10 opere superstar del 2022, le più costose, che portano nomi altisonanti come Magritte, Basquiat e Van Gogh. 10 artisti uomini i loro autori, tra americani ed europei. Ben 6 lotti, quest’anno, hanno superato il tetto stellato dei $ 100 milioni – nel 2021 soltanto la Femme assise près d’une fenêtre di Picasso era riuscita nell’impresa (Christie’s, $ 103,4 milioni). Neanche a dirlo, quasi tutti provengono dalla Paul Allen Collection, l’asta più cara – raffinatissima, miliardaria – mai registrata nella storia.
Iniziamo. L’hanno chiamata icona, Gioconda del Novecento, epitome del sogno americano; e poi ancora di un’epoca intera, con quel volto stampato, ristampato, moltiplicato su tutte le superfici e infine impresso nell’immaginario comune. La Marilyn di Andy Warhol è andata all’asta da Christie’s, lo scorso maggio, con una stima mai vista prima («nella regione dei $ 200 milioni», riferivano allora gli esperti della maison). Più della valutazione iniziale per il Salvator Mundi di Leonardo, per intenderci, che nel lontano 2017 polverizzò ogni pronostico toccando quota $ 450 milioni. Ma qui siamo nel 2022, nel post-Beeple da $ 69,3 milioni, e quasi non stupisce il risultato da $ 195 milioni per Shot Sage Blue Marilyn. Ad accaparrarsela, in sala, il gallerista Larry Gagosian. Vi raccontavamo tutti i dettagli qui.
Quando apparve all’asta l’ultima volta, nel lontano 1970, Les Poseuses Ensemble (Petite version) di Georges Seurat trovava un acquirente per poco più di $ 1 milione. «Una delle tre o quattro più belle opere d’arte in vendita dal dopoguerra», la definiva già allora lo storico dell’arte John Russell. Ed eccola, oltre 50 anni dopo: sotto il martello di Christie’s, a New York, il capolavoro puntinista ha moltiplicato le stime fino a quota $ 149,2 milioni. Complice il riferimento a Un dimanche d’été à l’Île de La Grande Jatte, l’opera più celebre dell’artista, “incorporata” nel quadro. Complice la catena di ex proprietari illustri, da Alphonse Kann a John Quinn, fino al co-fondatore di Microsoft, il magnate e filantropo Paul Allen. Il risultato finale: la seconda opera più costosa di un 2022 più che competitivo, saldamente incastrata tra Warhol e Cézanne.
Uno dei soggetti più celebri dell’artista di Aix-en-Provence, con quella ricerca spasmodica, ossessiva, volta a immortalare l’essenziale. Macchie e bagliori che animano la tela, quasi ad annullare la montagna, quasi a renderla astratta, immateriale. «Più che un motivo avvincente», scrivono gli esperti di Christie’s, «Sainte-Victoire divenne parte dell’identità di Cézanne, vero e proprio talismano del suo io più intimo». Presto spiegata la storia di provenienze illustri, che include mercanti come Ambroise Vollard e Auguste Pellerin. Nel maggio 2001, Heinz Berggruen affidava La Montagne Sainte-Victoire all’asta, da Phillips, raggiungendo la vetta di $ 38,5 milioni. Cifra agilmente polverizzata nel corso della vendita dedicata alla collezione Paul Allen, poche settimane fa, con una crescita monstre pari al 250%.
Ancora un’opera della Paul Allen Collection, ancora un record superato, infranto – con tanti saluti a quel Portrait of Dr Gachet che dal lontano 1990, da Christie’s, deteneva il titolo di dipinto più costoso di Van Gogh ($ 83 milioni). Sono fuochi d’artificio al Rockefeller Center per Verger avec cyprès del 1888. Un giardino a tinte tenui, punteggiato, insolitamente delicato, con quei cipressi scuri che incombono sullo sfondo, sempre cari al loro ideatore. Prezzo finale: $ 117,2 milioni.
Le donne tahitiane, l’ambiente paradisiaco, le nette campiture di colore. «Qualcosa di indescrivibilmente antico, augusto, religioso nel ritmo della loro posa», descriveva l’autore in una lettera del 1899, «nella loro singolare immobilità. In occhi sognanti la superficie sfocata di un enigma insondabile». C’è tutto il meglio della ricerca di Paul Gauguin nel capolavoro assegnato a novembre, da Christie’s, sotto il cielo di New York. Da allora, L’homme à la hache del 1891 ($ 40,3 milioni, Christie’s, 2006) non detiene più il titolo di opera più costosa dell’artista in asta. Il prezzo del nuovo traguardo: $ 105,7 milioni.
