Storia e cronistoria del mercato dell’arte, edizione 2023. Un racconto per frame, per picchi, per schianti, più o meno approfonditi e intrecciati tra loro, per rievocare un mese dopo l’altro i trend più significativi dell’anno che sta per finire. Il filo conduttore: senz’altro il lusso, dalla collezione di vini più costosa di sempre alle borse da centinaia di migliaia di euro, mentre il mercato di pittura e scultura vive un periodo di “normalizzazione”. Inevitabile, dal principio alla fine, il confronto con i traguardi dorati del 2022: nessuna collezione Paul Allen all’orizzonte, stavolta, ma non sono mancate le vendite single-owner scintillanti, a partire da quella contesissima Landau Collection che a novembre ha superato, da Sotheby’s, il tetto di $ 400 milioni.
Bando alle nostalgie, comincia il recap. Apre le danze la sfilata di Old Masters che a gennaio ha inaugurato, puntuale, il calendario dell’art market internazionale. C’era un magnifico Bronzino riscoperto da Sotheby’s, un Ritratto di giovane uomo con penna d’oca e foglio di carta, assegnato per la modica cifra di $ 10,7 milioni; e poi subito lo smacco della controparte Christie’s, $16,4 milioni per quel doppio ritratto femminile di Goya – Dona Maria Vicenta Barruso Valdés seated on asofa with a lap-dog e Portrait of her mother Dona Leonora Antonia Valdés de Barruso – in ottima compagnia con i capolavori di vecchi maestri fuori e dentro i confini nazionali – da Turner a Giacomo Raffaelli, fino agli inconfondibili riccioli di limone di Claesz. Come inizio, niente male. Ma gennaio rima anche con BRAFA, 5000 anni di storia racchiusi in 130 stand del Brussels Expo – quest’anno il leitmotiv era l’Art Nouveau, che trova un’eco perfetta tra le facciate bizzarre del quartiere Sablon (qui il nostro report, in diretta dalla fiera). Due highlights per tutti: Lady Constance di Füssli proposta nel booth di Simon Studer Art Sa e poi il mondo mostruoso di Pieter Huys, Le Tentazioni di Sant’Antonio, l’asking price da De Jonckheere si aggirava intorno ai € 600.000.
Febbraio, un’altra carrellata di kermesse, da una parte all’altra del globo. Zona Maco a Città del Messico (sotto la direzione riuscitissima di Juan Canela), la nuova edizione di Frieze Los Angeles, poi ancora ARCO, a Madrid. Arriva rapido marzo, altri due appuntamenti fieristici essenziali: senz’altro la 36esima edizione di TEFAF, lato arte antica, 268 gallerie sotto il cielo plumbeo di Maastricht – meravigliosi Cléo de Mérodedi di Giovanni Boldini offerto da Wildenstein (asking price tra € 5 e € 10 milioni) e la coppa di nuvole di Magritte da Landau Fine Art (asking price € 35 milioni), così in linea con l’ossessione per il Surrealismo che negli ultimi tempi è esplosa sotto il martello delle aste, di certo fomentata dalla Biennale Arte 2022; e poi ancora Art Basel Hong Kong, che è tornata in pompa magna all’Hong Kong Convention and Exhibition Centre, segnando «il suo più grande spettacolo dal 2019». Non restano a guardare le case d’aste: Phillips apre la sua nuova super sede proprio a Hong Kong, super potenza finalmente in ripresa post-Covid – spoiler: farà lo stesso, Christie’s, nel 2024. Mentre la major Sotheby’s, a Londra, mette a punto una vendita da $ 44,8 milioni per un dipinto di Kandinsky del 1910, l’anno che Will Grohmann descriveva come la «svolta epocale dell’artista verso l’astratto». Sarà la nona opera più costosa dell’anno, nell’epilogo di un 2023 a tratti piatto, morigerato, senza picchi e colpi di scena, con un indice di domanda-offerta sempre più contenuto. Ridimensionamento: tra le parole chiave del 2023, ancora un timido confronto con l’annus mirabilis 2022.
