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I dati di Artprice parlano chiaro: nell’eterno duello tra Sotheby’s e Christie’s (o duopolio, per dirla con le parole di Don Thompson), la prima casa d’aste risulta nettamente in testa. Gli studi, spiegano gli esperti, si riferiscono ai primi 11 mesi del 2020, da gennaio a novembre, e rilevano un vantaggio di Sotheby’s sul fatturato di Christie’s del +40%. Un divario, questo, che non si vedeva almeno dal 2004, quando Sotheby’s spuntò il primissimo risultato oltre i 100 milioni per un’opera d’arte (il Garçon à la pipe di Pablo Picasso) e un fatturato complessivo 1,5 volte superiore a quello di Christie’s.
«La supremazia globale di Sotheby’s e Christie’s sul mercato internazionale dell’arte non deve farci dimenticare che le due case gestiscono solo il 6% dei lotti di opere d’arte offerti all’asta», dichiara Thierry Ehrmann, presidente e fondatore di Artmarket.com e del suo dipartimento Artprice. «Le due case hanno comunque acquisito un monopolio virtuale sui risultati superiori ai 20 milioni di dollari in Occidente. La loro rivalità è storica e si è riflessa nello sviluppo strettamente correlato dei loro rispettivi ricavi negli ultimi 30 anni».
Quello che è certo, dopo mesi tutt’altro che lineari, è che le due case d’asta non si sono mai fermate, nemmeno in questo 2020 di pandemia. È l’anno delle live auctions, delle cross-category, delle vendite online a tanti zeri; è l’anno in cui un dinosauro vissuto 67 milioni di anni fa può sfilare senza indugio insieme ai capolavori contemporanei di Twombly e Picasso; ed è l’anno in cui, dopo quasi un ventennio, il mercato delle aste incorona un chiaro vincitore.