Art Basel è la fiera più colpita dalle misure contro il COVID-19, con due fiere su tre cancellate o rimandate. Per far fronte all’emergenza hanno accelerato il processo di digitalizzazione delle fiere con Art Basel Online Viewing Rooms, partendo dalla copertura dell’edizione di Hong Kong, che si è chiusa mercoledì 25 marzo.
Con 235 gallerie e oltre 2mila opere d’arte, questa nuova iniziativa ha riunito la comunità artistica in un periodo particolarmente difficile; collezionisti riuniti per tour virtuali e opening di visualizzazione online, inventando nuovi modi per godersi la fiera. Certamente è stato insolito tentare di replicare un’intera esperienza on-line, dall’anteprima VIP alle presentazioni dello stand.
“Questa non era la situazione ideale in cui testare una nuova piattaforma”, ha dichiarato Marc Spiegler, direttore globale di Art Basel. “Questa è stata una nuova piattaforma per noi e un nuovissimo tipo di piattaforma per molti, molti dei nostri espositori, ed è stato testato per la prima volta in un ambiente economico in cui l’indice Standard & Poor 500 stava perdendo valore almeno due volte, se non tre volte il tasso che ebbe dopo il crollo di Lehman Brothers nel 2008. ”
Delle 2mila opere d’arte esposte, per un valore complessivo di circa 270 milioni dollari, o un valore medio di circa 130mila dollari – che, ha osservato Spiegler, era in parte dovuto alle gallerie partecipanti che offrivano 70 opere al prezzo di $ 1 milione o più. Una delle caratteristiche più innovative della fiera, oltre a avvenire in modo praticamente virtuale, era che ogni opera in primo piano presentava un prezzo o una fascia di prezzo specifici, un cambiamento radicale in fatto di trasparenza dei prezzi in un settore generalmente riluttante a rendere i prezzi disponibili.
“Abbiamo apprezzato che Art Basel si sia attivata così velocemente per trovare un’alternativa percorribile. Ci siamo impegnati perché la nostra proposta fosse a livello delle aspettative e direi che siamo stati premiati sia dal punto di vista delle visite che delle vendite con opere di Antony Gormley, Leandro Erlich e Giovanni Ozzola. La piattaforma online è uno strumento che va sicuramente perfezionato e che in futuro potrà essere utilizzato anche più ampiamente a supporto della tradizionale formula fiera” ha dichiarato Mario Cristiani, uno dei 3 soci fondatori di Galleria Continua.
Ottime le aspettative e i risultati anche per la Galleria d’arte maggiore g.a.m., che in a ridosso dell’apertura VIP della Art Basel Online Viewing Room ha dichiarato: “È sicuro che gli accadimenti mondiali in corso, rendono qualificati eventi più attuali ed interessanti anche su piattaforme digitali che incuriosiscono i collezionisti, da cui abbiamo avuto un ottimo riscontro e un concreto interesse”.
Le principali gallerie hanno registrato vendite che sarebbero risultate impressionanti già se la fiera si fosse svolta nel suo formato standard:
David Zwirner ha venduto per 2,6 milioni di dollari un’opera di Marlene Dumas e per 2 milioni una di Tuymans, ha venduto un dipinto di Liu Ye per 500mila dollari e il dipinto di Noah Davis Untitled (Man on Couch) (2009) per 360mila dollari
Almine Rech ha venduto un’opera di George Condo al prezzo compreso tra 500mila e 1 milione di dollari, un pezzo di Rudolf Polanszky per una cifra compresa tra 50mila e 100mila dollari e un pezzo di Kim Tschang-Yeul per una cifra compresa tra 10mila e 25mila dollari.
Blum & Poe, che ha sede a Los Angeles con avamposti a New York e Tokyo, ha venduto un’opera del 2018 su carbone su tela di Yoshitomo Nara per 275mila dollari, e un acquerello del 1997 dell’artista per 150mila dollari. La galleria ha anche venduto un dipinto di Friedrich Kunath, The Last Perfect Day (2019), per 55mila dollari; un nuovo dipinto di Asuka Anastacia Ogawa, Walking (2020), per 48mila dollari; e un disegno di Tony Lewis, Notion (2019), per 45mila dollari.
Ottimo segnale, soprattutto in vista di una stagione autunnale che faticherà a ripartire. Art Basel Online Viewing Room con questa iniziativa offre anche un’occasione inaspettata di risoluzione di una questione molto spinosa per il mercato, quella della trasparenza che troppo spesso è assente dalle trattative nelle gallerie e nelle fiere.
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