Sweet november, o forse è più dolceamaro il clima delle aste se è la parola crisi a imperversare lì fuori. Eppure. Eppure le major Sotheby’s e Christie’s hanno radunato un notevole bottino anche in aria di tempesta, vedi l’Impero delle Luci di Magritte dalla Ertegun Collection, stimato oltre $ 95 milioni (nell’anno di grazia 2024 è il primo lotto a sfiorare quota $ 100 milioni), vedi la famigerata banana di Cattelan da $ 1 milione che non ammette scivoloni, ben munita di istruzioni per l’uso e di benedicente garanzia. Totale di partita, tutto sommato: stima $ 1,2-1,6 miliardi (in calo di un terzo rispetto al 2023, quando la stima aggregata partiva da $ 1,8 miliardi, ma con tre quarti dei lotti offerti rispetto ad allora). Il tutto proprio mentre il nuovo report di Art Basel e UBS stilato da Clare McAndrew dichiara transazioni vivaci nelle fasce medio-basse del mercato e una contrazione per le opere vendute oltre i $ 10 milioni – leggi: quelle che passano alle aste di Sotheby’s e di Christie’s a New York, con tanti saluti alle bidding battle fameliche, che lasciano il posto a stime prudenti e rilanci oculatamente compassati. Eppure, eppure. Parole d’ordine: nomi altisonanti, lotti rari e garanzie milionarie, inizia la settimana delle aste di New York.
Parte Sotheby’s oggi, lunedì 18 novembre, con la collezione di Sydell Miller, imprenditrice e filantropa americana – qualcuno la chiamava the queen of the beauty industry, e lei raccontava con certezza di collezionare solo ciò con cui si sentiva «davvero in sintonia». Dichiara Charles F. Stewart, CEO di Sotheby’s: «Ciò che spicca è il filo conduttore che attraversa ogni dipinto, scultura e oggetto, vale a dire l’occhio di Miller per la bellezza, così come la intendeva in modo innato». Non la collezione di Paul Allen da $ 1,5 miliardi in una notte soltanto (da Christie’s, nell’annus mirabilis 2022) né quella di Emily Fischer Landau da Sotheby’s, nel 2023 (dove già soltanto la Femme à la montre di Picasso trovava un acquirente per $ 139,4 milioni); ma ci sono – tra gli altri – le Ninfee di Claude Monet all’appello (stima su richiesta, dovrebbe aggirarsi intorno ai $ 60 milioni), la geometria esuberante di Wassily Kandinsky (stima $ 15-20 milioni), il delizioso tavolo intrecciato di alberi ed elefanti dorati, alla maniera sognante di François-Xavier Lalanne (stima $ 4-6 milioni). Non solo, se non fosse abbastanza. Nella stessa serata, Sotheby’s dà il colpo finale con una trentina di lotti della sua tradizionale Modern Evening Auction: da Leonora Carrington con La Grande Dame, il capolavoro in scultura dell’artista surrealista, la strega, l’incantatrice contemporanea (mentre il dipinto per eccellenza passava sotto il martello lo scorso maggio, sempre da Sotheby’s, I piaceri di Dagoberto s’intitolava, dritto fino al record di $ 28,5 milioni), stima $ 5-7 milioni; fino a un altro pezzo da museo, quel Torse de jeune fille di Henri Matisse («Un’ora fa ho finito la mia tela con la finestra araba di Ibrahim», scriveva nel 1921 alla moglie. «Sono molto felice, è deliziosa. Mi ha dato problemi ma penso che ci sia»), stima $ 12-18 milioni. Nota a margine necessaria: proprio un soggetto simile, nel 2018, fissava il record assoluto per l’artista, quando Odalisque couchée aux magnolias è passato dalla competitor Christie’s per $ 80,8 milioni.
