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Continua la saga legale più chiacchierata del mondo dell’arte, quella che vede l’oligarca russo Dmitry Rybolovlev contro l’imprenditore svizzero Yves Bouvier.
Gli investigatori federali statunitensi avrebbero interrotto un’inchiesta sulle accuse di frode intentate da Rybolovlev contro Bouvier per aver presumibilmente venduto opere d’arte con rincari sproporzionati. La decisione è stata presa dopo la vendita di una delle opere più controverse di quelle legate ai due contendenti, Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci, venduto per 450,3 milioni da Christie’s New York lo scorso novembre, minando così le affermazioni di frode di Rybolovlev. La vendita ha compensato Rybolovlev con un profitto di oltre 300 milioni sul lavoro, l’opera era stata comprata da Bouvier per circa 80 milioni in una vendita privata tramite Sotheby’s poco prima di venderlo al russo per 127,5 milioni di dollari nel 2013.
Una fonte vicina all’inchiesta ha detto a Bloomberg che la decisione del governo degli Stati Uniti di collocare l’oligarca russo in una “lista di controllo” di personaggi legati al Cremlino “avrebbe potuto minare il caso con una giuria”. Nel 2008, Rybolovlev ha sostenuto gli affari di Donald Trump acquistando la sua villa a Palm Beach a quattro volte il prezzo che l’attuale presidente aveva pagato per la casa quattro anni prima. La storia, almeno negli Stati Uniti, si complica. Un portavoce dell’ufficio di famiglia di Rybolovlev ha rifiutato di commentare le indagini statunitensi, ma ha dichiarato: “I casi penali contro Yves Bouvier rimangono pendenti in Svizzera, Francia e Monaco. Nonostante i suoi sforzi per distogliere l’attenzione dalle accuse di frode che affronta attraverso una campagna mediatica di disinformazione, non ha ancora fornito alcuna risposta sostanziale a tali accuse e rimaniamo fiduciosi nel corso della giustizia”. (RP)