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Salvo-mania, l’anno di Salvo. Lo ripetono tutti nel mercato dell’arte, come una nenia impazzita. Nel luglio 2022, in Italia, da Blindarte, i colori cangianti e le nuvole tattili di Salvo – al secolo, Salvatore Mangione – fissavano un nuovo traguardo mondiale con La Valle (2003), final price € 156.250. Una cifra mai vista, allora, per l’artista di Leonforte, scomparso nel 2015 all’età di 68 anni. Poi la rincorsa: a novembre 2023, Il mattino (1994) schizzava rapido da Christie’s Hong Kong fino a quota $ 1,1 milioni, preceduto a ottobre dalla performance londinese di Il giorno fu pieno di lampi la sera verranno le stelle (1991), $ 841.137. Un record dopo l’altro, un respiro internazionale dopo l’altro, picchi e spasmi famelici, sempre più straordinariamente globali.
Così l’escalation di Salvo dà le vertigini degli artisti red-chip, quei giovani febbricitanti che scalano le vette, alla mercè dei capricci del mercato; ma lui è nato nel 1947, è cresciuto con Boetti, ha partecipato a Documenta 5 di Szeemann, alle edizioni 1976 e 1988 della Biennale di Venezia. E ora tutti lo vogliono, tutti lo inseguono tra gli stand e i cataloghi d’asta mondiali. «Salvo ha chiuso l’anno come artista italiano più ricercato all’estero, battendo nomi storicizzati», conferma a exibart Elena Zaccarelli, Senior Specialist, Head of Sale 20th/21st Century: Milan Online Sale. «Credo sia estremamente attuale, se si pensa a tanti iperrealisti che lavorano in campo internazionale». Poi sull’imminente futuro: «Mi aspetto che la tendenza prosegua nel 2024, da Christie’s continueremo a offrire opere di Salvo». Detto, fatto: c’è anche Salvo tra i protagonisti della 20th/21st Century: London Evening Sale di Christie’s del prossimo 7 marzo, il suo Untitled – colonne e capitelli in rovina, eppure senza storia, boschi e nuvole modellati come volumi elementari – sarà offerto per £ 100.000-150.000. Non a caso in catalogo vicino a Nicolas Party, e in bella compagnia con i capolavori di Boetti e Fontana. «Speriamo che si stabilizzi, permettendo all’artista di rientrare nell’Olimpo dei grandi maestri italiani».
Una svolta così rapida, per un nome nostrano, non si vedeva da tempo. Non è stata un’operazione lampo per Castellani, non è andata così nemmeno per Boetti, che nel 2022 ha raggiunto il tetto stellato di $ 8,8 milioni. Solo per rendere l’idea: questo mese Sotheby’s Italia ha lanciato The World of Salvo, una selling exhibition esclusivamente dedicata al pittore siciliano – è di scena a Palazzo Serbelloni, a Milano, fino al 29 febbraio. Su quei colori opalescenti puntano le case d’aste, tutte, nessuna esclusa, dentro e fuori i confini nazionali. Vedi Prima Primavera del 1996, $ 495.300 da Phillips (New York, 15 novembre 2023), La Valle del 2006, € 390.000 da Dorotheum (Vienna, 29 novembre 2023), Senza Titolo del 1994, € 201.600 da Casa d’Aste Capitolium (Brescia, 19 dicembre 2013). Una di seguito all’altra, un effetto domino su scala mondiale. In fiera è lo stesso, spopolano ovunque guizzi di paesaggi fiabeschi: Mazzoleni a Frieze Masters Seoul, lo scorso settembre, Repetto Gallery questo gennaio a Brafa, White Cube a dicembre ad Art Basel Miami Beach, Dep Art Gallery a miart, ormai quasi un anno fa. Proprio la milanese Dep Art, da ottobre 2023 a gennaio 2024, ospitava la monografica SALVO. Sicilie e città, l’ultima mostra dedicata all’artista siciliano dopo le personali – lungimiranti – del 2007, del 2010 e del 2017. E dà il colpo definitivo Gladstone Gallery, che valorizza il lavoro dell’artista con mostre come Capricci, a Bruxelles (fine 2023), o la straordinaria esposizione newyorkese del 2020, un’altra oculata benedizione internazionale. Da lì, il volo.
