Dopo mesi di sospensione, incertezze e slittamenti vari, miart 2020 è arrivata; o meglio, è approdata sulla piattaforma con cui l’evento inaugura la sua primissima edizione digitale. Organizzato da Fiera Milano e diretto da Alessandro Rabottini, il nuovo format segna così la ripartenza dell’arte, di Milano, della Regione e, insieme, di un Paese che è rimasto intorpidito troppo a lungo.
Ed eccoci allora a visitare in anteprima gli oltre 130 espositori nazionali e internazionali che ieri hanno aperto le porte (virtuali) alla preview, e che da domani fino al 13 settembre saranno visibili al grande pubblico. Il sito, creato da Artshell, è molto intuitivo, d’impatto, suddiviso per aree tematiche che consentono di indagare tra opere, espositori ed eventi; ma anche insight, percorsi personalizzati suggeriti dai curatori e la possibilità di interagire in chat con i galleristi. L’idea, come da tradizione, è quella di abbracciare in un unico sguardo arte moderna, contemporanea, arte emergente e design, per creare storie e dialoghi che valicano i limiti del presente.
Tra nostalgie e sentimentalismi diffusi, tentiamo quindi una prima ricognizione. Riconosciamo tra gli altri alcuni dei titani che rendono questa fiera l’epicentro dell’arte milanese e che, dopo mesi di assenza, sembrano rassicurarci che tutto tornerà come prima. C’è la Repetto Gallery, che espone tra gli altri Pier Paolo Calzolari, Lucio Fontana, Bruno Munari ed Elisabetta Gut; c’è la Cardi Gallery, che ci accoglie nel suo spazio digitale con Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Mimmo Rotella e Shozo Shimamoto; e c’è Lia Rumma, dove il neon diExistential True #10 di Joseph Kosuth sembra fare il verso a questo 2020 sciagurato. E ancora, troviamo Clima, Nilufar Gallery, RIBOT gallery, Studio Guastalla, Galleria Poggiali, Mimmo Scognamiglio, MARCOROSSI artecontemporanea, Cortesi Gallery, Dep Art Gallery, Galleria Continua e tutti gli altri grandi protagonisti di questa edizione che potete leggere qui.
Altra grande certezza che si riconferma, inoltre, è il sostegno di Fondazione Fiera Milano, con il suo contributo di 50.000 euro per valorizzare l’arte contemporanea; e, per concludere, il dinamico contesto della Art Week, che da anni rende orgogliosi i milanesi con esposizioni ed eventi straordinari (seppur limitati, stavolta, dalle contingenze dell’epidemia).
Insomma, ci mancano i grandi eventi dal vivo? Senza dubbio. Ci manca perfino il mal di testa da fiera, quello inevitabile dopo giorni di relazioni sociali a cui non siamo più abituati. Ma non vedevamo l’ora di rimetterci in moto e questo era l’unico primo passo possibile. Buon miart 2020, allora.
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