Un’altra vendita per oltre $ 100 milioni, l’ultima del 2022. È la foresta di betulle del viennese Gustav Klimt, esposta nella personale Klimt: Secession, a Vienna, già nel 1903. Un letto di foglie autunnali, i tronchi che si innalzano bidimensionali, in ripetizione, illusori, nessuna interferenza dell’uomo. Tra i capolavori della Paul Allen Collection, lo scorso novembre, Birch Forest trovava una nuova casa per $ 104,6 milioni. Molto più del famoso ritratto di Adele Bloch Bauer II, the woman in gold, che nel 2006 andava venduto da Christie’s per $ 87,9 milioni.
Insolito, familiare, monumentale. Un interno, stavolta, nessuna carne colante o costellazione di efelidi sparse – alla maniera di quella Girl with Closed Eyes che a marzo, a Londra, trovava un acquirente da £ 15,2 milioni. Qui siamo a New York, lo sfondo è la collezione del filantropo Paul Allen, ancora e ancora. Large Interior, W11 (after Watteau) di Lucian Freud – ispirato all’opera Pierrot Content di Watteau (circa 1712, al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid) – vola a quota $ 86,3 milioni. Un nuovo record per l’artista di Berlino, naturalizzato britannico, che accantona il precedente traguardo da $ 56,2 milioni (Christie’s, 2015).
367,7 x 210,5 cm, quasi una moderna pala d’altare. «Ci sono davvero poche opere d’arte che invocano un simile timore reverenziale», commentano gli esperti, «che trasmettono con la loro stessa presenza una sublime contemplazione dell’esperienza umana universale». È doppietta per il re del Pop: dopo il ritratto di Marilyn in apertura, anche il White Disaster (White Car Crash 19 Times) di Andy Warhol trova spazio nella top 10. Sotheby’s lo ha venduto a novembre, a New York, per la cifra stratosferica di $ 85,3 milioni.
Soltanto due indizi: un teschio dai tratti appena accennati e l’anno 1982. Indovinato. È stato Jean-Michel Basquiat, lo scorso maggio, a guidare la 20th Century & Contemporary Art Evening Sale di Phillips. 5 metri di lunghezza e un curriculum espositivo che hanno fatto di Untitled il pezzo più pagato della maison degli ultimi 12 mesi. «I sei anni trascorsi come proprietario di Untitled non sono stati altro che un grande piacere, è diventato un pezzo memorabile della mia collezione», rivelava prima della vendita il magnate Yusaku Maezawa, che lo aveva acquistato nel 2017, da Christie’s, per oltre $ 57 milioni. E aggiungeva: «Credo che le collezioni d’arte siano qualcosa che dovrebbe sempre continuare a crescere, a evolvere, proprio come accade ai loro proprietari. Penso andrebbero condivise, per entrare nella vita di ciascuno». Detto, fatto, e a un prezzo sempre più vicino al record assoluto dell’artista, il teschio superstar da $ 110,4 milioni (Sotheby’s, 2017). Qui tutti i dettagli.
Magritte la creò nel 1961 per la baronessa Anne-Marie Gillion Crowet, figlia del mecenate belga Pierre Crowet, e da lei passò, di mano in mano, nella collezione di famiglia. Il soggetto? Un tema sempre caro al pittore surrealista, che ne realizzò almeno 17 versioni, oggi sparse nelle collezioni di tutto il mondo. Alla Modern & Contemporary Evening Auction di Sotheby’s, a marzo, a Londra, L’Impero delle luci di Magritte ha moltiplicato per tre l’ultimo traguardo dell’artista (Le principe du plaisir, Sotheby’s 2018) – ve ne parlavamo qui. «L’empire des lumières di Magritte è indiscutibilmente un capolavoro dell’arte del 20° secolo», commentava al termine della vendita Helena Newman, Chairman of Sotheby’s Europe and Worldwide Head of Impressionist & Art. «Questo risultato è stato la prova del suo fascino universale».
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