Dopo Comedian di Maurizio Cattelan esposta sulla bianca parete dello stand di Perrotin, l’arte contemporanea torna a far parlare di sé ad alta voce durante Art Basel Miami. Se infatti bastò una banana e del nastro adesivo argentato per scatenare le reazioni più disparate e accese, questa volta solo il dio dell’arte sa cosa succederà. In occasione di Art Miami, una delle fiere parallele durante la settimana di Art Basel, Narine Arakelian ha messo in vendita la sua prima opera NFT – Non Fungible Token, quindi un codice unico e non replicabile riferito a un dipinto, Live, parte di un trittico insieme a Love e Hope, e un contratto per il quale l’acquirente sarà il legittimo proprietario anche delle ovaie dell’artista armena. Arakelian si aspetta che la persona che acquisterà l’NFT concepisca effettivamente un bambino dalle sue ovaie, auspicando che “l’opera” sia acquisita da una coppia con problemi di fecondità.
«Sono così felice di mettere al mondo un bambino attraverso le mie opere d’arte», ha detto Arakelian, già madre di un figlio di 21 anni: «È un bellissimo atto di creatività fare il dono dell’arte e della vita». «Le mie opere d’arte sono tutte mie figlie e il fatto che questa produca effettivamente un bambino è meraviglioso», ha continuato l’artista, al limite del troll. «L’opera avrà sempre un significato speciale per l’acquirente» ma Arakelian ha anche chiarito che «Il bambino sarà un bambino una volta nato, non un’opera d’arte». A prescindere dallo status del pargolo, si tratta di una bella responsabilità per il collezionista e infatti, a quanto pare, l’opera non è stata ancora venduta.
Mentre gli ordinamenti giuridici di molti dei Paesi dell’Europa occidentale, tra cui l’Italia, vietano la vendita di ovuli ma ne permettono la donazione, negli Stati Uniti è legale ma non tra privati bensi alle cliniche della fertilità. Offrire i propri ovociti a scopi riproduttivi permette di guadagnare dai 7mila ai 25mila dollari per donazione, che vengono riconosciuti non per il commercio dei gameti ma come rimborso per il tempo e il disagio.
Nata il 13 maggio 1979, di origini siberiane, Narine Arakelian è un’artista interdisciplinare e nella sua ricerca, incentrata su questioni sociali, politiche e culturali, combina diversi linguaggi ed espressioni, tra performance, installazione, scultura, video, pittura e tecnologie digitali. Laureata allo State Surikov Institute di Mosca nel 2015 e attualmente a Los Angeles, Arakelian ha esposto anche in Italia, alle Biennali d’Arte Contemporanea di Venezia del 2015, 2017 e 2019.
In particolare, durante l’edizione del 2019, per il Padiglione dell’Armenia trasformò la scala a chiocciola dello storico Palazzo Contarini del Bovolo in un faro multicolore. All’interno del palazzo, inoltre, l’artista presentò poi dei tessuti e degli oggetti di vetro, realizzati allo Studio Abate Zanetti di Murano, oltre che una performance, durante la quale attraversava le sale espositive spogliandosi progressivamente, fino a rimanere nuda. Nel 2018 era stata anche a Palermo, per Manifesta XII, con un solo show al Mercato di Ballarò.
Un anno di successi e riconoscimenti nell’arte contemporanea.
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