Londra ci riprova e da una seconda chance all’Arte Aborigena, una delle tendenze di mercato più un voga nello scorso decennio, ma che nelle ultime occasioni ha dimostrato di vivere una perenne fase di declino. E il tempismo potrebbe essere giusto, data la mostra in corso al British Museum “Indigenous Australia enduring civilisation”, ma i problemi in questa fascia di mercato restano gli stessi: le questioni sull’autenticità delle opere, e soprattutto sulla loro provenienza. Negli ultimi anni, infatti sono cresciute le attenzioni riguardo lo sfruttamento delle popolazioni indigene che abitano l’Australia e delle loro tradizioni.
Sotheby’s promette una vendita “pulita”, presentando la collezione di Thomas Vroom, una delle più grandi collezioni di arte Aborigena d’Europa, con opere di valore e importanza museale. Dei 64 lotti i vendita fanno parte i dipinti di artisti contemporanei australiani come Rover Thomas e Emily Kngwarreye, e opere tradizionali, come uno scudo scolpito nella pietra del 1800, o dei dipinti su corteccia degli anni Cinquanta del secolo scorso. Di queste opere è nota la provenienza, cosa che rende più sicura l’autenticità. La collezione Vroom infatti è composta da due collezioni storiche che lui acquisì negli anni Novanta: la Lance Bennett Collection, che presenta l’arte della parte occidentale di Arnhem Land e le isole Tiwi, e la Kim Akerman Collection di Wanjina dipinti della regione di Kimberley, nel nord-ovest dell’Australia.
I costi delle opere vanno da poche migliaia di sterline a circa 80mila sterline per uno dei grandi dipinti di Kngwarreye. (Roberta Pucci)