Storia e cronistoria del mercato dell’arte nel 2022. Un racconto per frame, per picchi, per schianti, più o meno approfonditi e intrecciati tra loro, per rievocare uno dopo l’altro i punti fermi di un anno non proprio convenzionale.
Bando alle nostalgie, comincia il recap. A partire da quella sfilata di Old Masters che lo scorso gennaio ha aperto, puntuale, le danze dell’art market internazionale, con L’Uomo dei Dolori di Botticelli aggiudicato da Sotheby’s per $ 45,4 milioni e un coro di voci indignate, basite – il confronto con il Beeple da $ 69,3 milioni già a portata di mano. «Può un NFT costare più di un vecchio maestro?», domandavano. «Silly little things», li definiva nel 2021 il pittore superstar David Hockney. Ma è già roba vecchia, nel ritmo frenetico del mercato. Febbraio passa veloce con il ritorno di fiere in giro per il globo, da Zona Maco a Città del Messico alla terza edizione di Frieze Los Angeles, fino ad ARCO, a Madrid. La rincorsa, da qui, è tutta a colpi di bid.
Il primo marzo, da Christie’s Londra, Girl with Closed Eyes di Lucian Freud trasforma in £ 15,2 milioni le sue efelidi sparpagliate, la sua pelle cremosa, quelle labbra socchiuse, mentre le volpi di Franz Marc fissano a quota £ 42,7 milioni un nuovo traguardo per l’artista di Monaco di Baviera. Appena un giorno dopo, la risposta, immediata: è record da Sotheby’s, a Londra, per l’iconico Impero delle luci di Magritte. In New Bond Street, la maison di Patrick Drahi trasforma la facciata del palazzo a immagine e somiglianza del suo lotto di punta e porta a casa una cifra stellare: $ 79,8 milioni per «un indiscusso capolavoro dell’arte del XX secolo» (Helena Newman, Chairman of Sotheby’s Europe and Worldwide Head of Impressionist & Art). A Parigi, il 23 marzo, volgeva al termine la nostra overview sui fatti del mercato, con quella piramide di fragole delicate di Jean-Baptiste-Siméon Chardin, da Artcurial, passata di mano per € 24,3 milioni (qui le rivendicazioni del Louvre).
Aprile, primavera. È la Biennale di Venezia a rubare i riflettori, va in scena nello stesso anno di Documenta a Kassel, in Germania, e di Manifesta a Prishtina, in Kosovo. Fatto più unico che raro. «La Biennale delle donne», così i giornali etichettano la fiera di Cecilia Alemani, e subito i riverberi si infittiscono e impreziosiscono le aggiudicazioni, i gusti, le ossessioni del mercato (ne parlavamo qui). Le mal oublié di Dorothea Tanning, da Christie’s, schizza a maggio al record di $ 1,4 milioni. The Garden of Paracelsus di Leonora Carrington, da Sotheby’s, polverizza le stime fino al tetto di $ 3,3 milioni. Ottimi risultati d’asta anche per Remedios Varo, Leonor Fini, Paula Rego – che muore proprio lo scorso giugno, dopo una lunga malattia. E poi il trend si fa macroscopico, in realtà, ingloba un mese dopo l’altro pittrici diverse, lontanissime, contemporanee. Come Flora Yukhnovich, classe 1990, il suo Moi aussi je déborde è volato quest’anno, da Phillips, a quota £ 1,7 milioni. O la mitica Anna Weyant, del 1995, che proprio in questo periodo è di casa a New York da Gagosian, con una mostra su Madison Avenue. Donne e mercato, a che punto siamo? Lo chiedevamo non a caso a Margherita Solaini, Specialist, Associate Director 20th Century e Contemporary Art di Phillips (qui la nostra intervista).
