È terminata ieri Marc Chagall’s Colourful Reverie, l’asta online di Sotheby’s che ha celebrato l’artista del sogno, della leggerezza, dell’amore. Settantasei litografie per ripercorrere il talento del pittore russo che, dopo aver carpito i segreti dello stampatore Fernand Mourlot, li fece suoi per sempre. «Quando stringo tra le mani una pietra litografica o una lastra di rame», diceva Chagall, «penso di toccare un talismano, mi sembra di trasmettere tutte le mie gioie e i miei dolori». Una passione, la sua, che lo ha portato a vincere il Gran Premio per l’Incisione alla XXV Biennale di Venezia e a realizzare, nel corso della sua vita, oltre millecinquecento litografie.
E così, tra i lotti di Sotheby’s, hanno sfilato tutti gli elementi più cari all’artista: le donne fluttuanti, i bouquet di fiori, la nostalgia di un esule per la sua città natale, le sirene, le romantiche capre («l’amore non è amore senza una capra che suona il violino», già). Chagall costella la produzione litografica degli stessi temi che hanno reso celebri le sue tele, con quello stile personalissimo, la narrazione fiabesca, i corpi indifferenti a qualunque regola prospettica; il suo è un amore leggero, ricambiato, lontano dalle complicazioni, che si traduce senza fatica in voli e poesia, sia che la sua musa si chiami Bella o Vava.
Tra i soggetti ricorrenti non poteva poi mancare il circo, quel «magico spettacolo» che aveva affascinato Chagall a Vitebsk e tornerà a incuriosirlo anni dopo, a Parigi, dal palco di Ambroise Vollard. Saranno proprio i clown e gli acrobati, d’altronde, a ispirare Le Cirque (M. 490-527; C. Bks. 68), lo straordinario portfolio battuto da Sotheby’s con trentotto litografie raffiguranti le «deformazioni psichiche che sogno di dipingere».
È ancora l’artista a spiegarci il motivo della sua ossessione per quelle vite nomadi e fuori dalle righe, per quei colori così chiassosi e brillanti: «Perché sono attratto dal loro trucco e dai loro sorrisi? Perché con loro posso avanzare verso nuovi orizzonti».
Ma arriviamo alla resa dei conti: 441mila GBP totali – quasi 490mila euro – non è una cifra da sottovalutare, in termini di litografie. Eppure l’evento, durato per oltre dieci giorni, non ha registrato alcun numero da capogiro, soprattutto se il confronto è con certi record più recenti (un esempio per tutti, l’asta di stampe e multipli battuta da Sotheby’s nell’aprile 2019 che, a New York, ha raggiunto i 13 milioni di dollari).
E se è vero che il COVID-19 ha dato una spinta decisiva alle aste, incentivando gli incanti online e una crescita del 3% di nuovi bidder, bisogna ricordare che i nuovi acquirenti corrispondono a una fascia di giovani collezionisti: troppo acerbi per ambire ai grandi pezzi del mercato, troppo appassionati per rinunciare del tutto; ma al tempo stesso – forse – poco attratti da un amore così semplice, onirico, mai tormentato.
E allora sarà più allettante investire in una stampa di Andy Warhol, Donald Judd o De Kooning, piuttosto che in un amore da commedia americana, lo stesso che, nel lontano 1999, portò una giovanissima Anna Scott a donare La Mariée a un goffo libraio di Notting Hill. In ogni caso, ci aspettiamo grandi cose dal mercato della carta nei prossimi mesi. E magari un po’ di romanticismo in più. Stay tuned.
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