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Capita molto raramente che notizie riguardanti il mondo del mercato dell’arte finiscano sui quotidiani. Oggi invece è uno di quei giorni in cui arriva sulle pagine de La Repubblica una notizia che spaventa mercanti e collezionisti e che da tempo sta facendo tremare i polsi del sistema.
La notizia non è nuovissima, e riguarda l’arresto di Yves Bouvier, ormai libero su cauzione, noto ai più come mercante d’arte che negli anni aveva portato la sua azienda, Le freeport, ad essere leader della compravendita di beni di lusso. Se ne parlava già su Financial Times e Forbes, e se ne raccontavano i dettagli. Pare infatti che Bouvier gonfiasse i prezzi delle vendite di circa 25 milioni di dollari a volta, e che in questi anni abbia fatto sparire diversi miliardi senza controlli.
Per chi conosce il mercato notizie di frodi del genere sembrano un po’ la scoperta dell’acqua calda, come già discusso subito dopo il chiacchierato discorsi di Nouriel Roubini durante il Forum di Davos, quando mise sotto l’attenzione del mondo intero il lato oscuro del mercato modiale. Ma è noto che spesso a spendere per l’arte sono società o individui con la volontà di diversificare i loro investimenti, nascondendosi magari in paradisi fiscali e riciclando denaro.
Ma cosa succede in Italia? In un Paese in cui la legge anticorruzione è ferma da mesi in Parlamento, le leggi sul mercato dell’arte sono molto ferree e i controlli efficaci, sarebbe impossibile quindi una truffa in stile Bouvier. Le conseguenze? Paradossalmente, mentre in tutto il resto del mondo il mercato cresce anno per anno, da noi si osserva una situazione di calo.