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Negli ultimi anni il Qatar, e in particolare Doha, la capitale del più piccolo degli Emirati Arabi, si è guadagnato un posto di primo piano nella scena dell’arte contemporanea. Musei, Centri d’arte e soprattutto collezionisti sono comparsi alla ribalta internazionale, a cominciare dalla sceicca Mozah bint Nasser al-Missned, collocata dalla rivista Forbes al 79esimo posto nella classifica delle 100 donne più potenti del mondo, anche per il suo impegno nella promozione dell’arte nel suo Paese. Ma ora il mondo culturale qatarino perde uno dei suoi esponenti più illustri e più chiacchierati, quello anzi che per alcuni anni è stato considerato il più grande collezionista del mondo. A soli 48 anni, due giorni fa (la notizia è stata diramata solo ieri), è morto nella sua casa di Londra lo sceicco Saud Bin Mohammed Al-Thani, per cause probabilmente naturali.
Al Thani era cugino alla lontana dell’attuale emiro Tamim bin Hamad (primo figlio della sceicca Mozah bint Nasser al-Missned) ed è stato ministro della cultura dal 1997 fino al 2005. Collezionista d’arte, invece, lo è rimasto fino alla fine, distinguendosi per essere un compratore onnivoro, ma non sempre limpido. Appassionato di arte antica, in particolare cinese e islamica (molti pezzi della sua collezione di questo settore sono in mostra al Museo di Arte Islamica di Doha), ma anche di quella moderna e contemporanea. Avido frequentatore di aste per accaparrarsi pittura, scultura e fotografia, ma anche auto d’epoca, gioielli, mobili e addirittura biciclette, in breve Al-Thani non badava a spese.
Nel 2005 però la sua stella si oscura, gli piovono addosso sospetti relativi alle collezioni messe insieme: appartengono allo sceicco o al Qatar? Al-Thani è indagato e messo agli arresti domiciliari. Nel 2012 il giudice della Corte di Londra emette una sentenza congelando 15 milioni di sterline, la cifra che Saud Bin Mohammed Al-Thani dovrebbe pagare a diverse case d’asta. Baldwin, Dmitry Markov Coins & Medals; M & M attendono ancora il saldo. E ora che lo sceicco non c’è più il contenzioso rimane aperto mentre, c’è da giurarlo, case d’asta e mercanti di mezzo mondo piangono tristemente la sua perdita (Martina Corbetta).