Maggio, New York, che la stagione delle grandi aste abbia inizio. Sfiora i 27 gradi il termometro tra i grattacieli della Grande Mela, s’infuoca di pari passo quello dell’art market internazionale. Pochi dubbi da una parte all’altra del globo, è New York la capitale indiscussa dell’industria dell’arte; la solletica appena l’espansione strabordante di Parigi, pochi graffi anche dall’irruenza spasmodica di Hong Kong – che eppure incombono, che pure attaccano con format e risultati sempre più sensazionali. Non basta. È ancora Manhattan la regina delle bidding battles milionarie; e anche oltre, in effetti, il tetto del miliardo è stato scoperchiato da quella Paul Allen Collection che, lo scorso novembre, ha irrimediabilmente infranto i limiti della percezione mondiale. Adesso l’inizio di una nuova saga, si riparte dai bagliori del Rockefeller Center. Occhi puntati sulla selezione di Christie’s.
Detto, fatto. 6:45 pm, inizia il tour de force. Sfilano uno dopo l’altro i 16 capolavori appartenuti a S.I. Newhouse, il leggendario imprenditore di Condé Nast che ha radunato «uno dei gruppi d’arte più preziosi in mani private». Solo per rendere l’idea: la Marilyn da $ 195 milioni passata lo scorso anno sotto il martello di Christie’s – sempre a New York, guarda caso – era appartenuta tra gli altri al magnate dei media americano. Ed eccoci: il primo lotto fa subito i fuochi d’artificio, è l’opera Senza titolo di Lee Bontecou, schizza veloce da $ 5 milioni fino a $ 8,7 milioni. Segue L’Arlésienne di Pablo Picasso, una Lee Miller del 1937 resa con una tavolozza vibrante, come la più scanzonata caricatura. Esito (garantito): $ 24,6 milioni.
È il turno di Francis Bacon, la sala rallenta, sospira, è in tensione – l’auctioneer la scioglie con una risata. Qualche minuto di rilanci, il piccolo Self-portrait allucinato a tinte turchesi e magenta chiude a $ 34,6 milioni – oltre la stima alta di $ 28 milioni, ancora lontano dal record assoluto di $ 106,4 milioni (Christie’s, 2013). Gli ultimi numeri. C’è un omaggio di Lucian Freud al maestro francese Chardin tra gli highlights di Christie’s, «un’impressionante dimostrazione di bravura tecnica e un atto di deferenza nei confronti della storia dell’arte», dicono dalla maison. Fair warning, i rilanci chiudono a $ 3,8 milioni. Lo scorso novembre, tra le performance straordinarie della Paul Allen Collection, l’omaggio di Freud a Watteau toccava il record di $ 86 milioni. Un Decoy di Jasper Johns da $ 10,8 milioni, un Bolsena di Cy Twombly da $ 20 milioni, un Orestes di Willem De Kooning da $ 30,9 milioni (il sesto miglior traguardo per l’artista all’asta). Fine primo round, 100% dei lotti veduti: è di $ 177,8 milioni il totale della collezione Newhouse.
Una breve pausa, cambio della guardia, arriva Jussi Pylkkänen a orchestrare la 20th Century Evening Sale. Gli highlights della seconda sessione: una sfilza di opere di Ed Ruscha, da Business ($ 630.000) a Burning Gas Station ($ 22,3 milioni) a Do you think she “has it”? ($ 1,9 milioni). Nessuno scoppio per Philip Guston, Chair non raggiunge la stima bassa, si ferma a quota $ 9,6 milioni. Grande entusiasmo e applauso fragoroso per Square de la Trinitè di Renoir invece, la sua luce brillante – esposta in una serie di importanti mostre nel corso del XX secolo, inclusa quella al Metropolitan Museum già nel 1937 – conquista la sala per $ 11,9 milioni (a partire da una stima di $ 4-6 milioni). Poi due grandi attesi: Les Flamants di Henri “Le Douanier” Rousseau, prezzo $ 43,5 milioni, nuovo record che ha scalzato di 10 volte l’ultimo traguardo per l’artista, raggiunto esattamente 30 anni fa; e ancora uno dei fiori sensuali, astratti, su larga scala, di Georgia O’Keeffe, un iris nero per la precisione, che passa elegante da $ 5-7 milioni fino a $ 21,1 milioni.
Ultimi baluardi. Senz’altro Nature morte à la fenêtre di Pablo Picasso, dipinto nel suo annus mirabilis, il 1932 – chiaramente ispirato dalla giovane amante, Marie-Thérèse Walter, e al tempo stesso dai monumentali busti in gesso che avevano occupato l’artista nel corso del 1931. Verdetto: $ 41,8 milioni. Poi un Gerhard Richter monumentale, 200 x 180.7 cm ($ 11,3 milioni), un iconico Hippopotame II Bar di François-Xavier Lalanne ($ 7,6 milioni), un invenduto Mina-Mona di Paul Gauguin, un Alex Katz che non poteva mancare, dopo la retrospettiva al Guggenheim di New York ($ 2,5 milioni). Siamo alla resa dei conti, totale della vendita: $ 328,8 milioni. Prova superata – ma cauta – sotto il cielo di New York.
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