Dieci opere di artisti superstar che hanno tracciato il 2023 dal principio alla fine – tutti uomini, Picasso in testa, il ragno gigante di Louise Bourgeois da $ 32,8 milioni rimane fuori dalla top ten. Una sfilza di record, anche nell’annata della “normalizzazione”, fatta di numeri più parchi, più ragionati, niente a che vedere con un 2022 di picchi fuori misura. Due i lotti che hanno infranto il tetto stellato dei $ 100 milioni, contro i sei dell’anno passato – è inevitabile il paragone. Nessun dipinto antico, né tanto meno NFT, a popolare la classifica dei pesi massimi dell’anno che sta per finire.
L’opera, ma anche la collezione più costosa del 2023. Femme à la montre di Picasso, dell’annus mirabilis 1932, è stata la regina indiscussa della contesissima Landau Collection, passata sotto il vaglio di Sotheby’s lo scorso 9 novembre, fino al risultato monstre di $ 139,3 milioni. «Non è solo un’opera eccezionale di un anno eccezionale, è un’opera definitiva nella storia dell’arte occidentale», specificava prima dell’incanto Julian Dawes, Sotheby’s Head of Impressionist & Modern Art, Americas, in riferimento alla data (la più preziosa), al soggetto (l’amata Marie-Thérèse), all’attenzione per i dettagli (l’orologio giallo come una vanitas, in primo piano). «È la Monna Lisa di Picasso», faceva eco Brooke Lampley, Sotheby’s Global Chairman, Head of Global Fine Art. Seconda soltanto all’imprendibile Les femmes d’Alger (Version O), battuta da Christie’s nel 2015 per $ 179,4 milioni, Femme à la montre fa schizzare Picasso al primo posto del world ranking, con un turnover stellare che supera i $ 502 milioni.
È la Donna col ventaglio la seconda opera più cara passata sotto il martello nel 2023, uno dei due lavori ritrovati nell’atelier di Gustav Klimt al momento della sua morte prematura, nel febbraio 1918. Quasi un metro per un metro, un formato quadrato insomma, senz’altro d’avanguardia. E poi quella bellezza fuori dal comune, così lontana da canoni e imposizioni. «La sensualità del ritratto», commentava a giugno Thomas Boyd Bowman, Head of Impressionist and Modern Art Evening Sales, Sotheby’s London, «risiede nei dettagli: le macchie blu e rosa che ravvivano la pelle, le linee delle ciglia, le labbra serrate che danno carattere al viso. Klimt si è concesso la piena libertà di catturare su una donna una bellezza devastante». Sì perché – spiegano da Sotheby’s – a differenza della maggior parte dei portraits, questo non fu commissionato da terzi: il pittore lo realizzò per puro piacere personale, riservandosi di concentrare sulla sua tela soltanto la sua idea di perfezione. «Le sue spalle provocatoriamente scoperte, il portamento e la tranquilla sicurezza di sé si combinano per ottenere un effetto stupefacente». Il prezzo finale: £ 74 milioni (con i diritti, si arriva a £ 85,3 milioni / $ 108,4 milioni). Un nuovo record per l’artista austriaco, ma anche il secondo prezzo più alto, in assoluto, per un ritratto all’incanto.
Dagli anni ‘80 dell’Ottocento fino alla sua morte, nel dicembre del 1926, Claude Monet ritrae senza tregua le ninfee del suo giardino, nella residenza di Giverny. Ne è ossessionato, non riesce a darsi pace. «È al di là delle mie forze di persona anziana e voglio tuttavia arrivare a rendere in modo vivo ciò che sento. Ne sono distrutto», scrive, stremato, al mercante Durand-Ruel, e si rimette subito a dipingere, «sperando che da tanto sforzo esca qualcosa». Nel 2021, da Sotheby’s, un Le Bassin aux Nymphéas su grande scala sfila sul rostro per $ 71,4 milioni. Quest’anno, a novembre, stavolta dalla competitor Christie’s, un esemplare analogo – mai offerto prima all’asta e custodito nella stessa collezione dal 1972 – ha trovato un nuovo proprietario per $ 74 milioni. «Quando si tratta di Monet, sembra che tutto sia stato visto e detto», ha sottolineato Max Carter, Vice Chairman of 20th and 21st Century Art della casa d’aste, al termine dell’incanto. «Le bassin aux nymphéas è invece ciò che di più raro possa esserci: un capolavoro riscoperto». Ecco il risultato di tanto sforzo.
C’è anche El gran espectaculo (The Nile) di Jean-Michel Basquiat tra le punte di diamante dell’annata 2023 di Christie’s, è appartenuto allo stilista Valentino Garavani, risale al 1983. Vale a dire l’anno prediletto dal mercato dell’artista, insieme al 1982, quel biennio della breve vita di Basquiat che ha prodotto tesori come l’Untitled da record ($ 110,5 milioni, Sotheby’s 2017) e il teschio rosso di In This Case ($ 93,1 milioni, Christie’s 2021). «Un capolavoro canonico», commentava senza giri di parole Isabella Lauria, Head of the 21st Century Evening Sale, poco prima della vendita di maggio. «É rappresentativo delle origini del linguaggio visivo ormai onnipresente di Basquiat, che è stato cementato nella nostra coscienza culturale, e dimostra bene la sua singolare capacità di tracciare l’esperienza della diaspora africana». Prezzo finale: $ 67,1 milioni. Dritto e diretto al quarto posto nella classifica personale dell’artista, che chiude l’anno con un turnover di $ 201 milioni.
