Paris Photo inaugura la 25esima edizione al Grand Palais Éphémère, con 183 gallerie provenienti da 31 paesi, circa 1600 fotografi, di cui il 31% sono donne, oltre 300 firme di artisti. Appuntamento irrinunciabile con la fotografia internazionale, dal 1847 a oggi, la fiera si disloca tra il settore principale con 134 gallerie, Curiosa, curato da Holly Roussell, che riunisce 16 gallerie e altrettanti solo show di fotografi emergenti, e l’editoria che raccoglie 34 editori e librai specializzati.
Confermata la quinta edizione di Elles x Paris Photo curata da Federica Chiocchetti, un percorso che punta sul lavoro di 77 artiste. Un’ottima occasione per vedere, presso l’ADN di Barcellona, la serie Bodies in Alliance / Politics of the Street IV di Marinella Senatore, in cui ritrae i membri dei Pussy Riot che si esibiscono a Johannesburg. Un’edizione di 5 più 2 prove d’artista: 12.000 euro. Sono venticinque le opere scelte da una delle attrici più emblematiche del cinema spagnolo, Rossy de Palma, ospite d’onore dell’evento parigino. Modella ma anche fotografa nel passato e con una predilezione della Polaroid e il bianco e nero, Rossy De Palma ha scelto artisti come Cristina Garcia Rodero, Tahmineh Monzavi, Mircea Cantor, Herb Ritts o Mohau Modisakeng. Chi è l’uomo della foto ufficiale che salta gioioso? Si tratta di Edward Steichen in uno scatto del 1959 di Philippe Halsman (Riga, Lettonia, 1906 – New York, 1979), l’inventore della jumpology presentato qui dalla Clairbykahn. Il fotografo dell’agenzia Magnum che ha fatto saltare davanti al suo obiettivo star di tutti i tempi, da Sophia Loren, alla Monroe, a Dean Martin, David Bowie o Jerry Lewis.
Com’è la fiera? I corridoi pullulano di collezionisti noti e di appassionati, come molti giovani a caccia di novità in quest’arte aperta a sperimentazioni inesauribili. Una fiera in cui si vede fotografia di qualità di artisti affermati come emergenti, e dove si può comprare dagli 800 euro ai 25mila euro, e anche di più. L’obiettivo della direttrice, Florence Bourgeois è che Paris Photo rappresenti la fotografia internazionale, e non c’è dubbio che l’abbia raggiunto in pieno. Sono 30 le gallerie statunitensi, 7 provengono dall’Africa e dal Medio Oriente, 3 dal Sud America e 14 dall’Asia e dall’Oceania, mentre il 70% è europeo (sette sono italiane, tra cui Spazio Nuovo di Roma, la Die Mauer di Prato o la Valeria Bella di Milano).
Il successo di questa edizione si sente nell’aria vivace e innovativa degli stand e dagli iconici bollini rossi che già accompagnano diverse opere (vendute!), vedi il video Telephones (1995) di Christian Marclay, presso la Fraenkel Gallery. L’artista statunitense è qui inoltre con un pezzo unico intitolato Hot August Night (1991), della serie Body Mix, un collage surrealista di due copertine di LP. Ricordiamo che Marclay sarà tra breve con una personale al Centre Pompidou di Parigi. Sono presenti tutti i formati, inclusa la fototessera e l’arte generativa di Dmitri Cherniak, esposto presso la Fellowship (Los Angeles). Si tratta di Light Years, una serie di 100 NFT generativi – un’asta online delle opere prevista per il primo dicembre. L’artista canadese si è ispirato agli archivi di Laszló Moholy-Nagy per questa Generative Art Series, che vede una serie di NFT poi stampati.
Non mancano le singolari trasformazioni del mezzo fotografico nei lavori di Nathalie Boutté presso la Magnin-A, in cui l’artista taglia sottili strisce di pagine di vecchi libri o mappe stradali, per stampare sui fogli un testo che la ispira. Vintage, contemporanea, artistica e documentaria, a colori e bianco e nero, l’immagine si nasconde inoltre dietro 240mila diapositive da 35 mm impilate di Lossless Compression di Philipp Goldbach, provenienti dall’ex archivio dell’Istituto di Storia dell’arte dell’Università di Bonn, che danno forma a un’opera monumentale venduta a 150mila euro. Belli, inventivi e di qualità i lavori di Barbara Probst presentata dalla berlinese Kuckei + Kuckei, che li vede tra 16mila e 80mila euro. L’artista tedesca alterna il bianco e nero al colore in serie con due o più immagini che colgono, nello stesso istante, luoghi e persone ritratti da punti di vista diversi.
