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Udite udite, la regina delle fiere è tornata. Art Basel riapre oggi i battenti al grande pubblico, dopo tre giorni di preview e di vendite a otto cifre. A partire dal grande ragno in acciaio di Louise Bourgeois nello stand di Hauser & Wirth – lo stesso esposto, un anno fa, nella nuova sede monegasca – venduto in quattro e quattr’otto, all’apertura, per $ 40 milioni. Nessuna mascherina all’orizzonte, solo collezionisti (anche asiatici e americani, era ora) e un caldo torrido che non scoraggia i visitatori. «La qualità di quest’anno sarà al pari con le edizioni precedenti», prometteva già a febbraio il direttore Marc Spiegler, «ma più diversificata che mai in termini di gallerie partecipanti».
Ed eccoli quindi, i protagonisti di questa nuova manche. Primo pit-stop nella strabordante, sempre fuori misura sezione Unlimited: la scultura By means other than the known senses (2022) di Kennedy Yanko, presentata da Vielmetter Los Angeles, che crea subito i primi assembramenti ($ 750.000). Altri titoli: Bilongue (2020) di Barthélémy Toguo, un’installazione di 45 pannelli in legno della Galerie Lelong & Co; la viennese Emanuel Layr, con lo spazio di ispirazione cosmologica Environment S.FILKLINIC. DEATHS.F (2006), ad opera dell’artista slovacco Stano Filko; e ancora un dipinto su larga scala dell’iconica serie Lampblack di Mary Lovelace O’Neal, offerto dalla Jenkins Johnson Gallery di Brooklyn e San Francisco. «Decisamente intensa», dice il curatore Giovanni Carmine, «Unlimited è una riflessione sull’epoca contraddittoria in cui viviamo». Su larga scala, esplosivo, incontrollabile. La sintesi perfetta dell’art market internazionale.
Qualche highlight dagli stand. Certamente la Nahmad Gallery, che ruba la scena con un Modigliani da $ 35 milioni e un bel Kandinskij da $ 14 milioni. Gagosian va sul sicuro con un Cy Twombly del 1955, il prezzo si aggira intorno ai $ 40 milioni – in buona compagnia con un Gerhard Richter del 1997, un Package di Christo del 1962 e un recentissimo John Currin del 2022. Perrotin – restiamo sul suolo blue-chip – espone una serie di 14 creature marine in bronzo di Jean-Marie Appriou (vendute in buona parte il primo giorno per cifre tra $ 26.000 e $ 135.600). E fa subito scintille il booth di David Zwirner, il suo Felix Gonzalez-Torres del 1992 vola a $ 12,5 milioni. Hauser & Wirth, non c’è solo lo Spider di Bourgeois: tra i lavori esposti anche Smoking II di Philip Guston e Large Reclining Nude di George Condo, quest’ultimo offerto per $ 2,8 milioni. Presenti i grandi nomi italiani. Bella la selezione di Vedova, Balla e Accardi della Galleria Dello Scudo, i Boetti di Tornabuoni, Massimo De Carlo include le solo presentation di Jenna Gribbon e Ferrari Sheppard. «Sold to Museum» e «Sold to Foundation», la scritta compare sotto il riepilogo di diverse opere esposte da Cardi Gallery (tra le altre, un Untitled del 1957 di Accardi e alcuni lavori recenti di Davide Balliano), mentre Galleria d’Arte Maggiore G.A.M., al booth H10, punta dritta sul sempre confortante Giorgio Morandi.
«Questa edizione di Art Basel», racconta a exibart Lorenzo Fiaschi, uno dei tre fondatori di Galleria Continua, «ha avuto una buona partenza che ha toccato i vari continenti: dall’Africa, con la vendita dell’opera di Pascale Marthine Tayou; a Cuba, con l’installazione di Yoan Capote; fino all’Italia, grazie all’opera di Michelangelo Pistoletto. Questi ultimi artisti sono stati presentati nella hall di Unlimited con progetti legati ad un forte impegno sociale che hanno attirato una grande attenzione». Nello stand, invece? Troviamo Michelangelo Pistoletto «che a sua volta, nella sua opera intitolata Tre bambini impiccati, 2004, Piazza XXIV Maggio, Milano», prosegue Fiaschi, «menziona Maurizio Cattelan e l’installazione pubblica che l’artista aveva presentato a Milano nel 2004, in collaborazione con Fondazione Trussardi. Siamo molto soddisfatti anche per l’importante interesse per le opere di Antony Gormley e di Anish Kapoor, grazie anche all’eco delle mostre che i due artisti hanno in corso a Venezia».
Grande l’entusiasmo da LGDR: «Abbiamo creato uno stand», rivela la Co-Founder Dominique Lévy, «che riflette l’intersecarsi delle aree di competenza e di passione che definiscono la nostra partnership attraverso una giustapposizione tra generi, movimenti e generazioni. La risposta è stata fantastica». Le opere esposte? «Un raro capolavoro del 1961 dell’icona francese Pierre Soulages, 103 anni, che andrà a un’importante collezione americana; un’eccezionale opera su carta di Willem de Kooning degli anni settanta; la Very Quiet Silver Cloud di Pat Steir del 1997-8; il dipinto Feld di Günther Uecker (2003) e la scultura in bronzo Kissenbuch (2021); e ancora importanti opere recenti di Mickalene Thomas, Derrick Adams e Magdalene Odundo, tra gli altri. Oggi», ci comunica in una nota mercoledì, «abbiamo anche posizionato opere eccezionali di Louise Bourgeois, Lucio Fontana, Willem de Kooning, Leonor Fini, Keith Haring e Glenn Brown. La settimana è iniziata in modo meraviglioso!».
Ancora qualche spot. UBS presenta un nuovo acquisto legato alle tematiche del riciclo ambientale dell’artista Liz Larner, che trasforma frammenti di container, bottiglie, cartone e pellicola nella scultura luminosa Hard Bubble (2021). Tra i progetti che non smettiamo di tenere d’occhio: Latitude – Platform for Brazilian Art Galleries Abroad, la partnership tra ABACT – Brazilian Association of Contemporary Art e ApexBrasil – Brazilian Trade and Investment Promotion Agency, che punta i riflettori su 6 gallerie brasiliane (Fortes D’Aloia & Gabriel, Galeria Luisa Strina, Gomide & Co, Nara Roesler, Mendes Wood DM, A Gentil Carioca). Bentornata, Art Basel – c’è tempo fino a domenica per visitarla. Prossime tappe: BRAFA a Bruxelles (19-26 giugno) e Masterpiece a Londra (30 giugno-6 luglio). Stay tuned.