Un po’ ruota della fortuna, un po’ esperimento sociale. «Il più eccitante» dei suoi lavori, per usare le parole dell’eccentrico ideatore. Damien Hirst torna a sfidare l’arte contemporanea attraverso il progetto The Currency, precisamente a un anno dal gong d’inizio. Nel luglio 2021, l’artista di Bristol ha creato 10.000 opere, le ha messe in commercio, ciascuna nella doppia versione NFT e in real life – generando $ 25 milioni già nei primi 60 giorni dal via. Con una clausola che non ammetteva eccezioni: entro 12 mesi, tutti gli acquirenti avrebbero potuto conservare solo una delle due opere, quella fisica o quella digitale, comunicando il 27 luglio 2022 la propria inamovibile decisione – ve lo raccontavamo qui.
Qualcuno degli artworks in commercio, a partire da Dream about going down, Open the canyons, Love is born here. Le opere fisiche di The Currency sono tutte su carta, numerate, timbrate e firmate sul retro, con tanto di filigrana e ologramma che ne attestano l’autenticità. I prezzi? L’azienda Heni Analytics ha prodotto un rapporto mensile sull’andamento delle vendite, evidenziando come l’interesse sia diminuito con il passare dei mesi – forse per una disattenzione fisiologica, dopo l’hype iniziale, di certo in concomitanza con la crisi degli NFT, con un fragoroso crollo verticale. I numeri riportati da Artnet: $ 47,9 milioni raccolti dal 30 luglio e il 31 agosto 2021, $ 1,4 milioni nell’ultimo mese. «Questo progetto è prima di tutto sull’arte e sulle persone, ma indaga anche la conoscenza e il valore in generale e, in particolare, il valore dell’arte», spiegava nel 2021 Damien Hirst.
Ed eccoci dunque alla resa dei conti. Esattamente un anno dopo, le risposte finali sono a favore degli NFT: 5713 collezionisti hanno scelto di preservare il token, 4219 hanno preferito le opere d’arte fisiche, 68 sono gli immancabili indecisi, ancora in bilico tra tecnologia e tradizione. Il verdetto dell’artista? I lavori su carta “scartati” saranno bruciati in occasione di una mostra alla Newport Street Gallery di Londra, in scena a partire dal 9 settembre. Proprio come la tela del suo concittadino senza nome, Morons di Banksy, acquistata all’asta per 95mila dollari, trasformata in NFT nel 2021 e poi bruciata in una performance spettacolare, per moltiplicare ovviamente il valore del suo alter-ego digitale. Ma quella è un’altra storia. «Verranno bruciate a un’ora specifica ogni giorno durante lo svolgimento dello spettacolo», rivela Hirst a proposito di The Currency, in una dichiarazione ufficiale. «I dettagli saranno divulgati per tempo», promette ancora. E noi aspettiamo, aspettiamo.
Tra ambienti spettrali ed espressioni pittoriche del quotidiano, Tai Shani e Alice Visentin mettono in scena l’illusione e l’onirico nella…
La Fondazione Merz inaugura la seconda parte della mostra "Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza…
La mostra del Colectivo Democracia ospitata allo Spazio Murat per la decima edizione del Bari International Gender Festival, è un…
Palazzo Roverella espone fino al 26 gennaio 2025 “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la più completa monografia incentrata sul rapporto tra…
Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell'artista, in scala umana. "La Grande Dame" andrà in vendita da Sotheby’s, a…
Dalla Costa Azzurra alla “luce morbida” delle città del Marocco: la fondazione elvetica mette in mostra la produzione del pittore…