Sembra che le distanze si siano fatte brevi, nel cuore bollente dell’Europa dell’arte. E sembra che la maratona di fiere abbia ripreso a pieno ritmo, quest’anno, nel nuovo asse (a zig zag) Basilea-Bruxelles-Maastricht-Londra. Il ragno di Bourgeois venduto per 40 milioni? Un ricordo dal passato, Art Basel è già lontano. E subito i collezionisti volgono lo sguardo – e gli elicotteri, per un Grand Tour decisamente sur-mesure – verso la 67esima edizione di BRAFA Art Fair.
Bando alle chiacchiere, c’è tanto da guardare: 15.000 opere raccolte sotto lo stesso tetto, nella nuovissima venue del Brussels Expo, con un allestimento firmato da Arne Quinze e 5.000 anni di arte ripercorsi senza limiti né categorie. A partire da una sarcophagus mask, 1570-1070 BC, esposta nello stand della Galerie Eberwein, o da quella testa di idolo cicladico, circa 2700-2300 BC, resa eternamente contemporanea nello spazio di Galerie Günter Puhze. Sempre d’impatto le nature morte di Pieter Claesz, Jan Muller Antiques porta in scena un bell’esemplare datato 1640 (nel 2019 un’altra composizione di calici rovesciati, riverberi d’argento e riccioli di limone fissava il record d’asta dell’artista, con una vendita da $ 2,5 milioni). E non manca un rassicurante Pierre-Auguste Renoir tra i capolavori della fiera: c’è un ritratto di Gabrielle Renard da Willow Gallery, lo stesso che nel 2012 passava all’incanto, da Sotheby’s New York, per $ 482.500.
«Scegliere una nuova data e una nuova sede è stata una scelta molto complessa», rivela Harold t’Kint de Roodenbeke, Presidente BRAFA per l’Associazione Foire des Antiquaires de Belgique, nel primo weekend a porte sbarrate. «Sia la visita degli esperti prima della mostra per il vetting, sia i commenti degli invitati alle preview ci rendono particolarmente ottimisti». Detto, fatto. A poche ore dall’apertura, la galleria Floris van Wanroij Fine Art annuncia che un seicentesco Jansenist Cristo Vivo di Jan III van Doorne è stato acquistato nientemeno che dal Rijksmuseum di Amsterdam. Non solo. Francis Maere ha venduto tre opere di Eugène Dodeigne – bella la raccolta di schiene e corpi in torsione, stand 21 e 22 – una delle quali per € 185.000 e altre due per € 85.000 e € 35.000. Baronian ha trovato un acquirente per un lavoro di Robert Mangold, Four squares within a square 3, 1974, per € 320.000. Ottimo momento per l’arte surrealista, anche su carta: Die Galerie posiziona un disegno firmato da Paul Delvaux per € 80.000. Ancora, Maruani Mercier ha assegnato 14 dipinti dell’ospite d’onore di BRAFA Art Fair, Arne Quinze, per una cifra compresa compresa tra € 50.000 e € 125.000.
Altri pezzi forti dell’edizione 2022. Senza dubbio Penelope (1946) di Paul Delvaux, che allo stand di Stern Pissarro ricorda tanto quella Femme Assise che sarà offerta all’asta da Christie’s a Londra, a fine giugno, con una stima di £ 500-800,000 – quella in fiera misura quasi il doppio. Il dipinto Pendule IV di Jean Dubuffet, da Opera Gallery, è quotato oltre € 2,4 milioni, in buona compagnia con un Pierre Soulages nero e blu. E si estende a vista d’occhio la lista dei grandi nomi: da The Dream of Venus di Salvador Dalì, realizzato per l’Esposizione Universale di New York del 1939 (Galerie Alexis Pentcheff); a un Georges Mathieu del 1986 sempre violento, frenetico, quasi pirotecnico nelle tinte del rosso e del nero (Galerie Hurtebize); per ripiombare ancora tra gli old masters con un piccolo Pieter Brueghel il Giovane, Wedding dance outside del 1612, custodito nello stand-wunderkammer di De Jonckheere.
Ultimo – non per importanza – il nostro focus sulle gallerie italiane (ve le anticipavamo qui). Otto, per la precisione, con un’offerta tutt’altro che banale. Incluso il set battesimale con lo stemma del re Vittorio Emanuele III e della principessa Elena di Montenegro, realizzato per la principessa Jolanda ed esposto dalla milanese Brun Fine Art – valutato fino a € 300.000. Sempre belli i progetti per le opere di Christo, Repetto espone, tra gli altri, The Umbrellas del 1988. E non delude W.Apolloni & Laocoon Gallery, con una lista che spazia da un Giacinto Gemignani a un prezioso Giuseppe Ghezzi, fino a un ritratto di Ubaldo Oppi che fissa su carta Dhely, la moglie Adele Leone. Menzione d’obbligo, infine, per la selezione di Robertaebasta, con quel delicato piatto in ceramica di Lucio Fontana, datato 1952.
«BRAFA», dichiara a exibart Mattia Martinelli di Robertaebasta gallerie, «si conferma un evento di grandissima importanza, molto ben organizzato e con una varietà di opere e periodi rappresentati che la rende davvero unica. Questa ripartenza conferma l’interesse nei confronti dell’arte, che continua ad essere considerato da molti un bene rifugio. Siamo molto fiduciosi sull’andamento di questa 67a edizione e aspettiamo la conclusione della manifestazione per fare un bilancio complessivo anche sulle vendite». Gli fa eco Tommaso Vigorelli, della Galleria Dalton Somarè: «Il primo weekend di esposizione», dice, «conferma la grande valenza di BRAFA, che non delude nonostante il cambio di sede – che, anzi, ha fatto aumentare i visitatori non residenti in città – e di date. La nostra impressione – sostenuta anche dal fatto che già nei primissimi giorni abbiamo venduto l’oggetto di punta del nostro stand – è dunque decisamente positiva».
C’è tempo fino a domenica 26 giugno per visitare la nuova edizione di BRAFA. Prossimi pit-stop: Tefaf, a Maastricht, dal 24 al 30 giugno; e poi Masterpiece, a Londra, dal 30 giugno al 6 luglio. Non perdete il ritmo.
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