Sembra che Italia e Francia non siano mai andate più d’accordo, almeno in termini di art market internazionale. Vedi alla voce Bourse de Commerce, che negli stessi giorni di Art Basel Paris apriva le porte alla maxi mostra dedicata all’Arte Povera. E vedi ancora alla voce case d’aste, con i 34 capolavori italiani esitati da Christie’s (tra Avant-Garde(s) including Thinking Italian e successiva Day Sale) che ha chiuso i giochi con un totale di € 16 milioni, il 100% di venduto, ben 4 opere assegnate per oltre € 1 milione – tra i pesi massimi un Concetto spaziale di Fontana (€ 3,7 milioni), un Achrome di Manzoni (€ 2,9 milioni), La robe rouge di Gnoli (poco sopra € 1 milione) e una sfilza ben assestata di Boetti, che risuonavano forte proprio con la mostra della Bourse. «Ci aspettavamo che andasse bene, era uno schieramento di capolavori», rivela a exibart Elena Zaccarelli, Senior Specialist, Post-War & Contemporary Art, Christie’s. «Ma questi risultati hanno superato le aspettative, con oltre il 50% dei lotti venduti sopra la stima iniziale». Ed ecco la notizia: a pochi giorni dalla – eccellente – performance parisienne, Christie’s annuncia il bis del suo appuntamento dedicato ai giganti nostrani. Il format Thinking Italian nel 2025 sarà ancora a Parigi, ancora a novembre, ma aggiungerà una seconda data primaverile nel calendario degli incanti europei; quella che, tradizionalmente, veniva organizzata in Italia – anche se negli ultimi anni era già stata ridotta alla versione online, niente più salesroom a Palazzo Clerici dall’epoca Covid, e forse già questa scelta lasciava presagire la direzione finale. 1-0 per Parigi. E Milano? Resterà sostanzialmente una sede di rappresentanza, di eventi, di preview, un punto strategico per la raccolta delle opere da mettere all’incanto fuori dai confini. Nota a margine necessaria: esattamente un anno fa, nel maggio 2023, Christie’s festeggiava il 65esimo anniversario dalla prima asta tenuta in Italia. Ora chiude di fatto il suo appuntamento principale su territorio nazionale, per una vetrina più global, più patinata, in linea con il trend. «Parigi piace, non c’è dubbio, è un bacino d’utenza che ha un’eco speciale», commenta ancora Elena Zaccarelli. «Piace agli italiani, che adorano comprare fuori. E piace ovviamente agli stranieri, per cui Parigi ha sempre avuto una certa importanza, con la sua eterogeneità di aste e di categorie». Quindi tutti a Parigi: nuove gallerie (che si affollano nel Marais), nuove fiere (leggi: Art Basel Paris), nuovi format d’aste che prendono linfa, si rianimano tra il foliage della Ville Lumière. Proprio come Thinking Italian, che fino a tre anni fa era di casa – e di punta – a Londra, e ora già si trasforma, prende spazio, moltiplica, sous le ciel de Paris. E saluta Milano.
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