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Grande entusiasmo per Young Man Holding a Roundel di Botticelli, il ritratto acquistato tra gli Old Masters di Sotheby’s per oltre $92 milioni (ve ne parlavamo qui, poco dopo l’aggiudicazione). Il Giovane uomo con in mano una medaglia, dicevamo, è il secondo dipinto antico più costoso di sempre, sul podio dopo il controverso Salvator Mundi di Leonardo ($450 milioni), finito chissà dove. «Questo risultato», ha commentato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, «testimonia lo straordinario valore, anche economico, che in tutto il mondo viene riconosciuto al pittore fiorentino».
Ma «the ultimate Renaissance portrait» – come lo definiscono gli esperti – non è stato l’unico capolavoro a polverizzare le aspettative. La vendita Master Paintings & Sculpture Part I ha realizzato $114.6 milioni, in una sfilata di nomi da Luca della Robbia a Tintoretto a Willem van Aelst; e non sono mancati gli invenduti (ben 13, tra cui un Bouguereau) e i lotti ritirati (3), incluso il piccolo Abraham and the Angels di Rembrandt stimato 30 milioni. Di seguito alcuni highlights dell’asta delle meraviglie di ieri.
Madonna con Bambino di Luca della Robbia
Una delicatissima terracotta invetriata di Luca della Robbia (circa 1450) che gli esperti riconoscono per la sua «umanità familiare, piacevole, ma sospesa e silenziosa» (Gentilini, 1992). Al momento non conosciamo il nome del fortunato acquirente, ma sappiamo per certo la provenienza dell’opera: il borgo di Santa Flora, comune in provincia di Grosseto sulle pendici del Monte Amiata.
Secondo quanto riportato dal catalogo di Sotheby’s, il rilievo fu messo in vendita dal piccolo villaggio nel 1886, quando i beni degli ordini religiosi furono trasferiti allo Stato. Il capolavoro di Luca della Robbia apparteneva allora alla chiesa di Santa Chiara e, ancor prima, ai conti Sforza di Santa Fiora. Ma la geografia dell’arte, si sa, è del tutto imprevedibile e, dopo la vendita datata 1887, ritroviamo l’opera nella collezione del belga Léon Mathieu Henri de Somzée; da lì, la Madonna con Bambino passerà nelle mani di Rudolph Bottenwieser, poi di Paul Bottenwieser, fino a giungere nella Albright Art Gallery di Buffalo, in America.
Insomma, un viaggio attraverso i secoli niente male. Ma proprio in questi giorni il Sindaco di Santa Fiora, Federico Balocchi, si è rivolto ai collezionisti italiani per far tornare la terracotta a “casa”: «Per Santa Fiora sarebbe straordinario far rientrare questo bellissimo pezzo che diventerebbe elemento centrale della nostra collezione di Robbiane». Che l’appello di Santa Fiora sia stato davvero ascoltato?
La discesa dalla croce, Hugo van der Goes
Realizzata da uno dei massimi pittori fiamminghi, La discesa dalla croce (circa 1480) costituiva l’ala sinistra di un piccolo dittico la cui metà è conservata oggi alla Gemäldegalerie di Berlino. «In quest’immagine vivida e straziante», leggiamo sul catalogo, «il corpo senza vita e cadente di Cristo, collocato sia frontalmente che diagonalmente, serve da ancora visiva. Ogni caratteristica corporea – il suo torso e le sue braccia muscolose, le ferite aperte che segnano il suo petto e le sue mani, la sua bocca parzialmente aperta e le orbite dei suoi occhi semichiusi rivolti verso l’alto – è sottilmente modellata».
Una piccola curiosità: in alto a sinistra scorgiamo un uomo calvo che, secondo gli esperti, assomiglia in tutto e per tutto a Joris van der Paele, lo stesso ecclesiastico che commissionò a Jan Van Eyck la Madonna col Bambino custodita oggi nel Museo Groeninge, a Bruges.
Natura morta di Rachel Ruysch
Un dipinto «dalle condizioni impeccabili» realizzato dalla prima artista olandese riconosciuta a livello internazionale. Rachel divenne pittrice di corte dell’Elettore Palatino Johann Wilhelm in piena età dell’oro, in un periodo tutt’altro che favorevole all’intraprendenza femminile. Eppure, dicevamo, il suo talento riuscì a vincere i pregiudizi e, già all’epoca, un suo dipinto veniva pagato fino a 1200 fiorini (più del doppio di un’opera di Rembrandt, per intenderci).
Ci sono papaveri bianchi e rossi nella sua Natura morta, un garofano rosa, un iris blu, margherite; e ancora violette, calendule, una farfalla, un bruco. La Ruysch riserva un’attenzione straordinaria per i dettagli, quasi scientifica, forse influenzata dall’invidiatissima wunderkammer di suo padre, professore di botanica e anatomia.
Erato, Lord Frederic Leighton
Quando il magnate Henry Marquand chiese a Sir Lawrence Alma-Tadema e a Lord Frederic Leighton di decorare la sala della musica della sua villa, su Madison Avenue, disse loro di non badare a spese. Lord Leighton, in particolare, si occupò del soffitto e progettò 7 figure classiche «per la somma di 2.000 sterline». Tra loro, Erato, una delle nove Muse della mitologia greca, immersa in uno sfondo dorato e straordinariamente avvolta da una veste drappeggiata.
«La mia idea in questo caso sarebbe di disegnare qualcosa che abbia le definizioni e l’aspetto decorativo di un vaso greco», scriveva Lord Leighton a Henry Marquand, nel maggio 1886. «Solo che, invece di essere nero su un tondo rosso o bianco su nero, dovrebbe essere di un tono pieno e ricco su un fondo oro. L’effetto sarebbe piuttosto quello degli Old Masters e penso potrebbe essere molto interessante».