti

  • È un uovo. Al di là del commento che lascio e che può essere interpretato in tantissimi modi, questa opera, di inestimabile fattura, resta un uovo. Non rappresenta la morte di Dio, piuttosto la sua rinascita

  • Ho tre metri e passa di stoffa originale di fontana...volo spaziale.
    ...interessa?

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