Uno tra i massimi conoscitori di orfèvrerie, l’arte degli orafi e degli argentieri; antiquario dal 1977, con una galleria specializzata in argenteria belga ed europea del XVII e XVIII secolo; presidente della Chambre Belge des Experts en oeuvres d’Art dal 2002, nonché ex presidente di BRAFA, la fiera di arte e antiquariato di Bruxelles. Bernard De Leye mette in vendita la sua raccolta di argenti, dipinti e sculture di altissima qualità museale, inclusi oggetti commissionati dai re e dalla nobiltà nel corso dei secoli, tramandati con cura di generazione in generazione. Andranno all’asta a Colonia da Lempertz, il prossimo 15 luglio, con un catalogo di oltre 200 lotti.
«Da BRAFA alla Biennale di Parigi alla Biennale di Monaco, era sempre con emozione che ci avvicinavamo allo stand di Bernard De Leye, eravamo sicuri di ammirare oggetti famosi che non avevamo mai visto prima o di scoprire tesori che pensavamo fossero scomparsi», rivela Daniel Alcouffe, curatore generale onorario del Museo del Louvre di Parigi. «Questa vendita mostra l’ampiezza della curiosità di Bernard De Leye, sempre applicata al più alto livello, dal Medioevo al XIX secolo».
Ed ecco quindi alcuni degli oggetti collezionati con tanta attenzione, pronti a sfilare a Colonia sotto il martello di Lempertz. Ci sono una bacinella con lo stemma di Madame de Pompadour (stima: € 250mila – 300mila), il set da scrittura in argento e bronzo dorato del ministro imperiale Jean-Baptiste de Machault d’Arnouville, datato 1753 (stima: € 700mila – 800mila), la coppa a forma di cervo creata a Zurigo intorno al 1640 da Hans Caspar Gyger (stima: € 250mila- 280mila), un altare in ambra e avorio chiaro scuro un tempo ubicato nel monastero di Einsiedeln, a Danzica (stima: € 280mila – 300mila).
Punta di diamante dell’incanto, la brocca in argento dorato realizzata da Jean-Baptiste – François Chéret, nel 1770, per i marchesi Blaise Arod de Montmelas e Marguerite-Catherine Haynault (stima: € 1-1,2 milioni); a donarla alla coppia fu nientemeno che Luigi XV, ex amante di Marguerite-Catherine – sua favorita dal 1759 al 1762– a cui fu concesso di sposarsi per garantire uno status ai figli illegittimi del re. La brocca, di straordinaria fattura, è accompagnata da quattro bozzetti che testimoniano le fasi della sua rarissima produzione.
«Bernard De Leye», ricorda ancora Daniel Alcouffe nell’introduzione al catalogo, «ha generosamente condiviso le sue scoperte con i collezionisti e con i musei. “Vorrei davvero riunire i commercianti e i musei”, diceva nel 2010 quando era presidente di BRAFA. È quello che ha fatto fornendo al Louvre, a Versailles, al Musée des Arts Décoratifs, ai musei regionali francesi e a quelli di Dresda e Shanghai le opere che mancavano. […] Di questi tempi, simili vendite, che costituiscano una vera storia dell’argento europeo, sono rare ma – è confortante – Bernard De Leye dimostra che non tutti i pezzi più importanti si trovano oggi nei musei. E che, se si fosse d’accordo con le sue proposte, sarebbe ancora possibile costruire grandi collezioni. Non c’è modo migliore per iniziare».
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