È un tentativo in bronzo di «controllare il caos» l’opera più iconica di Louise Bourgeois. Una serie di lavori che traducono su larga scala il dolore incommensurabile della perdita della madre Joséphine, scomparsa prematuramente nel lontano 1932 – ci volle parecchio tempo, dopo, per provare a metabolizzare. Prima sulla carta, intorno al 1947, poi negli anni ’90, con le sculture a mo’ di ragno che ritroviamo oggi nei maggiori musei, sparpagliati senza limiti in giro per il globo. Ma anche in una mega galleria come Hauser & Wirth, a partire dall’esemplare titanico esposto a Monaco nel 2021. «Perché un ragno?», scriveva l’artista. «Perché la mia migliore amica era mia madre e lei era intelligente, paziente, capace di calmare, ragionevole, delicata, sottile, indispensabile, ordinata e utile, come un ragno», rispondeva. Ed ecco che uno Spider del 1996, colossale, oltre 3 metri d’altezza e più di 6 in larghezza, fa capolino all’asta da Sotheby’s, tra i top lot della primavera di New York. La stima? $ 30-40 milioni. Vale a dire la valutazione pre-asta più alta mai dichiarata per Bourgeois, nonché una delle opere di maggior valore di un’artista donna mai battute all’incanto (il titolo spetta a Georgia O’Keeffe dal 2014, per quel White Flower No. 1 da $ 44,4 milioni). Zona record all’orizzonte.
«Per quanto sia sconcertante immaginare che Louise Bourgeois abbia creato la serie Spider a 80 anni», commenta David Galperin, Sotheby’s Head of Contemporary Art, New York, «si tratta di un motivo che aveva iniziato a sperimentare quattro decenni prima, a testimonianza del potere simbolico che il ragno ha avuto nel corso della sua vita». Poi la svolta: «Il ragno è diventato un’icona globale, riconoscibile da tutti grazie alla sua presenza prominente nelle istituzioni culturali di tutto il mondo». Dal Guggenheim Museum di Bilbao alla Tate Modern di Londra, dal San Francisco Museum of Modern Art alla National Gallery of Art di Washington. Personalissimo, senz’altro riconoscibile, al tempo stesso universale. All’asta, il record assoluto per un ragno di Bourgeois risale al 2019, quando Christie’s esitava un esemplare di oltre 3 x 7 metri per la cifra monstre di $ 32,1 milioni.
Si torna al presente. Lunghe zampe affusolate, come le mani della madre, tessitrice abile e instancabile restauratrice di arazzi («Vengo da una famiglia di riparatori, il ragno è un riparatore», diceva Louise); la resa gigante dell’animale, predatore spaventoso e struttura protettrice, insieme (sono solo tre gli altri Spiders su larga scala di Bourgeois mai battuti all’asta); figura squisita ma severa, familiare e inquietante, in ogni caso ingombrante, fisicamente impossibile da dimenticare. C’è tutto questo nell’opera offerta il prossimo maggio da Sotheby’s, per di più condito da un plus niente male – anche in termini di valutazione pre-incanto: la scultura proviene dalla Fundação Itaú di San Paolo, è rimasta nella stessa prestigiosa collezione per oltre due decenni. Non solo: già nel 1996, anno della sua creazione, veniva esposta alla XXIII Biennale di San Paolo – la stessa di cui proprio l’artista disegnava il logo, un disegno a spirale che richiama, ancora una volta, un’intricata ragnatela.
Dimensioni straordinarie, provenienza d’eccezione, un lavoro di per sé indubbiamente iconico, riconoscibile anche senza prefazioni. Già qualcuno urla al record, tra le fila speranzose del mercato. Esito finale a maggio, fair warning.
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