La regina delle fiere è tornata. Dopo l’edizione di Hong Kong a marzo, Art Basel riapproda in pompa magna nella madre patria – con una sfilza di new entries al suo seguito regale. A partire da un cambio ai vertici nuovo fiammante, lo storico direttore globale Marc Spiegler ha lasciato Art Basel dopo 15 anni di onorato servizio lo scorso autunno. Ed ecco quindi Noah Horowitz, già direttore di Art Basel America dal 2015 al 2021, ora riveste il ruolo di CEO; mentre tocca a Vincenzo De Bellis la carica di «Director Fairs and Exhibition Platforms», in attesa dell’inizio ufficiale di Maike Cruse, in carica dal 1° luglio 2023. Non solo. C’è Kabinett tra le novità dell’edizione numero 53, la sezione già collaudata a Miami e Hong Kong, con una serie di mostre curate all’interno degli stand. E c’è l’intero mondo dell’arte, a dirla tutta, le inconfondibili blue-chip, i professionisti dell’arte, le mega istituzioni, tutti insieme a mescolarsi sotto il sole cocente di Basilea, fuori e dentro gli spazi della fiera. Prima i supercollezionisti (vip!) e gli addetti ai lavori (il 13 e il 14 giugno, giornate di preview), poi tutti gli altri (da domani, giovedì 15, fino a domenica 18 giugno). Les jeux sont faits. Che la settimana più calda dell’estate dell’arte abbia inizio.
A tratti patinate, talvolta esagerate, di certo preziose, tutte accorse per esporre la crème. Sono 285 le gallerie di Art Basel (in Basel) nel 2023, inclusi ovviamente i colossi internazionali. C’è Gagosian, che ruba lo sguardo già dalla sezione Unlimited, con quel monumentale Spine d’acacia ad opera di Giuseppe Penone che esprime in modo viscerale, a tratti sensuale, il rapporto con la natura. Non è da meno il suo stand, al booth B15: a sfilare, qui, i lavori di Urs Fischer, Nan Gondin, Mary Weatherford e Francesca Woodman. C’è l’italianissima MASSIMODECARLO tra le protagoniste della fiera, due delle tre solo presentations – di Spencer Lewis, Lily Stockman e Yan Pei-Ming – sono state subito assegnate. «Le vendite stanno andando molto bene», confermano a exibart dalla galleria, a poche ore dall’apertura. Nel dettaglio: tre opere di Yan Pei-Ming vendute a prezzi compresi tra € 300.000 e 400.000 («solo show sold out», segnalano dallo stand), quattro di Spencer Lewis che si muovono tra € 65.000 ed € 110.000 («solo show sold out», rivelano ancora), ma anche – tra le altre – un McArthur Binion (€ 250.000), un Alighiero Boetti (€ 90.000), una Superficie Bianca di Enrico Castellani (€ 220.000), un lavoro del 2023 di Jennifer Guidi (€ 350.000), tutte passate di mano nel primo giorno di preview. L’opera più costosa della mega fiera? Un Mark Rothko dei colori del sole offerto da Acquavella Galleries. Asking price: $ 60 milioni.
Rassegna a zig zag. C’è la belga Xavier Hufkens al booth B18, la galleria ci comunica diverse vendite di successo nel primo giorno di preview – tra cui una scultura di Louise Bourgeois ($ 2-2.5 milioni), un dipinto di Trecey Emin ($ 630.000) e una scultura di Thomas Houseago ($ 400.000 – $ 450.000, venduta tra l’altro a un museo). «Art Basel dimostra ancora una volta di essere il vibrante epicentro del mondo dell’arte», commenta a exibart Xavier Hufkens. «Il giorno di apertura è stato pieno di emozioni e siamo lieti di annunciare queste vendite consistenti, anche di opere di alto livello. Non vediamo l’ora di vedere cosa ci riserverà il resto della settimana».
Proseguiamo, direzione Mendes Wood DM, la super galleria brasiliana prossima alla sua nuova apertura parisienne; a Basilea – coordinate: booth R4 – i suoi cavalli di battaglia includono Not Yet Titled di Alma Allen, del 2022, e un lavoro recentissimo del torinese Guglielmo Castelli (che intervistavamo ad aprile, qui). «Con Trajes de luces», spiega oggi l’artista, «si apre una nuova ricerca dove lo spazio esce da quello pittorico e invade la percezione dello spettatore portandola a un nuovo livello narrativo e percettivo, dove l’instabilità si espande non solo nei corpi rappresentati, ma anche in quelli di chi guarda». Art Basel come fotografia esatta delle maggiori tendenze del mercato, ma anche come messa a fuoco della carriera dei più acclamati artisti internazionali. O, almeno, così è come dovrebbe andare.
