Categorie: Mercato

London Calling. Inizia la settimana di Frieze!

di - 7 Ottobre 2024

Inizia la settimana dei colossi Frieze London e Frieze Masters. Dove? A Regent’s Park, ovviamente, dal 9 al 13 ottobre (a una settimana esatta da Art Basel Paris). Maxi fiere storiche – più o meno minate dalla concorrenza oltremanica – che attivano tutta una serie di opening, di eventi e di mostre museali e in galleria, sparpagliate a macchia d’olio per la città. «I visitatori di quest’anno troveranno la fiera ripensata», ha rivelato la direttrice di Frieze London, Eva Langret, prima del gong del via, «con presentazioni personali e artisti emergenti in primo piano, a dimostrazione dell’impegno di Frieze nei confronti dell’arte più entusiasmante che si possa realizzare oggi. Il nostro nuovo layout presenta anche più punti di conversazione e scambio. Questi cambiamenti promettono nuove esperienze e nuove prospettive». Sguardo in anteprima agli highlights dell’edizione 2024.

Frieze London

Questo ottobre, Frieze London presenta oltre 160 gallerie da 43 Paesi, a partire dai pesi massimi, i titani, i nomi blue-chip. Come Hauser & Wirth, che nello stand D18 mette in piedi il suo solo show dedicato a Charles Gaines, con le ultime opere della serie Shadows iniziata nel lontano 1978. Vale a dire la raffigurazione di diverse specie di piante e delle loro ombre, poi tracciate e ingabbiate in griglie numerate («utilizzando questa formula rigorosa ma arbitraria», spiegano dalla fiera, «Gaines si interroga su come partecipiamo alla costruzione di un oggetto ordinario»).

Altri giganti che non mollano la presa su Londra: Lehmann Maupin, Pace Gallery, Almine Rech, Sprüth Magers, Thomas Dane, White Cube. Poi Lisson Gallery, che annuncia la sua rappresentanza dell’artista berlinese Leiko Ikemura, a Frieze, con una personale che comprende nuove sculture in vetro e bronzo e dipinti a tempera. David Zwirner espone – tra gli altri – i nuovi lavori di Rose Wylie in occasione del 90esimo compleanno dell’artista. Mentre Goodman Gallery punta i riflettori su diversi nomi della scuderia, come William Kentridge (dopo la prima mondiale della sua ultima produzione The Great Yes, The Great No alla LUMA Foundation all’inizio di quest’anno) e su un’opera tessile di grandi dimensioni della brasiliana Lura Lima (dopo l’apertura della sua mostra Balè Literal a Inhotim, ad agosto).

Billy Childish, puget fishermen, 2022. Oil and charcoal on linen, 183 Ă— 244 Ă— 5 cm. Courtesy: the artist and Lehmann Maupin, New York, Seoul, and London

Un altro solo show va in scena da Gagosian, allo stand D12, dove Carol Bove trasforma lo spazio in una foresta di nove imponenti sculture in acciaio. Da non perdere: lo stand di Lehmann Maupin, tutto incentrato su Billy Childish, la «tradizionalista radicale» che affronta candidamente temi di protesta, la dipendenza, la sua infanzia turbolenta; e che sarà presente anche in fiera, nel booth, con sessioni di pittura dal vivo che offriranno l’occasione di vedere l’artista al lavoro. Le gallerie italiane? Presenti, menzioniamo tra le altre Franco Noero, Clima, Francesca Minini e Lia Rumma. E per finire, occhi puntati sulla francese Perrotin, che va controcorrente e proprio negli scorsi giorni ha annunciato l’apertura di una nuovissima sede nel cuore di Mayfair entro il 2025.

Sono tante, in generale, le sezioni di Frieze London 2024. Quest’anno debutta anche Smoke, il nuovissimo settore a cura di Pablo José Ramírez (già curatore dell’Hammer Museum di Los Angeles): «Riunirà artisti internazionali all’avanguardia nel settore», dicono dalla fiera, «le cui pratiche si rifanno alle tradizioni precoloniali per utilizzare l’argilla in forme ampliate, presentando la ceramica come una delle forme estetiche di maggior impatto nell’arte contemporanea». Ed è in buona compagnia. A tornare dopo il suo lancio di successo 2023 è invece Artist-to-Artist, con le superstar dell’acclamato art-system nei panni inediti di curatori (Hurvin Anderson, Lubaina Himid, Rashid Johnson, Glenn Ligon, Zineb Sedira e Yinka Shonibare). Poi ancora Focus, la sezione di lunga data di Frieze, dedicata ai numerosi nuovi spazi che definiscono la vivace scena contemporanea di Londra. Mentre Editions, grazie alle opere d’arte in edizione limitata create da importanti artisti internazionali, crea opportunità di collezionismo per nuovi pubblici a prezzi «affordable», o perlomeno competitivi.

Frieze Masters

Negli stessi giorni della sorella Frieze London, Frieze Master spazia dall’antico al contemporaneo sotto la guida di Nathan Clements-Gillespie, tracciando i ponti, i legami, i dialoghi perenni tra presente e passato, continue influenze, senza distinzioni. Le protagoniste? 130 gallerie da 26 Paesi, anche in questo caso i nomi sono quelli dei giganti internazionali: Gagosian, Lehmann Maupin, Skarstedt, Galerie Chenel, Didier Aaron, Colnaghi, De Jonckeere, Wildenstein e Axel Vervoordt – solo per citarne alcuni. Tra gli italiani (e le realtà con sedi in Italia) menzioniamo invece Vistamare, Mazzoleni, Secci, Tiziana Di Caro, Tornabuoni Arte, M77, 10 A.M. Art.

J.M.W. Turner, The Splügen Pass, circa 1842. Courtesy of Robilant+Voena

Sempre ben visibile da Robilant + Voena il mix esatto tra presente e passato: la sua selezione, da Frieze Masters, comprende opere di Giambattista Tiepolo, Anne-Louis Girodet, Joshua Reynolds, J.M.W. Turner, perfettamente in dialogo con Lucio Fontana, Enrico Castellani e Giorgio Morandi, Joan Miró e Andy Warhol, fino a giungere ai giorni nostri con opere contemporanee di Michelangelo Pistoletto, Damien Hirst e Lee Bae. Mentre da Mazzoleni, con sedi tra Londra e Torino, scopriamo un fitto dialogo tra Le muse inquietanti di Giorgio de Chirico (1959) e le Disquieting Muses (After de Chirico) del 1982 ad opera di Andy Warhol – un bell’emblema di quella influenza continua del passato sul presente, in una catena che non ha fine.

Per chiudere in bellezza, un topic importante da segnalare prima dell’inizio della fiera: l’attenzione agli artisti surrealisti, esattamente a un secolo dal Manifesto di André Breton, e non a caso oculatamente sparpagliati tra gli stand. Ed ecco Landscapes of the Mind, la mostra curata da Wendi Norris a Frieze Masters per celebrare l’influenza delle culture messicana e americana su nomi come Leonora Carrington, Wolfgang Paalen, Alice Rahon e Dorothea Tanning. Mentre il booth di Galerie Minsky immerge il pubblico nel mondo dei sogni che Leonor Fini – protagonista nel 2025 di una maxi retrospettiva a Palazzo Reale a Milano, da segnare in agenda – ha forgiato con il suo compagno Stanislao Lepri.

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