Quando nel 2019 Sotheby’s esitava uno dopo l’altro i lotti eclettici della collezione di Claude e François-Xavier Lalanne, il catalogo – in bianco e nero, la coppia sorridente in copertina – ricordava un libro delle favole illustrato; o forse più un bestiario, a tratti un atlante di mostri ibridi, mai ordinari – le zampe palmate di un bipide, la testa elegante come la corolla di un fiore, tutto abilmente mescolato insieme. Aveva raccolto € 91,3 milioni quella vendita stravagante de L’Univers Lalanne, fino a quadruplicare le stime. Un perfetto esempio di white glove sale, con oltre 25 lotti che bucavano il milione e bidders da 43 Paesi, tutti accorsi in sala e online per accaparrarsi pezzi di un’irrefrenabile fantasia. Adesso un nuovo capitolo, peraltro inaspettato. Per il prossimo 4 ottobre, Sotheby’s annuncia una vendita dedicata a quello che resta della collezione dei Lalanne: poco meno di 20 sculture nascoste in una stanza rimasta a lungo inaccessibile, sigillate dietro a una porta il cui ingresso era negato da alcune sculture giganti – nel villaggio di Ury, a pochi kilometri da Fontainebleau. «Con la storica asta del 2019 pensavamo di aver offerto tutto ciò che c’era di mobili, oggetti e opere d’arte di questa incredibile collezione», rivela alla stampa Florent Jeanniard, Co-Worldwide Head of Sotheby’s Design. «È davvero emozionante poter rivelare che c’era un’ultima serie di tesori che era rimasta nascosta – dando ai collezionisti un’altra possibilità di acquistare un pezzo che era stato custodito dai Lalanne nella propria collezione». Ed eccoli, ad uno ad uno, gli ultimi testimoni di quel sodalizio lungo oltre 5 decenni. A partire dalla Boîte de Sardines, commissionata a New York nel 1971 da Jane Holzer – che in quei tempi curava una mostra presso la storica Leo Castelli Gallery. Negli anni successivi il pezzo fu acquistato dal collezionista Alexander Iolas, ma i Lalanne continuarono a nutrire un debole per quella scatola dal sapore surrealista, fino a riacquistarla all’asta di Sotheby’s nel 2005. La stima oggi, quasi 20 anni più tardi: € 180,000 – 280,000. Non solo. C’è una mela dorata nella selezione di Sotheby’s, la valutazione pre-incanto è di € 600,000 – 800,000. E ancora un iconico Âne planté, l’asino portafiori che, a ottobre, potrebbe raggiungere quota € 1 milione. «Un trésor retrouvé», titolano a gran voce gli headlines della casa d’aste. Niente di più azzeccato, in effetti, in questi tempi di irresistibile Lalanne mania – per quelle creature fantastiche condite «un po’ di magia, un po’ di humour, molto caos e un’accortezza da ingegnere» (François Nourrissier, Introduzione al catalogo della mostra Les Lalanne alla Galerie Alexandre Iolas, 1966). Ebbene. Lo sapevano allora gli amici più eclettici della coppia, Yves Saint Laurent, Niki de Saint Phalle Valentino, Serge Gainsbourg, Marx Ernst, i primi collezionisti di quegli oggetti singolari; lo sanno oggi più che mai i collectors di tutto il globo, che si contendono a colpi di bid foglie di ginkgo e Les Moutons, le iconiche pecore in bronzo. Dritti e diretti fino a cifre a sei zeri. Gli ultimi scoppi, in rapida successione. Lo scorso anno, Sotheby’s Parigi vendeva circa 90 sculture appartenute al mitico duo, provenivano dalla collezione della figlia Dorothée. E subito Christie’s rispondeva a New York, oltreoceano, con una selezione di lavori appartenenti stavolta alla figlia Marie Lalanne. Nel frattempo, su Artprice, il record d’asta incontrastato di Claude Lalanne è fissato a € 3,7 milioni da quel Lustre “Structure végétale” aux papillons, passato da Christie’s Paris nel 2021; quello di François-Xavier lo rappresenta invece il bronzo Léopard I, battuto lo stesso anno per € 8,3 milioni all’incanto di Sotheby’s – ancora una volta, guarda caso, sotto il cielo di Parigi. Appuntamento alla prossima vendita, il 4 ottobre, tra il foliage autunnale della Ville Lumière. Ultimissima chance.
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