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Ronald Perelman vende la sua collezione d’arte contemporanea per pagare i debiti
Mercato
di redazione
La stratosferica collezione d’arte contemporanea di Ronald Perelman sarebbe stata parzialmente smembrata in una serie di vendite avvenute tra il 2020 e il 2022. L’imprenditore statunitense, classe ’43, è diventato miliardario negli anni ’80, grazie a una serie di spregiudicate manovre di mercato attraverso le quali ha acquisito e venduto società attive in vari settori, dagli alimentari alla cosmetica, dalla tecnologia alla sicurezza. Considerato tra i collezionisti più influenti e attivi nel settore a livello internazionale, la sua raccolta comprende – anzi, comprendeva – circa mille opere dei grandi maestri dell’arte di fine Ottocento e Novecento, da Miró e Matisse fino ad Andy Warhol.
Secondo quanto riportato da Forbes, però, sarebbero ben 71 le opere vendute nel corso di varie aste e trattative private gestite da Sotheby’s, tra cui pezzi di Cy Twombly, Ed Ruscha, Andy Warhol, Alberto Giacometti, Roy Lichtenstein, Pablo Picasso, Ellsworth Kelly, Brice Marden, Jasper Johns, Egon Schiele, Jean-Michel Basquiat, Anish Kapoor, Mark Rothko, Francis Bacon e Jackson Pollock. Il valore complessivo delle vendite della collezione di Ronald Perelman dovrebbe ammontare a circa 963 milioni di dollari, secondo documenti giudiziari recentemente resi pubblici.
La vendita è avvenuta a seguito del crollo del valore delle azioni della Revlon, che la sua holding aveva acquisito per 1,74 miliardi di dollari nel 1985. A causa dell’impatto della pandemia di Covid-19 sui mercati azionari, Perelman si è visto obbligato a liquidare molte delle sue proprietà, tra cui il 70% delle azioni di AM General, la società che produce la Humvee, un’automobile blindata usata per scopi militari, e il 39% di Scientific Games, società di giochi d’azzardo e scommesse.
Per trovare un accordo con le banche per sanare un debito di 3 miliardi di dollari, Perelman ha dovuto vendere anche lo yacht da 80 metri e il jet privato, un Gulfstream G650 dal valore di 60 milioni di dollari circa, fino a ricorrere alle opere d’arte. Se nel 2018 il patrimonio di Parelman valeva 19,8 miliardi, rendendolo uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti, nel settembre 2020 era sceso a 4,3 miliardi. «Mi sono reso conto che per troppo tempo mi sono aggrappato a troppe cose che non uso e che non desidero», dichiarava Perelman nel 2020. «Ho concluso che è giunto il momento per me di fare pulizia, semplificare e dare agli altri la possibilità di godere di alcune delle cose belle che ho acquisito proprio come ho fatto per decenni».
Sebbene ci fossero già state alcune segnalazioni sulla vendita di gran parte della collezione, la recente istanza in tribunale in un caso assicurativo durato quattro anni è il primo resoconto pubblico di tutte le opere. A spingere l’uomo d’affari a mettere in vendita 71 opere è stata una richiesta di margine emessa dalla Deutsche Bank, una notifica che indica che i fondi necessari per mantenere aperta una o più posizioni sul conto stanno per esaurirsi. Almeno due delle opere d’arte della collezione di Perelman sono state acquisite da Kenneth Griffin, un altro collezionista di primissimo livello. Fondatore della multinazionale di hedge fund e servizi finanziari Citadel e amministratore dell’Art Institute of Chicago, Griffin ha acquistato Letter About Rocks #2 e River 4 di Brice Marden rispettivamente per 30 milioni di dollari e 9,5 milioni di dollari.