Nell’era in cui l’intelligenza artificiale (AI) sta espandendo sempre più il suo dominio di applicazione, si è scelto di sottoporle un test sulla previsione dei prezzi nel mercato dell’arte. Lo scorso 16 maggio sono stati battuti tre Rothko ad un’asta serale di Sotheby’s, in vista della quale il team di Artsy ha costruito un sistema di previsione AI basato sui dati relativi ai Rothko battuti in passato.
Alla base di questo modello sono state combinate le informazioni relative alle caratteristiche delle opere vendute (la domanda) con indicatori che esprimevano quante persone avrebbero potuto e voluto acquistare beni di questo calibro (l’offerta). Nel primo insieme di informazioni sono raccolte le immagini digitali delle opere, incrociate con dati sulle dimensioni e sul tipo di supporto (carta o tela); nel secondo, il numero di miliardari nel mondo incrociato con l’ammontare del loro capitale.
Applicato retrospettivamente, il modello è arrivato a spiegare quasi il 95% degli andamenti dei prezzi dei Rothko battuti in precedenza, spingendo così a sperimentarne l’accuratezza anche sulla previsione futura.
Il primo Rothko presentato all’asta del 16 maggio era un Untitled del 1960, proveniente dal San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA) e stimato da Sotheby’s tra i 35 e i 50 milioni di dollari senza commissioni. Sottoposta all’algoritmo AI, l’opera ha ricevuto un pronostico di vendita a 42.3 milioni di dollari, compreso un 13.9% di commissioni. Nonostante l’instancabile lavoro di marketing operato dalla casa d’aste nel periodo precedente, all’asta hanno infine partecipato meno di cinque offerenti, che, dopo uno stallo sui 42.7 milioni commissione compresa, hanno spinto l’offerta fino all’aggiudicazione per 50.1 milioni di dollari compresi di commissione.
L’algoritmo ha dunque errato con un margine del 15.6%, molto maggiore rispetto alle deviazioni riscontrate con le proiezioni retrospettive. Secondo Artsy una possibile spiegazione sta nella provenienza del quadro: molti collezionisti sono infatti spesso disposti a pagare un surplus nel caso in cui l’opera provenga da un’istituzione sicura ed autorevole come un museo.
Il secondo ed il terzo Rothko passati all’asta erano invece dipinti su carta del 1969 e sono stati presentati tre lotti dopo il Senza Titolo del SFMOMA, forse nell’ottica di creare l’effetto “premio di consolazione”. Il più grande, Untitled (Red and Burgundy Over Blue), era stato stimato da Sotheby’s 9-12 milioni di dollari senza commissione, mentre l’algoritmo di Artsy gli aveva conferito un valore di 16.6 milioni di dollari, che lo avrebbe reso il secondo Rothko su carta più caro ad un’asta.
L’altro, più piccolo ma degno di nota per la brillantezza del suo rosso, era Untitled (Red on Red) ed è stato stimato 7-10 milioni di dollari senza commissione dalla casa d’aste e 13.7 milioni dall’algoritmo di Artsy. Per quanto secondo le aspettative il primo lotto avrebbe dovuto creare un effetto traino questi ultimi, entrambi sono stati venduti ampiamente sotto le stime pronosticate dall’intelligenza artificiale. Il primo è uscito a 10.5 milioni con commissione mentre il secondo a 8.2 milioni con commissione.
L’algoritmo ha dunque incappato in un errore ulteriore, questa volta del 60% circa. L’opinione di Artsy è che l’effetto traino del primo Rothko sia stato attutito da un altro dato non considerato dal modello AI ovvero il momento in cui è avvenuta la vendita, in coda ad una settimana fitta di aste e al successo di fiere come Frieze e TEFAF, che hanno contribuito ad abbassare il potenziale d’investimento per la serata di Sotheby’s.
L’AI sembra insomma ancora lontana dal poter ricoprire una funzione oracolare e questo, secondo il team di Artsy, perché è ancora troppo vincolata dalla base di dati storici. Bisogna però anche considerare un’osservazione importante che emerge da questo studio: «quando un modello fallisce, può essere il segnale del fatto che dei cambiamenti sono in atto». (Guglielmo Hardouin)