Ancora un’opera di Gustav Klimt, un paesaggio, stavolta. Chiude a quota $ 53,2 milioni da Sotheby’s New York Insel im Attersee, quelle squame screziate che trasformano la superficie del lago in un virtuosismo di riflessi e colori. L’inquadratura tagliata, obliqua, con il cielo che si alza poco sopra la linea dell’orizzonte, un’isola che emerge appena dalla superficie dell’acqua, s’intravede soltanto, poi solo le trame di giallo, di verde, di blu. Le influenze, evidenti: la fotografia, il Puntinismo, l’Impressionismo, ma anche l’arte giapponese e le xilografie orientali. E poi ancora una lunga storia di provenienze alle spalle: l’opera fu realizzata tra il 1901 e il 1902, è appartenuta ai coniugi Paul e Irene Hellmann, una coppia di ebrei uccisi durante l’Olocausto, per poi passare alla collezione di Otto Kallir, che l’ha esposta nella storica mostra Saved from Europe, nel 1940, presso la Galerie St. Etienne di New York.
«Un’opera catartica e fondamentale», così Christie’s ha definito Figure in Movement, il dipinto di Francis Bacon passato sotto il martello lo scorso 9 novembre, tra i grattacieli di New York. I protagonisti: due figure deformate che lottano su una piattaforma color fuoco, quasi a fondersi con foga in un corpo unico. Sono Bacon e Dyer, il suo amante, prematuramente scomparso nel 1971. La sua tragica morte, avvenuta meno di 36 ore prima della retrospettiva di Bacon al Grand Palais di Parigi, segnò un punto di svolta nella carriera dell’artista. «Non passa un’ora senza che io pensi a George», diceva. Da lì, una raffica di opere dedicate alla sua musa e al suo tormento, di ritratti contorti, di profili sovrapposti, mai ben definiti. Il risultato, in vendita da Christie’s: oltre $ 52 milioni.
Matisse e Mondrian, tutti concentrati sulla stessa tela. Dipinto nel 1965 poco dopo la visita di Richard Diebenkorn in Unione Sovietica – dove vide per la prima volta di persona molti dei capolavori dell’artista francese Henri Matisse, amatissimo dal padre – Recollections of a Visit to Leningrad ha fissato da Christie’s un nuovo record assoluto per il pittore di Portland. Qualche dettaglio sulla sua bibliografia: rimasta nella stessa collezione privata da quando fu acquistata nel 1969, oltre 50 anni fa, l’opera è stata ampiamente esposta e pubblicata, a partire dalla copertina del catalogo della mostra Matisse/Diebenkorn del 2016 al Baltimore Museum of Art e al San Francisco Museum of Modern Art. La migliore offerta, a New York: $ 46,4 milioni – ex aequo con la posizione numero 8 della nostra classifica, il Mark Rothko dei colori del sole.
Un ottimo tempismo per transitare all’asta, in concomitanza con l’incredibile retrospettiva alla Fondation Louis Vuitton di Parigi. Ed eccola a fine anno da Christie’s, nel corso della 20th Century Evening Sale del 9 novembre. Quasi due metri d’altezza, appartenuta ai super collezionisti Paul e Bunny Mellon per mezzo secolo, Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange) di Mark Rothko «irradia un calore e un’intensità indescrivibili», per usare le parole di Alex Rotter, Chairman of 20th and 21st Century Art di Christie’s. Il prezzo finale? $ 46,4 milioni – a distanza di sicurezza dal record assoluto di $ 86,9 milioni, fissato da Christie’s nel 2012.
Un dipinto di Kandinsky del 1910, l’anno che Will Grohmann descriveva come la «svolta epocale dell’artista verso l’astratto». Con una storia turbolenta alle spalle: acquistato prima del 1924 da Siegbert e Johanna Margarete Stern, che vissero circondati dalle loro opere nella Villa Stern di Potsdam fino alla persecuzione nazista, il Kandinsky fu uno dei capolavori che Johanna Margarete riuscì a mettere in salvo, portandolo con sé durante l’esilio nei Paesi Bassi. Acquistato nel 1951 dal van Abbemuseum di Eindhoven dal mercante austriaco Karl Legat, l’olio fu infine restituito agli eredi di Siegbert e Johanna Margarete Stern, dopo lunghe peripezie, nel 2022. Da Sotheby’s, a Londra, ha raggiunto £ 37,2 milioni ($ 44,8 milioni).
Ha scalzato senza sforzo l’ultimo traguardo dell’artista, fermo da 30 anni a quota $ 4,4 milioni. Lo ha superato di 10 volte, per la precisione. Così Les Flamants di Henri Rousseau, da Christie’s, a maggio, ha fissato il record di $ 43,5 milioni – tutt’altro che inatteso, la stima era di $ 20-30 milioni. «Il numero di dipinti di proprietà privata la cui provenienza è riconducibile a Rousseau si conta sulle dita di due mani», dichiarava prima della vendita Max Carter, vicepresidente di Christie’s per l’arte del XX e XXI secolo, e tanto basta a spiegare il risultato d’eccezione. Gli altri sono tutti esposti nei migliori musei internazionali, dal MoMA al Musee d’Orsay fino alla National Gallery di Londra – con una predilezione particolare per la serie della giungla, un mix di piante grasse, palme, fogliame lussureggiante e fiori tropicali, in mezzo ad alberi esotici dalle forme tortili, oltremodo carichi di frutti maturi; che il doganiere Rousseau mai conobbe davvero, per sempre confinato entro i limiti della sua terra natale.
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