Un Untitled del 1969, 200 x 237,5 cm, direttamente dalla serie Blackboard. Vale a dire le sue opere più costose di sempre, con quei due esemplari su larga scala venduti rispettivamente per $ 70,5 milioni (Sotheby’s, 2015) e $ 69,6 milioni (Christie’s, 2014). Ed ecco adesso un nuovo, lirico, eterno, forse erotico scarabocchio aggrovigliato su uno sfondo grigio fumo, pronto a sfilare a suon di bid sulla passerella delle aste di maggio. Annunciato da Sotheby’s a 94 anni dalla nascita del suo creatore, tra l’altro, il pittore-crittografo Cy Twombly. La stima? Una cifra compresa tra $ 40 e 60 milioni.
«Poesia e resoconto, gesto furtivo ed écriture automatique, catarsi sessuale e insieme affermazione e negazione del sé», così Pierre Restany celebrava la forza espressiva di Twombly. E ancora: «Piena di ambiguità come la vita stessa, la sua “scrittura” non ha né sintassi né logica, ma freme di vita, il suo mormorio penetra nelle profondità delle cose». Una gestualità, la sua, che è più pittorica che testuale, che ricorda la scrittura ma non scrive, che si traduce, muta, in vortici frenetici impossibili da numerare. «Turbinando sulla tela», scrivono gli esperti di Sotheby’s, sul catalogo, «le linee a spirale di Twombly, come se caricate elettricamente, accendono magnificamente ciò che si trova nel profondo dell’anima umana».
Neanche a dirlo, opere analoghe ad Untitled troneggiano indisturbate, da decenni, in istituzioni come il Museo Solomon R. Guggenheim di New York, The Museum of Contemporary Art di Los Angeles, la Collezione Menil di Houston. La salute del mercato di Twombly? Proprio il 2021 – parlano i dati di Artprice – lo ha incoronato al 9° posto della classifica globale, con un turnover che sfiora i $ 157 milioni. Oggi le Blackboard contorte, cerebrali, esplosive, compassate dell’artista sfidano i collezionisti a colpi di stime milionarie. E il record non sembra nemmeno così imprendibile, visto da questa prospettiva. Appuntamento al 19 maggio, alla Contemporary Art Evening Sale di New York.
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