Come affrontare le nuove sfide della crisi? Questa la domanda che un gruppo di gallerie si è posto fin dai primi giorni della pandemia, quando il Covid-19 entrava a gamba tesa nelle nostre vite e non ne conoscevamo bene i rischi, la portata, l’impatto straniante sulla nostra quotidianità. Da allora è trascorso un anno, ormai, e quelle gallerie hanno cercato senza sosta soluzioni comuni per non fermarsi, per non arenarsi tra gli scogli di un presente dove è facile restare impantanati.
Così è nata Galleries Curate: RHE una mostra collaborativa che mette a fuoco il dialogo tra 21 gallerie internazionali e crea un ponte tra spazi quanto mai vivi e reali. In che modo? Grazie a una piattaforma online che, dal 4 gennaio al 30 maggio 2021, raduna sotto lo stesso tetto (virtuale) mostre sparse per il mondo, visitabili anche in presenza nelle relative città. RHE, che in greco indica ciò che scorre, è il nome del primo progetto che le accomuna: proprio come l’acqua, l’iniziativa vuole unire, collegare, creare, mossa da un’incessante spinta creativa.
Dopo le recenti esposizioni di Blum&Poe, a Los Angeles, e di Meyer Riegger, a Karlsruhe, ecco quindi il turno della Galleria Franco Noero di Torino che, con la mostra l’acqua, alimenta questo flusso senza confini. Visitabile anche dall’esterno (al piano terreno di Casa Scaccabarozzi), la mostra espone fino all’8 maggio le opere degli artisti Giovanni Anselmo, Lothar Baumgarten, Jason Dodge, Lara Favaretto, Gabriel Kuri, Phillip Lai, Jac Leirner, Robert Mapplethorpe, Paulo Nazareth, Christodoulos Panayiotou e Simon Starling.
Non è difficile rintracciare echi de l’acqua nell’opera Oltremare all’orizzonte appare di Giovanni Anselmo. È lo stesso artista a spiegare il senso del suo lavoro, che è al tempo stesso un omaggio alla pittura e un indizio per i suoi spettatori: «Muovendoci sulla Terra», rivela, «a un certo punto incontriamo sempre il mare, e più in là sempre un oltremare: un luogo che sta più in là e che ci circonda, in ogni punto e in ogni direzione. La mia utilizzazione dell’oltremare è legata al frammento di storia del passato insita in questo colore».
Anche Jason Dodge è tra i protagonisti della mostra della Franco Noero. La sua opera senza nome è disposta all’esterno, nel cortile della galleria, con oltre 200 bottiglie e barattoli di vetro che raccolgono l’acqua piovana. «Può esserci una combinazione», spiega l’artista, «di come e cosa rimane in giro (effetto Droste). Vasi di vetro per cibo conservato, il corpo / i corpi. Quando rimane qualcosa, è urgenza? Ricordo di aver sentito una conferenza nel 1992 sui rave come spazio di alienazione collettiva, mi sento / mi sentivo bene».
Sono due, infine, gli scatti di Robert Mapplethorpe selezionati per l’esposizione. Waves (1981) e Javier (1985) – questi i loro titoli – riassumono l’impatto inconfondibile dell’artista, così capace di rivelare la potenza di un attimo e di fissarlo per sempre nelle sue fotografie. Anche in questi lavori il tema dell’acqua appare preponderante: il primo ritrae uno scorcio di mare nei toni del grigio, che sembrano appiattirne la potenza, l’inarrestabile frenesia; Javier, invece, cristallizza il viso di un uomo che, come un inedito Narciso capovolto, si ritrova solo, immerso nell’acqua.
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