Pare che tutto il merito sia dei collezionisti cinesi, arrivati a New York per fare shopping nella vendita di ieri sera da Christie’s, se il risultato dell’asta Arte del Dopoguerra e Contemporanea è rimasto all’interno della stima iniziale. Anche se in calo del 52 per cento rispetto alla stessa sessione dello scorso anno, i 318 milioni raccolti fanno ancora di Christie’s la casa d’aste partita meglio nella settimana di New York. Il confronto con lo scorso anno è impietoso, alla seconda giornata di aste Christie’s, grazie alla vendita tematica e al contemporaneo aveva già superato il totale di 1,4 miliardi, cifra oggi lontanissima. Nonostante questo non sono mancate ieri sera opere che hanno superato record e stupito la sala.
Prima fra tutte una grande tela Senza titolo di Jean-Michel Basquiat, risalente al 1982, che partiva da una stima di 40 milioni, ma che è passata di mano alla cifra record di 57 milioni, un costo di gran lunga superiore al precedente record fissato a 48 milioni.
Un’altra opera trofeo, e il secondo più alto risultato della serata, è stato il color field di Mark Rothko, n°17, il cui prezzo finale è stato 32,6 milioni, entro le stime previste. Resta nel recinto delle previsioni anche il dipinto di Christopher Wool, fermo a 13 milioni.
La paletta che si era già alzata per Basquiat ha ripetuto lo stesso gesto per un’aragosta gigante di Jeff Koons, pagata 6,9 milioni.
«Il 20 per cento delle transazioni è stato a favore di collezionisti cinesi» ha dichiarato Jussi Pylkkänen, presidente di Christie e banditore della serata, mentre dall’andamento generale della serata sembra che siano passati anni luce da quel maggio 2015 in cui tutto era possibile. (Roberta Pucci)