Aprile, nessuna Biennale Arte (né Manifesta) in calendario. Di contro, fioccano giornalmente gli annunci delle majors, pronte a sfidarsi sui rostri nel maggio bollente delle aste internazionali. Ed eccoli, un mese più tardi, i pesi massimi di primavera – ovviamente a New York, ovviamente “giudicati” dal duopolio delle meraviglie Christie’s e Sotheby’s, nel cuore di Manhattan. Al Rockefeller Center (casa Pinault), i fenicotteri rosa di Henri Rousseau fissano a maggio il nuovo record dell’artista a quota $ 43,5 milioni (la 10a opera più costosa del 2023), seguiti pochi giorni più tardi dai $ 67,1 milioni per El gran espectaculo (The Nile) di Basquiat appartenuto allo stilista Valentino Garavani (al 4° posto delle aggiudicazioni dell’anno); la controparte Sotheby’s (casa Drahi) risponde pronta, sfila un interno di Vilhelm Hammershøi sotto il martello ($ 9,1 milioni) e poi ancora le scaglie argentate del lago Attersee ad opera di Gustav Klimt ($ 53,2 milioni), un ragno gigante di Louis Bourgeois ($ 32,8 milioni), un’opera da $ 3 milioni del Leone d’Oro 2022 Simone Leigh, magnifico traguardo anche per Night Studio di Nicole Eisenman, groviglio ponderato di citazioni e omaggi, da Rubens a Gauguin ($ 2,4 milioni). C’è lei, senz’altro, tra i nomi patinati dell’anno, chiude il 2023 con un turnover di $ 2,9 milioni e la Whitechapel Gallery di Londra le dedica un’accurata retrospettiva (ancora in calendario fino al 14 gennaio). Perfettamente in linea con il trend internazionale, che predilige la figura all’astrazione. Un lotto decisamente d’eccezione: la spada con l’elsa dorata del re indiano Tipu Sultan, che da Bonhams ha chiuso la partita a quota $ 18 milioni. Ma anche il Patek Philippe appartenuto ad Aisin-Gioro Puyi, l’ultimo imperatore della dinastia Qing, aggiudicato da Phillips per $ 6,2 milioni – a coronamento di un biennio di white glove sales dedicate agli orologi, dopo un 2022 chiuso con un fatturato di $ 227 milioni (nel 2019, la stessa maison dichiarava $ 111 milioni). Non solo. Sempre a maggio, sempre nella Grande Mela, è andata in scena l’arte antica, moderna e contemporanea di TEFAF New York – contavamo 91 espositori al Park Avenue Armory, quest’anno, come sempre coordinatissime con le proposte maggioline di Frieze, Independent Art Fair e Nada. Tutte strette in un abbraccio complice che dalle aste si stringe e si riverbera tra fiere, mercanti e gallerie.
A giugno è tempo di Magnificent Jewels, aprono le fila quelli – magnifici, per davvero – di Sotheby’s New York. Occhi puntati su un rubino del Mozambico da 55,22 carati – Estrela de Fura, si chiama – che ha chiuso le danze a quota $ 34,8 milioni. Ben 630.288 dollari al carato, per la precisione, il prezzo più alto mai raggiunto all’asta da un rubino. Poi The Eternal Pink, il più «vivid pink diamond» mai messo in commercio, dritto stavolta fino a quota $ 34,8 milioni – un record mondiale per un diamante Fancy Vivid Purplish-Pink e un nuovo traguardo per carato per questa classe di colore. Nessuna sorpresa: è il lusso – si diceva – il filo rosso dell’annata 2023. Già a maggio, la controparte Christie’s, aveva assegnato la collezione di gioielli più costosa di sempre, quella della filantropa Heidi Horten ($ 156 milioni), che ha superato perfino la leggendaria collezione di Elizabeth Taylor del 2011 ($ 137 milioni). Intanto Oltreoceano, ad Art Basel Basilea, rubano la scena il ragno di Louise Bourgeois da $ 22,5 milioni portato da Hauser & Wirth (e venduto in corsa già il primo giorno di apertura) e il Rothko dei colori del sole esposto nello stand di Acquavella – qui il nostro tradizionale report alla fine della fiera. A fine mese, un’altra sfilza di aggiudicazioni milionarie, stavolta da Londra. Fuochi d’artificio per la donna con ventaglio di Gustav Klimt, uno dei due lavori ritrovati nell’atelier del pittore al momento della sua morte prematura, nel febbraio 1918. Quasi un metro per un metro, 10 minuti di bidding battle, il risultato finale di £ 85,3 milioni / $ 108,4 milioni (è la seconda opera più cara del 2023). «È stato incredibile assistere ad un così alto livello di entusiasmo», ha rivelato a exibart Claudia Dwek, Chairman Italy, Chairman Contemporary Art, Europe, «e vedere il dipinto così fortemente conteso prima di passare infine a un collezionista di Hong Kong, ottenendo sia un record per l’artista sia il secondo valore più alto per un ritratto – di qualsiasi epoca – mai venduto all’asta».
