Mercato dell’arte, vale a dire rete, sistema, abbraccio sempre più stretto tra tutti gli attori che prendono parte a questa danza su scala mondiale – artisti, gallerie, case d’aste, mercanti e mostre in primissima linea. Ed ecco che, dalle sponde ventose della Laguna, tanti nomi di punta della Biennale (e del fuori-Biennale) si riverberano da una parte all’altra del globo. Li ritroviamo a Frieze New York, stavolta, dall’1 al 5 maggio, negli spazi dello Shed.
Vedi alla voce Alex Katz. In occasione del 70° anniversario della prima mostra personale di Katz e parallelamente alla Biennale, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia presenta fino al 29 settembre Alex Katz: Claire, Grass and Water (in collaborazione con Thaddaeus Ropac) mentre oltreoceano la Gladstone Gallery punta su una personale dei lavori più recenti di Katz a Frieze New York. Il tutto, un anno dopo la maxi retrospettiva al Guggenheim di New York – a proposito di rete e attori concatenati tra loro.
Discorso analogo per l’eclettico Julien Creuzet, direttamente dai Giardini della Biennale, nel Padiglione della Francia con oltre ottanta sculture di diverse tipologie e materiali, sei opere video, produzioni musicali e perfino odori. Nello stand della Andrew Kreps Gallery, nell’ambito di Frieze New York, due recenti opere murali approfondiranno a inizio maggio la tecnica di Creuzet di riutilizzare materiali portati a riva e la sua esplorazione delle storie e dei racconti trasportati dalle maree oceaniche.
C’è senz’altro Nigerian Imaginary, a Palazzo Canal, tra le tappe obbligate di questa Biennale 2024. Una mostra collettiva con otto artisti (Tunji Adeniyi-Jones, Ndidi Dike, Onyeka Igwe, Toyin Ojih Odutola, Abraham Oghobase, Yinka Shonibare CBE RA e Fatimah Tuggar), che include tra gli altri Celestial Gathering (2024) di Adeniyi-Jones, appeso al soffitto con le sue tinte accese, sui toni dell’arancio, perfettamente in linea con la tradizione decorativa italiana. Adesso, sguardo puntanto sullo Shed: lo incontreremo di nuovo nel booth di White Cube con l’opera Lateral Dive Orange (2024), nella stessa eccentrica tavolozza a tinte accese.
Ancora un nome da inseguire da Venezia a New York: si tratta dell’artista brasiliana Beatriz Milhazes, acclamata per il suo uso liberatorio del colore e della geometria. Ha realizzato un progetto speciale per il Padiglione a cura di Adriano Pedrosa in collaborazione con il Victoria & Albert Museum di Londra, in occasione della Biennale, mentre a Frieze New York presenterà negli Stati Uniti Olê Olá (2020), un’opera mostrata per la prima volta alla sua mostra personale del 2021 al MASP di San Paolo. Occhi aperti, in giro per il mondo.
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