Si sono fatti attendere, ma ora suonano come una sorta di lieto fine. I risultati dell’anno di Sotheby’s – quello passato, s’intende, il 2023 che in molti hanno ribattezzato come “l’anno della normalizzazione” – sono arrivati proprio oggi, 29 gennaio, e hanno rubato l’attenzione con una certa carica di ottimismo. Parlano i numeri: è di $ 7,9 miliardi il verdetto finale. Perfettamente in linea con il traguardo monstre, tanto osannato, del 2022 ($ 8 miliardi); ma anche superiore del 40% ai livelli del 2019, il periodo pre-pandemia. Inevitabile a questo punto il confronto: la competitor Christie’s, a dicembre, aveva dichiarato un totale di $ 6,2 miliardi, mentre Phillips – che nel frattempo rivede la sua leadership esecutiva – non ha ancora rilasciato i dati ufficiali.
Sguardo al report di Sotheby’s. 515 aste, 55 dipartimenti, 2 lotti venduti per oltre $ 100 milioni, 73 per oltre $ 1 milione, ma anche 10 sedi di vendita di lotti eccezionali. Incluse le auto sportive di RM Sotheby’s, che nel 2022 vedeva assegnare una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé per il prezzo record di € 135 milioni; e poi gli immobili, i cimeli sportivi, i vini e gli alcolici non esattamente quotidiani – proprio nel 2023, la casa d’aste ha annunciato la vendita della collezione di vini più costosa mai passata sotto il martello, quella di Pierre Chen, stima $ 50 milioni. Nella formula del successo di Sotheby’s, senza dubbio anche le aste cross-category, nessun limite di tempo, di luogo, di segmenti (da leggere come: limiti) di appartenza. È il caso di The One, che mette in catalogo il meglio del meglio di qualsiasi settore, tanti generi per altrettanti generi di collezionisti internazionali. La prossima settimana andrà in scena a New York, racchiudendo nello stesso abbraccio le sneakers di Michael Jordan, una cassetta in oro dipinta da Grifo di Tancredi, duecentesca, e un Buddha del XIV secolo da $ 2,5 milioni, ve ne parlavamo qui. Il risultato? «Una crescita significativa della base di clienti dell’azienda: il numero totale di offerenti nel 2023 è stato un record assoluto, e l’11% in più rispetto al 2022», rivela la maison.
Tra i punti di forza dell’anno appena volto al termine, senz’altro il – patinatissimo – segmento Luxury, che ha fatto faville da una parte all’altra del globo. Nel 2023, da Sotheby’s, questa categoria ha superato i $ 2 miliardi, con un aumento del numero totale di offerenti del 14% rispetto al 2022 e un record di acquirenti di età inferiore ai 40 e ai 20 anni. Auto, orologi di extra lusso, borse – meglio se Hermés – vini e liquori in primissima linea. Parla Josh Pullan, Global Head of Sotheby’s Luxury Division: «Negli ultimi tre anni, Sotheby’s ha intrapreso un percorso di trasformazione per accrescere la propria presenza nel mercato del lusso di fascia alta». E conferma: «Il lancio di nuove categorie collezionistiche, combinato con esperienze digitali e sul campo, ha ampliato notevolmente il pubblico di Sotheby’s a una nuova e più giovane fascia di collezionisti». Non sorprende insomma che il calendario 2024 riporti già in bella vista, per marzo, una vendita cross-category di auto e orologi con sede a Dubai. Guarda caso, proprio in concomitanza con Art Dubai, in un abbraccio sempre più complice tra fiere, aste e gallerie. È il sistema dell’arte, bellezza.
Ci sono variazioni da una parte all’altra del mondo? La premessa necessaria: il settore Luxury è un fenomeno davvero internazionale. Eppure sì, la casa d’aste ha registrato alcune differenze tra le principali aeree dell’art-market globale: le vendite del lusso negli Stati Uniti, da record, hanno segnato un aumento del 25% rispetto al 2022; in Europa, le stesse vendite sono state le più forti degli ultimi sei anni, con un numero record di offerenti e acquirenti; ciliegina sulla torta, in Asia, i collezionisti hanno rappresentato quasi il 30% del valore totale delle vendite mondiali del lusso. E non finisce qui: un calendario di eventi decisamente potenziato ha favorito l’incremento dei clienti in Medio Oriente, con un numero record di acquirenti e un aumento della spesa totale dell’80% rispetto all’anno precedente.
Ma non è solo il lusso a muovere le fila dei risultati di Sotheby’s, e nemmeno la ricerca di opere sempre fresche sul mercato – quelle tendenzialmente accompagnate dalla dicitura “qualità museale”. A fare la parte del leone, nel 2023, sono state anche le tanto acclamate single-owner auctions, con 143 vendite di questo tipo, un totale di $ 1,3 miliardi e un aumento del 24% rispetto al 2022. Vedi alla voce: Collezione Fisher Landau, l’incanto più caro dell’anno, che da solo ha portato a casa $ 427 milioni – a partire da quella Femme à la montre di Picasso da $ 139,3 milioni. Ma non ha avuto meno eco l’incanto dedicato alla collezione di Freddie Mercury, preceduto da una super mostra a Londra, che ha chiuso con un totale brillante di $ 50 milioni. E così la Mo Ostin Collection ($ 130 milioni), la Chara Schreyer Collection ($ 118 milioni), la Liu Yiqian and Wang Wei Collection ($ 109 milioni), la Baroque: Masterpieces from The Fisch Davidson Collection ($ 76 milioni). Solo per citare le più altisonanti, tutte disperse brillantemente, tutte provenienti da un solo proprietario.
«Queste collezioni», rivela Brooke Lampley, Global Chairman and Head of Global Fine Art, Sotheby’s, «non sono semplici accumuli di oggetti, ma vere e proprie storie ed eredità, che testimoniano lo spirito e la visione straordinaria di ciascun collezionista». E specifica: «La maggior parte di queste grandi vendite di singoli proprietari arriva sul mercato con il passaggio da una generazione all’altra. Questa nuova generazione sta intraprendendo la propria carriera di collezionista, il che rende interessanti le conversazioni che ci vedono impegnati a sostenere il loro percorso, ora e in futuro».
Ultima parentesi del report, le sempre riservatissime private sales, con il totale fragoroso di $ 1,2 miliardi (+7% rispetto al 2022). I 5 reparti più performanti per valore: arte contemporanea, arte impressionista e moderna, arte americana, Old Masters e arte asiatica. I 5 artisti più richiesti, tutti giganti del Novecento: Andy Warhol, Marc Chagall, Jean-Michel Basquiat, Pablo Picasso, Ed Ruscha – li rivelano dalla maison.
Ma è già roba vecchia, nel ritmo famelico del mercato. Lo sguardo della casa d’aste, adesso, punta dritto al futuro, già questa settimana la attende una battaglia di bid Oltreoceano, tra i vecchi maestri di New York. Poi gli altri traguardi del biennio, più o meno imminenti, in ogni caso molto attesi: una nuova super sede a Hong Kong, un nuovo avamposto a Parigi, tra Avenue Matignon and Rue du Faubourg Saint-Honoré – ovviamente strategico. E non sta a guardare la Grande Mela, che inizierà lo sviluppo della nuova sede nell’iconico Breuer Building di Madison Avenue, ex Whitney Museum. Noi restiamo collegati.
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