Nell’anno in cui Giovanni Battista Tiepolo, da Sotheby’s, ha superato ogni record con un’aggiudicazione da $17,3 milioni, la casa d’aste Lempertz propone un altro tesoro dello stesso artista, di quelli rari, preziosi, che scuotono l’interesse dei più fini intenditori. Stiamo parlando di Morte di un monaco cappuccino, l’opera di soli 56×42 cm che lo scorso 23 novembre, a Colonia, ha trionfato sui pronostici più rosei, trovando un acquirente per 500.000 euro.
E così, da Lempertz, la piccola tela diventa la regina dell’incanto: ad alimentare un certo interesse, senz’altro, un soggetto insolito per il pittore veneziano, unito al fascino di ex-proprietari illustri e a un curriculum espositivo di tutto rilievo. Ma andiamo con ordine. Nel 1776, secondo le fonti, Morte di un monaco cappuccino era già citato nell’inventario del conte Bonomo Corniani Algarotti, fratello ed erede di Francesco Algarotti, che l’aveva commissionata ormai vent’anni prima. Non un nobile qualunque, l’Algarotti, ma un vero e proprio “uomo universale”, amico di Voltaire e agente artistico – oggi lo chiameremmo art advisor – di Augusto III di Sassonia. Fu proprio lui, collezionista e trait d’union di molti intellettuali dell’epoca, a chiedere a Tiepolo di realizzare quel quadro.
Perché un soggetto simile? Secondo alcuni studiosi, l’Algarotti rimase folgorato dai dipinti di Alessandro Magnasco, dalle sue rappresentazioni mistiche, quasi surreali, della vita monastica. Potrebbe aver chiesto a Tiepolo di ispirarsi direttamente a lui, quindi; o forse, al contrario, fu lo stesso Tiepolo a prendere l’iniziativa e a guardare all’arte del pittore genovese. Quello che è certo, in ogni caso, è che un frate morente, vegliato da sei religiosi in una cella del monastero (con tanto di memento mori sullo sfondo), è un tema piuttosto inusuale. Ed eccezionale è anche la palette di colori del dipinto, tutta giocata sulle tonalità del marrone, con una luce fioca e pennellate rapide che imprigionano per sempre i corpi sulla tela.
Insomma, il destino del dipinto era segnato. Ma Morte di un monaco cappuccino non è stato l’unico Old Master a sfilare all’incanto: tra gli altri protagonisti, una coppia di opere di Pieter van Schaeyenbourgh, Natura morta con pesci d’acqua dolce e Natura morta con pesce di mare, passata di mano per 338mila euro; Jacob freit um Rahel di Anselm Feuerbach, venduto per 125mila euro (da una stima di 40-50mila euro); e anche Madonna con bambino, una scultura in arenaria del XV secolo che ha superato i 12mila euro di partenza per arrivare a 103mila euro. E adesso non ci resta che aspettare i risultati di un altro capolavoro annunciato da Lempertz, l’ultimo, poeticissimo notturno di Georges de La Tour.
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