Non mancano le proposte di Galleria Continua a Basel, dalle nuvole sospese dell’argentino Leandro Erlich, che proprio in questi mesi spopola a Milano, con una mostra a Palazzo Reale (qui), fino alle foreste ordinate di Eva Jospin, che sempre a Milano, quest’anno, ha concepito un giardino d’inverno nel negozio Max Mara di Piazza Liberty (qui). A proposito di giganti: Hauser & Wirth propone un ragno di Louise Bourgeois con un asking price da oltre $ 22 milioni – della stessa serie che nemmeno un mese fa, tra i grattacieli di Manhattan, batteva qualsiasi record per l’artista con un’aggiudicazione da $ 32.8 milioni (ne parlavamo in questo report). A Basilea, Spider IV, anno 1996, è andato venduto a poche ore dal gong del via.
Una pausa nella Davide Campari Lounge, nella Hall 2, un ambiente di design dove sperimentare le creazioni di famosi bartender internazionali, invitati a immaginare dei cocktail speciali in esclusiva per Art Basel. Ed eccole, le protagoniste più sensazionali della regina delle fiere. A catturare la scena, come sempre, sono le opere fuori scala della sezione Unlimited: una sfilata senza confini di 76 progetti curata per la terza volta da Giovanni Carmine, Director of the Kunst Halle Sankt Gallen. «È uno spazio in cui l’arte può dispiegare il suo potere intrinseco e il suo significato sociale», rivelava già ben prima dell’apertura ufficiale. Alcuni nomi? Il già citato Giuseppe Penone da Gagosian, altri ultra noti come Barbara Kruger, Bruce Nauman o Christian Marclay, ma anche artisti meno conosciuti come Yuki Kimura o Firelei Báez, «i cui contributi», spiega ancora il curatore, «affascinano per la loro precisione poetica». Basta uno sguardo al dinosauro di 4 metri di Francis Upritchard (Anton Kern Gallery), alla nave in fiamme nel video di Adel Abdessemed (Galleria Continua), agli Envionnement Chromointerférent, Paris, 1974/2018 di Carlos Cruz-Diez (sempre di Galleria Continua), in copertina, all’arazzo ondulato di Serge Attukwei Clottey (25 impressionanti metri di lunghezza, lo espone Simon Lee Gallery), al Gerhard Richter gigante presto venduto per $ 2,5 milioni (David Zwirner), alla scala luminosa di Brigitte Kowanz che «studia la luce, il suo potenziale per formare lo spazio, ma anche come mezzo di trasformazione» (Galerie Krinziger). Fuori portata, fuori misura.
Torniamo alle Galleries, indugiamo ancora un attimo sulla rappresentanza italiana. Sono 20, in totale, i booth “nostrani” tra i corridoi ariosi di Art Basel 2023. Oltre alle già citate MASSIMODECARLO e Galleria Continua – menzioniamo senz’altro Tornabuoni, con un enorme Concetto spaziale rosso fuoco, ben due metri di tela e un susseguirsi di 24 ferite verticali – ispirato al capolavoro Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. Bella la selezione della veronese Galleria dello Scudo, tra i suoi highlights l’opera Vortice + spazio + forme volume di Giacomo Balla, anno 1914, e una Natura morta di Giorgio Morandi del 1950. C’è anche Galleria Raffaella Cortese tra i nomi italiani, presenta il suo «terzo progetto curato appositamente per Art Basel, a partiredalla sensibilità delle donne e dalla loro prospettiva sul mondo». Così Roni Horn, nella sua serie fotografica Untitled (Weather), anni 2010-2011, ritrae Margrét H. Blõndal immersa nelle sorgenti termali in tutta l’Islanda, mentre il lavoro di Zoe Leonard, Working on the RMS Scythia, del 2016, esamina gli effetti a onda di una storia che echeggia attraverso le generazioni.
«Fin dalle prime ore in fiera c’è stato grande fermento», rivela a exibart la galleria A arte Invernizzi, «la giornata di oggi si è conclusa positivamente». Tra i maestri proposti, quest’anno: Gianni Colombo, Dadamaino, François Morellet, Mario Nigro, Niele Toroni e Günter Umberg. Ultime correlate di nomi. Magazzino Gallery, da Roma, porta in scena, tra gli altri, i lavori di Massimo Bartolini, Alberto Garutti, Francesca Leone e Alessandro Piangiamore. Mentre da Lia Rumma la selezione include le opere di Vanessa Beecroft, William Kentridge, Gian Maria Tosatti, Gilberto Zorio e Donald Judd.
È tutto per il momento, bentornata, Basilea.
Ci vediamo alla fine della fiera.
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