Maggio, New York, tempo di evening sales. Sotheby’s passa al vaglio i capolavori della Macklowe Collection, il secondo round, per un totale stratosferico pari a $ 922,2 milioni – fino a novembre, la cifra più alta mai raggiunta da una collezione all’incanto, superiore anche agli 835,1 milioni della Rockefeller Collection (Christie’s, 2018). Phillips fa scintille, il suo Basquiat da $ 85 milioni è l’opera più cara della storia della casa d’aste e avrà un certo peso, più avanti, nel bilancio annuo finale. La schiena nuda di Kiki de Montparnasse, ne Le violon d’Ingres di Man Ray, strappa da Christie’s il primato di fotografia più costosa di sempre, con una vendita da $ 4,3 milioni. Sempre da Christie’s, Shot Sage Blue Marilyn di Andy Warhol diventa in una notte l’opera più costosa del XX secolo e la seconda in assoluto, dietro all’imprendibile Salvator Mundi di Leonardo ($ 450 milioni. Christie’s, 2017). Altri picchi del mese: la collezione della filantropa Anne H. Bass da Christie’s New York (totale: $ 363,1 milioni), una Maddalena Penitente di Tiziano transitata a Vienna da Dorotheum (€ 4,8 milioni), un disegno riscoperto di Michelangelo da Christie’s Parigi (€ 24 milioni), il diamante bianco più grande mai passato all’incanto, offerto da Christie’s, a Ginevra, per CHF 21,7 milioni ($ 21,9 milioni).
Giugno, tutti ad Art Basel, inizia la maratona delle fiere – tra gli highlights di Basilea anche un grande ragno in acciaio di Louise Bourgeois nello stand di Hauser & Wirth, venduto in quattro e quattr’otto, all’apertura, per $ 40 milioni. Poi la 67esima BRAFA, con 15.000 opere raccolte sotto lo stesso tetto, nella nuovissima venue del Brussels Expo e l’allestimento elegante firmato da Arne Quinze. Si vola a Maastricht con TEFAF, vetrina privilegiata di 7000 anni di storia dell’arte, spiccano tra gli espositori anche molti italiani, inclusi Bottegantica, Maurizio Nobile e Alessandra Di Castro. E le aste? A fine mese, Christie’s torna con la sua immancabile staffetta da Londra a Parigi, per un totale brillante di £ 203,9 milioni. In direttissima da Londra, da Sotheby’s, Study for Portrait of Lucian Freud di Francis Bacon tocca il tetto stellato di £ 43,3 milioni – il nono prezzo più alto per il pittore inglese. Dall’altra parte del mondo, a Hong Kong, le vendite 20th Century & Contemporary Art & Design di Phillips totalizzano HK $ 357 milioni, mentre da Bonhams il primo orologio misterioso di Cartier trova un acquirente per HK $ 6,9 milioni dopo una bidding battle di oltre 50 rilanci – oltre quattro volte la sua stima iniziale.
Luglio, ultimi spasmi prima della pausa estiva, si riparte dal via con gli old masters delle majors. Da Christie’s, a Londra, la Ninfa della Primavera di Lucas Cranach il Vecchio («così personale e perennemente seducente», scriveva lo storico dell’arte Kenneth Clark) fissa un nuovo world auction record da £ 9,4 milioni. La risposta di Sotheby’s arriva forte e chiara con la Master Sculpture from Four Millennia di Londra, a partire da quella noce da preghiera in legno intagliato del XVI secolo, che passa veloce dalla stima di £ 60.000, fino all’aggiudicazione monstre da £ 604.800. A Hong Kong, la maison Poly Auction celebra il decimo anniversario il 13 luglio con una vendita di Modern and Contemporary Art, tra i maestri orientali Zao Wou-ki e Yayoi Kusama e i protagonisti western come Jean-Michel Basquiat, Adrian Ghenie, le torte patinate di Wayne Thiebaud.
Agosto, chiudono i battenti le major in giro per il globo. Ma già Christie’s annuncia il colpo di scena: la vendita, a novembre, della collezione di Paul Allen, il co-fondatore di Microsoft, e già si pregustano – non senza ragione – nuovi scossoni tra le classifiche del mercato. Nel frattempo, Simon de Pury sfodera il suo asso nella manica lanciando un nuovo formato d’asta dove i lotti vengono affidati non da privati, da collezionisti, ma direttamente dagli artisti e dalle gallerie. Il primo tentativo è un successo, si intitola WOMEN: Art in Times of Chaos. Non solo. A Singapore, Sotheby’s torna con un incanto in presenza dopo 15 anni di stop. È l’ennesimo – oculatissimo – passo della sua avanzata a Est, confermata pochi mesi più avanti dall’annuncio di una nuova super-sede nel 2024 al Central, nel cuore finanziario di Hong Kong.