Ma è giovedì 21 novembre, con The Now and Contemporary Evening Auction, che la maison di Patrick Drahi (e del fondo sovrano ADQ di Abu Dhabi, che ne ha appena acquisito una quota di minoranza) regala i grandi battiti della stagione. O, per lo meno, in termini di hype generale. Prima con i giovanissimi, i cosiddetti artisti red-chip, Louis Fratino – super protagonista della quasi-giunta-al-termine Biennale di Pedrosa e della maxi mostra al Centro Pecci – in prima linea con le sue Anemoni e mimose da $ 100.000-150.000, e in bella compagnia con Jadé Fadojutimi ($ 500.000-700.000) e Hilary Pecis ($ 300.000-500.000). Poi con i titani del XX e del XXI secolo, e quindi: spazio all’iconica Woman in Tub di Jeff Koons che non compariva all’asta dal lontano 2001, è stata esposta nei musei più importanti in giro per il globo, dallo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1992 al Whitney Museum of American Art di New York nel 2014. Stima $ 10-15 milioni – neanche un prezzo fuori misura per l’artista contemporaneo vivente che, ad oggi, è ancora il più caro di sempre. Vedi alla voce: stime prudenti. Di una certa rilevanza anche la bandiera americana di Ed Ruscha, Georges’ Flag, stima $ 8-12 milioni, e così Untitled XXV di Willem de Kooning, offerto in prestito prolungato alla Tate di Londra dal 1994 al 1997 – che si traduce oggi con un pronostico di $ 9-12 milioni. Last but not least, la famigerata Comedian di Cattelan, la banana attaccata a uno strappo di scotch venduta per la prima volta ad Art Basel Miami nel 2019 («ah, questa è arte?»), e ora pronta a fare ancora più scalpore con una stima di $ 1 milione. Ve ne parlavamo in questo articolo, a poche ore dall’annuncio della maison.
E Christie’s? Non resta certo a guardare. Il pezzo forte della settimana è in calendario martedì 19 novembre, con quell’Impero delle Luci del 1954 che il CEO Guillaume Cerutti definisce «una delle opere più significative mai offerte da Christie’s». Proviene dalla collezione di Mica Ertegun, figura leggendaria dell’interior design, è iconico, immediatamente riconoscibile, ha un curriculum straordinario, un’altra versione è attualmente in mostra al Centre Pompidou di Parigi. La stima? «In excess of $ 95 million», ma ufficialmente «su richiesta». E con tanto di antecedenti illustri – e recentissimi – ad aprire la strada: nel 2022 un altro Empire des Lumières transitava in New Bond Street da Sotheby’s dritto fino al traguardo di £ 59,4 milioni (circa $ 79,8 milioni); poi a ruota, ancora da Sotheby’s, la versione di Mo Ostin, lo storico dirigente della Warner Bros ($ 42,3 milioni); e per finire, nel novembre 2023, quella appartenuta al banchiere Nelson A. Rockefeller, la esitava il martello di Christie’s per $ 34,9 milioni. Nessun rischio di flop, per il garantitissimo capolavoro Ertegun. Martedì sera, al Rockefeller Center, avremo un nuovo traguardo da festeggiare.
Altri highlights a zig zag dai cataloghi di Christie’s. La 20th Century Evening Sale sfodera dal cappello uno straordinario Ed Ruscha del 1964, s’intitola Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half, è appartenuto al magnate texano Sid Bass ed è stato strategicamente esposto nell’importante retrospettiva Now / Then di Ruscha al MoMA di New York e al Los Angeles County Museum of Art. La stima è su richiesta, ma si aggira intorno ai $ 50 milioni. Ed è seguita a ruota dai $ 20-30 milioni per Alberto Giacometti e da $ 15-20 milioni per Joan Mitchell, per restare in aria di capolavori a sette cifre. Ultimo pit-stop, giovedì 21 novembre: un Untitled di Jean Michel Basquiat da $ 20-30 milioni, Large Vase of Flowers di Jeff Koons da $ 6-8 milioni, una zucca di Yayoi Kusama da $ 6-8 milioni. Tra la vernice fresca, occhio a Lucy Bull (stima $ 600.000-800.000), Jonas Wood ($ 700.000-1 milione), Hernan Bas ($ 600.000-800.000). È il martello a decretare il valore, last chance to bid.
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