Luglio, tornano puntuali gli Old Masters di Londra. Un Rubens riscoperto va all’incanto da Sotheby’s (£ 4,9 milioni), Christie’s risponde con una crocifissione quattrocentesca di Beato Angelico (£ 5 milioni) e un busto in marmo di Elena di Troia ad opera di Canova (£ 3,5 milioni), ma anche una bella sfilza di maestri italiani, come fosse un moderno Grand Tour – qui la nostra intervista ad Andrew Fletcher, Christie’s Global Head Old Masters Department. Agosto, cala il sipario sul primo semestre dell’art market internazionale. Christie’s dichiara vendite per $ 3,2 miliardi (contro i $ 4,1 miliardi nel 2022, prima dell’evento Allen), Phillips per $ 453 milioni (erano $ 746 milioni nel 2022), Bonhams per oltre $ 550 milioni. Sotheby’s non rilascia dichiarazioni. La chiosa arriva dall’ultimissimo report di Art Basel e UBS: le vendite presso le principali case d’asta – da intendersi Sotheby’s, Christie’s, Phillips e Bonhams – sono diminuite del 16% nel primo semestre del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, ma registrano ancora risultati positivi se il confronto è con la prima metà del 2019.
A settembre, la stagione del mercato riparte in corsa con Frieze Seoul: 120 gallerie da 30 Paesi, i giganti internazionali come Gagosian, Hauser & Wirth e David Zwirner in dialogo serrato con realtà asiatiche come Take Ninagawa e Gallery Baton – per un approccio sempre più dichiaratamente glocal, globale e locale insieme. Sempre a settembre, al di là del planisfero, al Javits Center di New York arriva la nuova edizione del The Armory Show. Con una premessa importante: risale a luglio l’acquisizione della superfiera da parte del colosso Frieze (in coppia insieme all’Expo di Chicago, per rincarare la dose). Nessuna blue-chip all’appello, qui. Nel frattempo, a Londra, Sotheby’s disperde la collezione di Freddie Mercury, inclusi il suo amato pianoforte Yamaha (£ 1,7 milioni), il manoscritto di Bohemian Rhapsody (£ 1,4 milioni), la corona e il mantello in velluto indossati durante l’ultimo tour con i Queen (£ 635.000), ma anche quel pettine per baffi di Tiffany, che vola da una stima di £ 400 a £ 152.000. Il bottino finale di Sotheby’s – tra aste live e online, per un totale di oltre 1400 lotti– è impressionante: £ 40 milioni, contro una stima di 7,6-11,3 milioni di sterline.
Ottobre sparpagliato tra Londra e Parigi. Compie 20 anni Frieze London nel 2023, e la festeggiano a dovere iniziative come Artist-To-Artist, dove nomi superstar (Olafur Eliasson, Tracey Emin e Simone Leigh, per citarne solo alcuni) vestono i panni insoliti di curatori. Non solo: resta Frieze Masters uno degli appuntamenti più attesi della stagione bollente di Londra, sono più di 130 le gallerie che riuniscono senza scampo oltre sei millenni di storia. Da De Jonckheere a Colnaghi, passando per Gagosian, Pace Gallery, Skarstedt, Hauser & Wirth, tutti presenti. Con tanto di nuovissima sezione fiammante che subito ha fatto il giro dei tabloid, Modern Women, interamente dedicata alle personali di donne artiste, da Paula Rego a Geraldine Swayne. Sempre a Londra: 1-54 Contemporary African Art Fair, la primissima edizione di WIAF, Women in Art Fair, le aste delle majors tra King Street e New Bond Street. Poi il salto oltre la Manica: c’è la seconda edizione di Paris+ par Art Basel al Grand Palais Éphémère, non tradisce le aspettative il nuovo baluardo dell’art market dopo il debutto in pompa magna del 2022. E seguono a ruota le ormai consuete aste delle majors, Sotheby’s e Christie’s in primissima linea, quest’ultima è tornata sotto i riflettori con la versione parisienne del format Thinking Italian, un altro smacco alla capitale londinese.
