25 settembre 2020

OVR:2020, la versione digitale di Art Basel è online fino a domani

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Continuano le avventure digitali delle grandi fiere d'arte in tutto il mondo. Ora è il turno di Art Basel, che torna con le sue Online Viewing Rooms dal 23 al 26 settembre

Art Basel

È in corso OVR:2020, il terzo appuntamento virtuale per Art Basel che sperimenta una nuova pelle online, l’unica, sembrerebbe, capace di resistere senza incognite a questo 2020 tutt’altro che coriaceo. Vi abbiamo già raccontato di Art Paris Art Fair, che ha tentato la sorte aprendo i battenti al pubblico del Grand Palais; e, ancora, della nuova avventura di Miart, che ha raggiunto le 2.447.421 interazioni tra visite al sito, click e chat; e sono recentissime le news di Artissima, che ha annunciato un format ibrido della fiera, un po’ live e un po’ digitale, con la piattaforma XYZ. Ed ecco quindi il turno di Art Basel, che fa capolino tra la schiera delle redivive, delle fiere che hanno tentato di adattarsi a questi tempi grigi (la versione tradizionale di Basilea è stata ufficialmente rimandata a giugno 2021).

È lo stesso report di Art Basel e UBS a dirlo: se, a causa della pandemia, le vendite nelle gallerie sono scese del 36% nell’ultimo semestre, è pur vero che quelle sul web sono passate dal 10% al 37%, con una crescita straordinaria del settore online. E così, dicevamo, Art Basel migra su una nuova piattaforma; ma lo fa con una veste più delicata, più intima, quasi attenta a non trasformare la nostra fame di normalità nell’ennesima intossicazione digitale. Con 100 gallerie da 28 Paesi, la fiera decide di non farci ingurgitare arte senza filtri e impone a ogni stand un limite di 6 opere alla volta, tutte, rigorosamente, realizzate nel 2020. E ne approfittano subito alcune gallerie, come la François Ghebaly Gallery con Ludovic Nkoth e la Waldengallery con Nicolás Guagnini, che propongono delle room monografiche, minuziosamente curate e dedicate a un unico artista. «Ovviamente, crediamo che le opere d’arte debbano essere viste di persona, per essere discusse in buona compagnia, per essere assaporate nello spazio», riporta la galleria Lévy Gorvy, aggiungendo, però, che «le piattaforme online sono uno strumento per mantenere viva la conversazione e il mondo dell’arte informato su ciò che stanno facendo gli artisti».

 

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«Le sale di visione che compongono OVR:2020 di Art Basel», fa eco Marc Spiegler, direttore globale della fiera, «rappresentano un’incredibile forza e varietà di prospettive artistiche, che insieme offrono al nostro pubblico di tutto il mondo l’opportunità di sperimentare le opere più recenti degli artisti, sia trasmettendo che contendendo le esperienze vissute nel nostro tempo». E, certamente, anche la presenza di una chat diretta con i galleristi denota il tentativo di tener vivo il contatto – seppur dietro uno schermo – con la realtà della fiera.

Ma la chat e le Online Viewing Rooms, nella loro versione più intima, non sono le uniche novità dell’edizione 2020. Per la prima volta, Art Basel chiede agli espositori virtuali un contributo, che ammonta a 5000 dollari. «Se i costi fossero gli stessi dei grandi stand di Art Basel, decine di migliaia o addirittura centinaia di migliaia, penso che la gente metterebbe davvero la cosa in dubbio», spiega il direttore Marc Spiegler, «ma abbiamo deliberatamente stabilito un prezzo in un modo che ritenevamo giusto per un primo tentativo». Se ve lo stavate domandando, dunque, sì, anche gli stand virtuali hanno un costo, seppur irrisorio rispetto ai numeri proibitivi delle fiere dal vivo.

 

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E allora, chi partecipa all’edizione online? Tra i cento nomi che sfilano nell’elenco, vi segnaliamo Ratio 3, Barbara Wien, Pilar Corrias, Herald St, Anat Ebgi, Commonwealth & Council; e ancora Galerie Jérôme Poggi, Yancey Richardson Gallery, Galerie Lelong & Co., Marian Goodman Gallery, Lisson Gallery, Lévy Gorvy e Alison Jacques Gallery.

C’è tempo fino a domani per registrarsi sul sito e dare un’occhiata alle Online Viewing Rooms, questo il link per accedere: www.artbasel.com

 

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