Menzione necessaria: è l’Archivio Salvo, dal 2016, a occuparsi della tutela e della rivalutazione dell’artista di Leonforte. Diretto da Cristina Tuarivoli, Clara Dagosta e Norma Mangione, migrerà adesso negli spazi della ex Norma Mangione Gallery, a Torino, che a dicembre ha chiuso i battenti dopo 15 anni con la collettiva Ghost Track. «Salvo è stato un artista incredibilmente prolifico, siamo nell’ordine delle migliaia di opere», rivela Norma Mangione nel corso del nostro scambio, a proposito dell’attività del padre. «Al tempo stesso, non ha mai voluto occuparsi di tenerne traccia, di creare un archivio. Per intenderci, non ha mai nemmeno fotografato un lavoro prima che uscisse dal suo studio». E ora ecco la sfida, catalogare l’intera – infinita – produzione e salvaguardarla, con l’obiettivo di creare un catalogo ragionato. «In questo senso, l’exploit di Salvo sul mercato ha un’utilità, sempre più collezionisti sono interessati a ricevere il certificato delle opere che possiedono e noi abbiamo modo di individuarle, di studiarle». Un condiviso chapeau.
«Salvo è profetico», rivela a exibart Marco Beretta, classe 1991, che di opere dell’artista, negli anni, ne ha raccolte parecchie. «Ti dice quello che il mercato desidera oggi, solo che lui lo sapeva in anticipo». Poi, a proposito della sua collezione: «Mi sono avvicinato a Salvo quando avevo 14 anni, ad una delle prime fiere che visitai con mio padre comprammo un piccolo dipinto». E che cosa ti conquista di lui? «È l’unico vero anello di congiunzione fra l’avanguardia degli anni ‘60 e la tradizione pittorica italiana del primo Novecento, e non solo», spiega. «È tanto accostabile a Giorgio De Chirico quanto a Robert Ryman. Ci può portare a parlare di Morandi, Rosai e Tomea, ma anche di Sol LeWitt e Boetti. E quelli che magari non conoscono bene gli artisti del passato rivedono nei suoi quadri Nicolas Party, Nicole Eisenman, Matthew Wong. Credo che dopo De Chirico non ci sia stato in Italia un pittore più trasversale».
Non è solo paesaggi, Salvo, quelli arrivarono dopo. Ci sono gli autoritratti, le mappe, ancora le lapidi che produsse tra il 1970 e il 1972 – Le armi dei tumultuosi nemici del 1972, nel 2023, ha fissato un nuovo record per la serie da Sotheby’s Italia, prezzo € 63.500. Ci sono le nature morte, accostamenti placidi di frutta, di lampade, di brocche, di oggetti quotidiani. E ancora di libri, la sua più grande ossessione – Il pericolo ha i suoi splendori (1989) andava all’asta nella primavera 2023, da Christie’s Italia, dritto fino a € 81.900. Alla fine della fiera, ecco il verdetto dell’annus mirabilis 2023: un turnover di quasi $ 10 milioni (era di $ 1,4 milioni nel 2022, di $ 326.078 nel 2019), + 146,7% di price index, una ripartizione geografica dei lotti al 44,9% in Italia – ma con collezionisti da ogni parte del globo, dall’America all’Asia, ben oltre i confini nazionali. E la storia continua, pare: da Casa d’Aste Capitolium, il 21 febbraio 2024, Minareto e due lampioni (1990) ha polverizzato la stima di € 50.000, passando di mano per € 163.800. «Gli altri decidono che è buono, che piace, che si può comprare», lo diceva Salvo nel 2014. «Se funziona così, va bene». Senza dubbio sibillino.
[L’articolo “Mercato dell’arte: sia Salvo chi può” è stato pubblicato sul numero 123 di exibart.onpaper. Scarica qui la tua copia digitale]