Sweet November. Sembra che l’autunno della Paul Allen Collection sia un già un ricordo lontano, nel ritmo famelico dell’art market internazionale. Eppure si è consumata un’altra battaglia tra i grattacieli di New York, è arrivata puntuale, nonostante la stanchezza, le incertezze geopolitiche, e ha messo a segno una sfilza di record, di aggiudicazioni milionarie, nel pieno dell’anno della “normalizzazione”. Prima con l’esito finale della collezione Landau, che assegna tra gli altri il lotto più caro dell’annata 2023, la Femme à la montre di Picasso venduta per $ 139,4 milioni. Poi la controffensiva di Christie’s, dove sono i giovani a ravvivare le saleroom, molto più degli altisonanti, supergarantiti, artisti blue-chip. È il caso di Jadé Fadojutimi, che aggiornerà ben tre volte, nel corso di una settimana soltanto, il suo record mondiale. Prima con questa performance da Christie’s ($ 1,7 milioni), appena sei giorni dopo da Sotheby’s con Teeter towards me ($ 1,8 milioni) e il 14 novembre da Phillips con Quirk my mannerism ($ 1,9 milioni). Vedi alla voce: vernice fresca e impennate febbrili. Nel frattempo, Richard Diebenkorn fissa un nuovo record (Christie’s, $ 46,4 milioni), in buona compagnia con Joan Mitchell (Christie’s, $ 29,2 milioni) e Fernando Botero (Christie’s, $ 5,1 milioni). Bene anche per la rarissima La Fine di Dio in bianco di Lucio Fontana – la forma ovoidale, una tela bianca visceralmente lacerata, quasi una superficie lunare – schizza a quota $ 20,6 milioni da Sotheby’s. È ancora il lusso, però, a rubare la scena: negli stessi giorni, una Ferrari GTO Tipo 1962, da Sotheby’s, polverizza la stima minima e corre a quota $ 25,6 milioni. Bonus track: dall’altra parte del mondo, da Christie’s Hong Kong, l’italiano Salvo corona la sua corsa verso il milione con l’aggiudicazione monstre de Il Mattino – le chiome tattili, i colori cangianti, marchi di fabbrica del pittore siciliano. Il suo turnover è passato in meno di 5 anni da $ 326.078 (2019) a $ 1 milione (2021), fino all’esplosione straordinaria di $ 9,9 milioni (2023). Si piazza alla posizione 162 del world ranking di ArtPrice, con un price index di +140.9%. Neanche a dirlo, uno degli artisti di punta dell’anno di grazia 2023.
Dicembre, ultimi affanni dell’anno che sta per finire. C’è la regina delle fiere e chiudere i giochi, nella sua veste glamour, patinatissima, a tratti kitsch, che ha nome Art Basel Miami (qui la nostra intervista al direttore Vincenzo de Bellis, nel giorno d’apertura). Le opere più costose? Phillip Guston, Painter at Night del 1979, offerta da Hauser & Wirth per la modica cifra di $ 20 milioni – perfettamente in pendant con la super retrospettiva di Guston alla Tate Modern di Londra, a mani basse tra le mostre più significative del 2023. Poi ancora Delta di Frank Stella, anno 1958, $ 45 milioni da Yares Art, finita invenduta. Ed ecco quindi l’epilogo, le immancabili pagelle di fine anno: $ 6,2 miliardi di fatturato per Christie’s (erano $ 8,4 nel 2022), $ 1,14 miliardi per Bonhams (la cifra migliore di sempre), € 217 milioni per Artcurial (anche qui, la maggiore performance della maison), la mitteleuropea Dorotheum dichiara il suo secondo miglior risultato dopo l’inarrivabile 2022 (che aveva fissato un traguardo di € 200 milioni). Sotheby’s ancora tace, ma già annuncia grandi novità per il 2024. C’è anche il verdetto di Phillips tra i grandi attesi – quest’anno, oltre alla nuova super sede asiatica, ha aperto uno spazio anche nel cuore di Milano. Cala il sipario.
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Peccato non avere qualche milione di sterline per potersi aggiudicare questo bellissimo ritratto eseguito da Gustav Klimt, il mio Artista preferito.
Sono sempre stato ricaricato moralmente nei miei tanti anni di pittura.
Grazie anche a voi di exibart per aver scritto di me nei primi anni 2000.