Settimana bollente per il mercato dellâarte, da una parte allâaltra del globo. Mentre Seoul Ăš in fermento con la seconda edizione del colosso Frieze (qui), New York punta i riflettori su The Armory Show (dallâ8 al 10 settembre, preview il 7 settembre), ancora una volta al Javits Center, nel cuore di Manhattan. La kermesse in numeri: 225 gallerie da tutto il mondo, una rappresentanza da 35 Paesi, oltre 800 artisti internazionali a sfilare tra gli stand. Una composizione molto diversa da quella sudcoreana, in realtĂ : mancano allâappello i giganti, da Gagosian a David Zwirner, da Hauser & Wirth a Pace Gallery â tutti presenti, al contrario, tra gli stand altisonanti di Frieze Seoul. Tante, in compenso, le gallerie che tornano in fiera dopo una pausa (oltre 30, come Lehmann Maupin e Galerie Lelong & Co), ben 40 le new entries, 140 riconfermate dallâanno passato. E poi ancora una decina di italiane, incluse Luce Gallery (Torino), Vistamare (Milano e Pescara), P420 (Bologna), Apalazzogallery (Brescia), Alberta Pane (Parigi e Venezia), Lorcan OâNeill (Roma), Massimo Minini (Brescia) e Francesca Minini (Milano), Poggiali e Secci (entrambe con sedi tra Firenze, Milano e Pietrasanta). Il tutto, nel pieno della affollatissima settimana newyorkese, che oltre ai booth collaudati dellâArmory e al programma di arte pubblica di Armory-Off, ospita la nuova Photofairs New York e riconferma lâappuntamento con Independent 20th Century. Un calderone di arte moderna e contemporanea tra i grattacieli della Grande Mela.
Si parte, ecco le proposte della fiera, a poche ore dallâapertura al grande pubblico. «Questâanno a The Armory Show presentiamo cinque artisti», rivela a exibart Nikola Cernetic, fondatore e direttore di Luce Gallery, «Dominic Chambers, Yowshien Kuo, Ludovic Nkoth, Collins Obijiaku e ZĂ©h Palito». Dipinti recenti e quasi tutti di grande formato, nello specifico, come Red Court (After Mayhew) di Dominic Chambers (2023), Rumors di Ludovic Nkoth (2023) ed Every Nigger is a Star di ZĂ©h Palito (2023). E aggiunge: «Mi aspetto unâedizione abbastanza frizzante anche se ultimamente il mercato ha dato segni di debolezza. Credo che New York sia ancora la piazza piĂč importante». Il range di prezzo? Da $ 15.000 a 60.000.
Massimo Minini e Francesca Minini espongono tra gli altri i lavori di Alice Ronchi, Ryan Mendoza, Sol Calero e Anish Kapoor, la bolognese P420 porta in fiera le opere di artisti tra cui Helene Appel, Irma Blank e Adelaide Cioni, mentre Secci, al booth 330, presenta un two-person show che mette in dialogo Joan Witek e GiĂČ Pomodoro. Sguardo allo stand di Vistamare: «Anche per questa edizione di Armory», raccontano a exibart le galleriste Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici, «presenteremo una selezione di lavori di artisti piĂč consolidati, insieme alle proposte di artisti di una generazione piĂč giovane, in linea con il programma della galleria. Ci saranno, tra gli altri, opere di Ettore Spalletti, Haim Steinbach, Mimmo Jodice insieme a Rosa Barba, Claudia Comte, Goshka Macuga, Maria Loboda e Anna Franceschini. LâAmerica ci ha sempre riservato unâaccoglienza generosa, quindi siamo positive anche questâanno e felici di partecipare». Il range di prezzo, stavolta: da ⏠8000 a ⏠240.000.
Sembra che il programma generale non si sia fatto scalfire dalla notizia dellâacquisizione dellâArmory Show da parte di Frieze (ve ne parlavamo qui). Troviamo allora Platform, la sezione dâimpatto, sensazionale, con i progetti di grandi dimensioni e le opere site specific allestite proprio al centro della fiera, a realizzarle nomi come Jean Shin, Teresita FernĂĄndez, Shahzia Sikander, Devan Shimoyama. Poi Solo, «dedicata», dicono gli organizzatori, «a presentazioni intime di artisti emergenti, affermati e storici» â occhi puntati, tra gli altri, sullâartista newyorkese Bridget Mullen presentata da Shulamit Nazarian (LA) e sullâinstallazione del pittore cinese Xie Lei in scena da Semiose (Parigi). E ancora Presents, tutta focalizzata sulle realtĂ nate da meno di un decennio, come la newyorkese Tara Downs.
«Lâampiezza della partecipazione internazionale di artisti e galleristi», rivela alla stampa la direttrice Nicole Berry, «riflette la ricca diversitĂ della cittĂ stessa, un luogo in cui i professionisti dellâarte di ogni provenienza sono storicamente venuti per superare ogni confine e per partecipare a una conversazione globale». Buon giro in fiera.
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