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Si è tenuta la scorsa settimana l’annuale asta di arte contemporanea nella sede di Doha di Sotheby’s, durante la quale ben 11 record sono stati battuti e ha totalizzato una cifra vicina alle previsioni di 7,5 milioni di dollari.
Un’asta come tante, si potrebbe pensare, ma la stranezza del caso è data dalle opere offerte e dalla provenienza dei collezionisti. 12 gli artisti che sono stati presentati per la prima volta nel mercato dell’Asia Centrale, Kour Pour, Vik Muniz, Nejib Belkhodja, Christopher Wool, Etel Adnan, El Anatsui, Shaweesh, Wim Delvoye, Gouider Triki, Abdelaziz Gorgi, Mohamed Ben Allal, Jalel Ben Abdallah e molti anche quelli già affermati in asta tra cui grandi nomi internazionali, come Anish Kapoor e Rudolf Stingel. Proprio il lavoro di Wool è stato il top lot, battuto per un milione e 300mila dollari, mentre un Senza Titolo di Kapoor ha di poco superato il milione. Introvert, una scultura del neo Leone d’Oro El Anatsui è stata venduta a 910mila dollari, leggermente al di sotto della stima alta prevista.
Ma cosa succede quindi? Succede che i compratori erano in parte asiatici, ma anche americani ed europei, attratti dai grandi nomi nella lista, e che dai telefoni hanno dominato l’asta, comprando gran parte dei top lot. Un esempio su tutti un dipinto del giovane americano Kour Versare, il cui lavoro ispirato ai tappeti è stato venduto per 162mila dollari, molto al di sopra della stima di 90mila.
Aileen Agopian, vice presidente di Sotheby’s, si è dichiarata felice delle cifre ottenute, dopo aver tentato di ‹‹creare un dialogo tra gli artisti del medio oriente e i grandi nomi internazionali, cercando di attrarre una parterre internazionale di offerta e richiesta››. (Roberta Pucci)