È stato pubblicato il famigerato report The Art Market 2020, redatto dall’economista Clare McAndrew e commissionato da Art Basel e la banca UBS.
In generale il rapporto sembra confermare ciò che molti osservatori avevano ipotizzato: una serie di conflitti geopolitici, di controversie commerciali e sconvolgimenti politici hanno creato un mercato più cauto in generale, e che una carenza di capolavori in vendita all’asta – specialmente nella seconda metà dell’anno – hanno reso l’anno più lento.
Secondo il rapporto, le vendite globali di belle arti e oggetti d’antiquariato hanno raggiunto un totale di 64,1 miliardi di dollari nel 2019, leggermente in calo rispetto ai 67,4 miliardi raggiunti nel 2018. Il mercato internazionale ha visto un ritorno al suo indicatore del 2017, in calo del 5per cento delle vendite totali da di anno in anno. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Cina, i tre principali mercati partecipanti nel settore, guidano insieme l’82 per cento del totale delle vendite all’asta.
I dati sulle aste pubbliche globali hanno visto un calo complessivo del 17 per cento dopo una crescita costante negli ultimi due anni. Come ampiamente anticipato nel corso dell’anno, questo calo delle vendite all’asta a livello mondiale è principalmente attribuibile alla minore disponibilità di lotti di valore ultra elevato.
In crescita invece il settore delle fiere che hanno totalizzato movimenti per circa 16 miliardi di dollari, il 45 per cento del totale. I galleristi hanno riferito di aver realizzato il 15 per cento delle loro vendite (per transazioni pari a 2,5 miliardi) prima dell’apertura delle fiere e un altro 21per cento (3,5 miliardi) dopo la chiusura delle fiere. Tuttavia, la maggior parte delle vendite giuste – il 64 per cento, ovvero 10,6 miliardi di dollari- si è effettivamente verificata durante le fiere.
The Art Market Report 2020 traccia inoltre un profilo più chiaro delle vendite online definite un meccanismo per i rivenditori per trovare nuovi acquirenti. I galleristi che hanno venduto opere online nel 2019 hanno riferito che il 57 di tali vendite era destinato a nuovi acquirenti. Ma anche se le vendite online sembravano portare nuovi collezionisti, i loro numeri complessivi sono leggermente diminuiti nel 2019 – in calo del 2 per cento a 5,9 miliardi, o il 9 per cento del mercato dell’arte totale.
Il report comprende anche un sondaggio su oltre 1.300 individui con un patrimonio di fascia elevata ha anche scoperto che i millennial sono il gruppo di collezionisti più attivi, con una spesa media totale di 3 milioni di dollari in un periodo di due anni. Secondo il rapporto i millennial ora rappresentano quasi la metà (49 per cento) di tutti i collezionisti a livello globale.
I millennial sono anche i venditori più attivi: il 71 per cento di loro ha affermato di aver rivenduto le opere dalle loro collezioni (rispetto a solo un terzo dei collezionisti boomer, espressione avvicinabile alla forma usata negli anni ’80 “matusa” che indica gli adulti, dai quaranta ai c
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