Settembre inizia a Seoul, si aprono al COAX Center i battenti della primissima edizione di Frieze nella capitale coreana – prosegue l’espansione a Oriente, ancora e ancora. Pochi giorni dopo, al Javits Center, 247 gallerie son già pronte ad animare lo storico Armory Show di New York. Nel frattempo, qualche segnale dalle aste, che riscaldano i motori in vista dell’autunno: da Bonhams, Ernie Barnes prosegue con le sue performance fuori dagli schemi, Solid Rock Congregation del 1993 passa senza indugio da una stima di $ 500.000 all’aggiudicazione di $ 1,6 milioni. Phillips annuncia la nuova partnership strategica con Yongle, la principale casa d’aste cinese, e con questa una serie di aste mirate tra Hong Kong e Pechino. Il fine? Raggiungere un pubblico sempre più esteso, globale, senza limite di spazi né categorie.
Ottobre, il cuore del mercato dell’arte si spacca in due. Prima a Londra, con Frieze London e Frieze Masters, tra booth superstar, vecchi maestri e nuovi artisti che scalpitano impazienti – da Gagosian, per dirne uno, tutti i riflettori sono puntati sulla giovane Jadé Fadojutimi, classe 1993. Ma anche con 1-54, la Contemporary African Art Fair giunta quest’anno al suo 10° anniversario. Negli stessi giorni, sempre a Londra, un Sacco e Rosso di Alberto Burri guida la vendita di Phillips (£ 3 mililioni), mentre le luci rosa del primo mattino di David Hockney, da Christie’s, raggiungono quota £ 20,9 milioni. Poi il salto, oltre la Manica. Tra gli sfavilli della Ville Lumière, fa il suo ingresso, trionfale, l’attesissima Paris+ par Art Basel (l’esito finale? Date un’occhiata qui). A corredare il momento, la nuova Thinking Italian di Christie’s Paris, con un acclamato record mondiale per Alighiero Boetti (€ 4,7 milioni) e la sua mappa gigante in rosa – presto scalzata da Sotheby’s, a New York, nemmeno un mese più tardi, con una vendita clamorosa da $ 8,8 milioni.
Rush finale, novembre. L’attesissimo novembre di Paul Allen ruba la scena del mercato internazionale. In una notte soltanto, da Christie’s, a New York, Les Poseuses, Ensemble di Georges Seurat vola a $ 149,2 milioni, La Montagne Sainte-Victoire di Paul Cézanne passa di mano per $ 137,8 milioni, Verger avec cyprès di Vincent Van Gogh trova casa per $ 117,2 milioni. E poi ancora Maternité II di Paul Gauguin ($ 105,7 milioni), Birch Forest di Gustav Klimt ($ 104,6 milioni), Large Interior di Lucian Freud ($ 86,3 milioni). Esito finale: $ 1,6 miliardi. Neanche a dirlo, sono loro i top lot assoluti del 2022 – potete leggere la classifica qui. Altri highlights del mese: gli stand di Paris Photo e la prima edizione di Fine Arts Paris & La Biennale; una sfilza di capolavori del XX e del XXI secolo da Christie’s, a New York, inclusi i lotti della Collezione Agrati; la vendita da white gloves di Sotheby’s, incluso il record mondiale di Mondrian, una composizione da $ 51 milioni; il design italiano va all’asta a Parigi, sfilano nomi come Gio Ponti ed Ettore Sottsass sotto il martello ventennale di Artcurial; ancora un’aggiudicazione da $ 41,6 milioni per Cy Twombly, le tinte rosso sangue, rosso vino di Untitled guidano la 20th Century and Contemporary Art di Phillips New York.
Dicembre. Prima la più grande edizione di Art Basel Miami Beach, tra le palme della Florida. Poi il finale di partita, con la carrellata di applausi, di risultati finali. Presto svelato il podio. È Christie’s la capolista, con un fatturato stellare da $ 8,4 miliardi. Segue Sotheby’s, al secondo posto con $ 8 miliardi. Per finire Phillips, $ 1,3 miliardi, vale a dire il totale più alto di sempre nella storia della maison, per il secondo anno consecutivo. Cala il sipario.
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