«La più grande collezione privata di capolavori barocchi mai raccolti in epoca moderna», non ha dubbi Sotheby’s, lo dichiara a gran voce nel suo comunicato ufficiale. Da Orazio Gentileschi a Guercino, passando attraverso Giulio Cesare Procaccini, Bernardo Cavallino, Valentin de Boulogne, una sfilza di altisonanti vecchi maestri provenienti dalla Fisch Davidson Collection sfilerà a gennaio sotto il martello inesorabile della maison. «Sarebbe difficile trovare una collezione più rappresentativa», rivela Christopher Apostle, Sotheby’s Head of Old Master Paintings di New York. «Ognuno di questi artisti ha contribuito a plasmare l’arte del XVII secolo e ognuno di loro ha ancora oggi il potere di stupire». Il capolavoro assoluto: una Salomè con la testa mozzata di San Giovanni Battista del primo Peter Paul Rubens, «un’opera in cui l’artista», dice il curatore emerito del Metropolitan Museum of Art, Keith Christiansen, «è ancora giovane, ed esplora senza timore le dinamiche violente e sessuali della narrazione biblica – come un Martin Scorsese pre-cinematografico». Ritenuta a lungo perduta, riscoperta negli anni ‘90, battuta all’asta nel gennaio 1998 per $ 5.5 milioni, fu dipinta nello stesso periodo di quella Strage degli Innocenti che – nel lontano 2002 – diventava l’Old Master più costoso mai venduto all’incanto, con un’aggiudicazione da $ 76.7 milioni (oggi è il Salvator Mundi di Leonardo da $ 450.3 milioni). La stima? Stavolta, una cifra compresa tra $ 25 e 35 milioni.
Non che il passaggio di un Rubens sia cosa quotidiana all’asta, s’intende. Tra le performance più recenti, certamente Lot and his daughters nel 2016 (Christie’s, $ 58 milioni), oggi nella collezione del J. Paul Getty Museum, poi uno studio di nudo transitato nel 2019 (Sotheby’s, $ 8.2 milioni), un Ritratto di nobile veneziano del 2018 (Sotheby’s, $ 7.2 milioni) e per finire una Virgin and Christ Child, with Saints Elizabeth and John the Baptist esitata nel 2020 (Sotheby’s, $ 7 milioni). Next stop, dicevamo, la Salomè della collezione Fisch Davidson, «che per molti versi», spiega ancora Christopher Apostle, «incarna l’essenza stessa del Barocco». Proseguiamo. Naviga nel mare dell’eccezionalità anche la Santa Maddalena Penitente di Orazio Gentileschi (stima: $ 4-6 milioni), realizzata quando il mecenate Giovanni Antonio Sauli commissionò al padre di Artemisia tre dipinti su larga scala – tra cui il già citato Lot and his daughters, con il suo prezzo scintillante. E così la Giuditta e Oloferne di Giulio Cesare Procaccini, l’avremmo vista bene lo scorso anno tra i capolavori della mostra Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta a Palazzo Barberini, a cura di Maria Cristina Terzaghi. Stima: $ 1-1.5 milioni – ma proprio da Sotheby’s, a Londra, nel 1992, trovava un acquirente per £ 209.000.
Ancora due anticipazioni dell’asta di gennaio, solo per rendere l’idea: il San Bartolomeo di Bernardo Cavallino («Inquietante», lo definisce ancora Keith Christiansen, «fissa fatalisticamente il vuoto, contemplando il destino che lo attende»), in catalogo con una stima di $ 2.5 e 3.5 milioni. E chiude la partita un rarissimo Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino, che cattura l’angoscia paterna del patriarca dell’Antico Testamento, Giacobbe, quando apprende la presunta morte del figlio Giuseppe. Disperato, commovente, la più bella delle quattro versioni autografe conosciute della composizione. La valutazione degli esperti: $ 1.5-2 milioni. Appuntamento a gennaio, i vecchi maestri non passano mai di moda.
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