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OVR: Pioneers, i pionieri dell’arte protagonisti ad Art Basel

di - 24 Marzo 2021

Inaugura oggi la sesta edizione delle Online Viewing Rooms, le ormai note sale virtuali di Art Basel che sostituiscono gli eventi dal vivo. La nostalgia è la stessa dello scorso dicembre quando, in concomitanza con l’edizione di Miami, ricordavamo i tempi leggeri della banana di Cattelan, esposta e poi mangiata nel booth di Perrotin. Era il 2019, Comedian veniva venduta per 150 mila dollari e ancora non sapevamo niente di mascherine, assembramenti e zone colorate; né tanto meno potevamo immaginare che, nel giro di qualche mese, le vendite online sarebbero schizzate a $12,4 miliardi, che le fiere in presenza sarebbero state annullate e che i collezionisti avrebbero optato, in massa, per le piattaforme virtuali. Ma bando ai sentimentalismi, ripetiamo. La sesta edizione delle OVR inizia oggi e durerà fino a sabato 27 marzo.

OVR: Pioneers, 100 gallerie da 25 Paesi

Pochi click, qualche conferma ed eccoci tra le OVR: Pioneers. Il tema della sesta edizione è subito svelato e punta i riflettori su quegli artisti che, prima degli altri, hanno aperto nuove rotte di esplorazione. I pionieri dell’arte dei loro tempi, esatto – un po’ come Beeple in questo 2021, tutto all’insegna degli NFT. Scopriamo insieme qualche nome.

Lisson Gallery partecipa alle OVR con cinque opere di Tony Oursler che si ispirano alla tecnologia di riconoscimento facciale e riflettono sul rapporto tra macchine ed esseri umani. «Dagli inizi performativi e low-fi», spiegano dalla galleria, «Oursler ha sviluppato una pratica multimediale e audiovisiva in continua evoluzione, utilizzando proiezioni, computer, video screens, sculture e dispositivi ottici, che hanno preso forma come installazioni su larga scala, intime effigi digitali, robot, automi parlanti o ambienti immersivi e talvolta cacofonici». È proprio lui, artista all’avanguardia della videoarte già nella New York degli anni ’70, il pioneer a pieno titolo della Lisson.

Non poteva mancare, in termini di pioneers, la Galleria Lia Rumma, che dell’arte contemporanea ha conosciuto direttamente tantissimi, fondamentali inizi. Incontriamo Marina Abramović, Vanessa Beecroft, William Kentridge, Joseph Kosuth tra le le Online Viewing Rooms, e ancora Ugo Mulas, Gilberto Zorio, Haim Steinbach. «Questi artisti – ognuno in un campo diverso – hanno contribuito in modo decisivo all’arte contemporanea, intraprendendo percorsi nuovi e inediti e interfacciandosi con le immense possibilità dei loro specifici medium», ribadisce la galleria. «Fotografia, Performance, Arte Concettuale, Arte Povera riconoscono in questi artisti i padri e le madri che hanno esplorato e aperto nuovi percorsi all’interno di questi linguaggi».

Si prosegue con Cardi Gallery che, attraverso la mostra Pioneers of the earth and the skies, propone otto opere realizzate tra il 1966 e il 2010 da altrettanti maestri del dopoguerra – incluso Jannis Kounellis. «Non voglio scavare nel passato», diceva l’artista, «per piacere archeologico […] ma perché il passato ha una realtà che ci condiziona nel profondo. Poi, se lo porti lentamente in superficie, è pieno di possibilità».

È il turno di Gagosian, interessato a quegli artisti che «spingono l’estetica, il discorso critico e il processo creativo fino a territori inesplorati». Helen Frankenthaler, Theaster Gates, Andreas Gursky, Damien Hirst, Jeff Koons, Nam June Paik e Rachel Whiteread: sono loro i protagonisti virtuali del progetto Innovate, Originate, Overturn: Modern and Contemporary Pioneers. «Allo stesso tempo anticonformisti, inventori e disgregatori», spiega la galleria, «i pioneers riconsiderano la natura stessa dell’oggetto artistico, fino a introdurre, spesso, nuovi materiali e processi».

Ancora uno sguardo alla Galleria Continua, che proprio quest’anno ha inaugurato una nuova sede a Parigi. È il poliedrico Pascale Marthine Tayou il rappresentante della sesta edizione. Ricordate la sua Summer Surprise alla 1:54 Contemporary African Art Fair di Londra, nel 2017? «In pochi», leggiamo sul sito, «potrebbero meritare un titolo del genere più di Pascale Marthine Tayou, che definisce se stesso un “esploratore”».

Latitude: 5 gallerie brasiliane tra le Online Viewing Rooms

Proprio come lo scorso dicembre, concludiamo la nostra ricognizione con Latitude – Platform for Brazilian Art Galleries Abroad, una partnership tra ABACT (Brazilian Association of Contemporary Art) e Apex-Brasil (Brazilian Trade and Investment Promotion Agency) che consente la partecipazione di alcune gallerie brasiliane a OVR: Pioneers, grazie al finanziamento dei costi operativi e promozionali.

La sesta edizione, in particolare, porta in scena 5 spazi espositivi dal Brasile. C’è Fortes D’Aloia & Gabriel, che propone un dialogo tra Leda Catunda e Jac Leirner; c’è Galeria Luisa Strina, che si concentra sui lavori di Cildo Meireles e Pamela Castro; ci sono le fotografie di Isaac Julien, rappresentato dalla Galeria Nara Roesler; e incontriamo, per finire, Bergamin & Gomide e Mendes Wood DM che approfondiscono, rispettivamente, le ricerche innovative di Mira Schendel e Paulo Nazareth.

Cildo Meireles, Sem Título, 1984. Courtesy of Galeria Luisa Strina
Paulo Nazareth, courtesy of Mendes Wood DM

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