La sudafricana Stevenson propone opere che interrogano il corpo umano tra presenza e assenza. Si va dai magnifici collage di Viviane Sassen venduti tra 10mila e 25mila euro, alle scene post-apocalittiche di Guy Tillim, vendute intorno ai 10mila euro per un formato medio-grande a Mario Peliti. Qui, con foto legate a un lavoro lungo 15 anni su Venezia, Peliti coglie luoghi insolitamente deserti, di una bellezza unica. I suoi lavori sono stati presentati a Palazzo Grassi nella mostra HyperVenezia. Venice Urban Photo Project. La proposta delle gallerie è molto variegata, originale o riconoscibile, come per gli scatti di William Klein, scomparso di recente, che troviamo presso Le Réverbère di Lione, da Polka, come dalla newyorchese Howard Greenberg. Due bellissimi solo show: ORLAN presso la Ceysson & Bénétière, con opere che vanno da 25mila a 100mila euro, e ancora la performance di Marina Abramović presso la svizzera Wilde – le sue opere sono offerte per 25mila-100mila euro.
La newyorchese Music Photo Gallery (TMPG), presenta Vain Victory – Women in Revolt, un solo show di Bob Gruen curato da Julien Frydman, con una selezione di foto rare o inedite, inclusa la documentazione relativa a Walk on the Wild Side di Lou Reed. Uno dei fotografi più noti di rock and roll, le cui immagini sono oggi icone, da John Lennon che indossa una t-shirt di NYC (1974), a Led Zeppelin, apparse ovunque come su riviste, poster o magliette. Interessante la proposta della milanese Ncontemporary, nella sezione Curiosa, qui con un solo show di Silvia Rosi, artista italiana di famiglia togolese in mostra anche al MaXXI di Roma per il Bulgari Prize. Ricordiamo che l’abbiamo incontrata durante Circulations, festival dedicato alla giovane fotografia europea. Le sue opere sono vendute tra 1000 e 25mila euro. La parigina Suzanne Tarasieve accoglie il solo show di Boris Mikhaïlov con Theater of War, una serie raramente esposta e presentata la prima volta a Manifesta 10 nel 2014 a San Pietroburgo. Si tratta di immagini scattate nel 2013, che mostrano le proteste filo-europee in Ucraina, e il quotidiano dei manifestanti. Anche alcuni scatti della serie Tea, Coffee, Cappuccino (2000-2010), sui cittadini di Kharkiv tra i cambiamenti sociali causati dalla caduta del comunismo e l’ascesa del capitalismo.
Le opere di Boris Mikhaïlov sono esposte in una bellissima retrospettiva al MEP, oltre che alla Fondazione Pinault-Bourse de Commerce in una project room durante la fiera. Le sue foto, spesso dipinte a mano dall’artista, partono da 2500 euro. Il Premio Ruinart, che contraddistingue un fotografo emergente selezionato nella sezione Curiosa, è stato assegnato a Matthieu Gafsou. Scelto da Ruinart per una residenza nei suoi vigneti, l’artista svizzero ha creato la serie This constant burning of the air, ispirandosi al quotidiano nel dominio viticolo, tra ambiente e biodiversità, foto diurne e notturne, paesaggi naturali e ritratti. Per rimanere in tema di premi la Goodman Gallery mostra opere dei vincitori del Hasselblad Award, quali Alfredo Jaar con Gold in the Morning (Set di 10 lightbox, 1985) a più 250mila euro, e David Goldblatt che dal 1948 al 2018 ha colto senza fronzoli gente e paesaggi in Sudafrica. I suoi lavori arrivano fino a 250mila euro.
Ritorno di Gagosian che propone uno sguardo incrociato tra Deana Lawson e Sally Mann, ma anche di Pace, che accoglie i lavori di Robert Longo, Rafael Lozano-Hemmer e Glenn Kaino. In occasione del Bicentenario del Museo del Prado, la Fundación Amigos ha invitato dodici fotografi, come Bleda y Rosa o José Manuel Ballester, a ispirarsi liberamente al Museo madrileno. Le foto qui esposte sono raccolte in un cofanetto di ventiquattro fotografie, su 40 edizioni, ognuno è venduto a 26mila euro. Paris Photo accoglie Conversations, un ricco programma realizzato in collaborazione con The eyes con incontri e artists talks. Un’edizione riuscitissima da visitare anche su https://www.parisphoto.com/ fino al 13 novembre.
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