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L’anno di Christie’s è tutto in una colorata infografica, pubblicata ieri dal New York Times. L’azienda, a differenza della sua rivale Sotheby ’s che quotata in borsa, è di proprietà del miliardario francese François Pinault, e non è tenuta a riferire sulla redditività delle sue mosse.
La società ha incassato 4,8 miliardi di sterline (7,4 miliardi di dollari) dalle vendite, la seconda cifra più alta di sempre, ma vede un calo del 5 per cento rispetto all’anno precedente. Il ribasso maggiore lo ha subito il reparto di vendite private (39 per cento), mentre la crescita più netta si osserva nel campo dell’arte Moderna e l’Impressionismo che hanno toccato i 2 miliardi di dollari, il 47 per cento in più rispetto all’anno precedente. Christie’s continua a guidare il mercato anche nel dipartimento del Dopoguerra e dell’Arte Contemporanea che ha fatturato un totale di 2,2 miliardi, in diminuzione del 20 per cento rispetto all’anno precedente.
Nonostante la crisi un buon 5 per cento di nuovi compratori arriva dalla Cina, ma in generale dalle Americhe sono arrivati 2,4 miliardi (in aumento del 19 per cento) e dall’Europa 1,4 miliardi, in calo del 18 per cento. Da escludere dalle città con il segno meno, Parigi, che con 159 milioni spesi è cresciuta del 15 per cento.
La strategia di Christie’s delle vendite tematiche ha attirato il 30 per cento di nuovi clienti, e cresce con grande velocità anche la clientela digitale della compagnia, che ha portato il 13 per cento dei compratori del 2015 ad operare sul sito Christie’s.com. Nonostante gli sforzi fatti, le vendite record di Modigliani e Picasso, i collezionisti sono davvero diventati più cauti, portando ad un calo anche le aziende che trainano il mercato. (Roberta Pucci)