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Un’asta dedicata a varie generazioni di collezionisti, con opere che spaziano dal primo Novecento al Dopoguerra, fino alle espressioni del presente. È questa la proposta primaverile di Wannenes, che il prossimo 20 maggio punterà i riflettori sull’Arte Moderna e Contemporanea in una sfilata di 123 lotti con stime particolarmente competitive.
I protagonisti dell’incanto
Non poteva che essere Andy Warhol il primo nome della nostra rassegna, rappresentato da due serigrafie d’eccezione. Da un lato Mick Jagger (1975), al lotto 111, con firma dell’artista, del musicista superstar e la dedica “to Dino” in basso al centro (stima: 45.000 – 55.000 euro); dall’altro la punta di diamante del catalogo, Chanel (1985), che con i suoi colori accesi e i soggetti patinati innalza fiero la bandiera del Pop (lotto 114, stima: 75.000 – 95.000 euro).
Ma si cambia subito registro con Giorgio Morandi, medaglia d’argento sul podio delle quotazioni all’incanto (stima: € 70.000 – 90.000). Il fascino silenzioso delle sue nature morte, da Wannenes, trova un degno riassunto in un acquerello su carta del 1960, 25 x 34 cm, capace di evocare con quei colori smorzati tutto il senso della sua delicatissima pittura. Che bisogno c’è di parlare, in una narrazione così chiara ed essenziale?
Lo Studio per la Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio (1951) di Renato Guttuso è al terzo posto di questo viaggio lungo oltre un secolo (lotto 97, stima: 60.000 – 80.000 euro). «Un artista», diceva Guttuso, «parla solo delle cose che conosce, delle cose che sa, delle cose con le quali ha vissuto una comunione profonda da sempre, da quando non era neppure cosciente». E ritroviamo qui il significato delle sue parole, con la battaglia guidata da Garibaldi, nel 1860, che richiama gli ideali della Resistenza partigiana.
Un’ultima anticipazione arriva infine dai ritratti di Osvaldo Pardo – vero mecenate per Giacomo Balla – e di sua moglie Annetta, dipinti rispettivamente nel 1905 e 1906 (lotto 85, stima: 45.000 – 55.000 euro; lotto 86, stima: 26.000 – 32.000 euro). Emblematico, per descrivere la loro intensità, il ricordo della figlia Elica: «Ancora nel 1906, mentre è a far visita al suo amico, Osvaldo Pardo vede la moglie di lui vicina alla finestra, il bel volto dolce è per metà in ombra, ma riflesso dal damasco rosso che ricopre il vano della finestra».